Forno d’Asolo e Sammontana, nasce il polo dei croissant surgelati

Ok dell’Antitrust con condizioni alla fusione tra i due gigante dei prodotti da forno surgelati. «Quota di mercato tra il 45% e il 50%» Chiesta cessione di una società e stop ad acquisizioni

Roberta Paolini

I croissant surgelati hanno il loro campione italiano. Dopo cinque mesi dall’annuncio del matrimonio tra Forno d’Asolo e Sammontana, l’Antitrust ha dato il via libera all’operazione. Anche se con il rispetto di alcune condizioni.

La famiglia Bagnoli, fondatrice di Sammontana, Frozen Investments (società di investimento di Investindustrial) e il senior management delle due aziende avevano annunciato l’operazione il matrimonio tra Sammontana e FdA Group (Forno d’Asolo), a febbraio. Lo scopo dichiarato era creare un produttore internazionale di prodotti surgelati di pasticceria, dessert e gelato. La famiglia Bagnoli, Investindustrial e il senior management, una volta realizzato il closing che verrà annunciato probabilmente la settimana prossima, deterranno il 100% del nuovo gruppo, con il controllo operativo nelle mani della famiglia, mentre Investindustrial guiderà l'espansione internazionale. Leonardo Bagnoli, Ceo di Sammontana, sarà Presidente, Alessandro Angelon, Ceo di Forno d’Asolo, diventerà Ceo del nuovo gruppo e Marco Bagnoli sarà Presidente di Sammontana Spa.

La partnership combina l'esperienza della famiglia Bagnoli nel settore del gelato e della pasticceria surgelata con il potenziale di crescita di Forno d’Asolo e la capacità di Investindustrial di globalizzare aziende italiane di alta qualità. Questa unione mira a creare un gruppo internazionale di prodotti surgelati di pasticceria, dessert e gelato attraverso una strategia di espansione e acquisizioni.

Il nuovo gruppo, risultante dall’unione di Sammontana e Forno d’Asolo, avrà un fatturato di quasi 1 miliardo di euro, con stabilimenti produttivi in Italia, Stati Uniti e Francia, e oltre 2.500 dipendenti.

L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha autorizzato, come detto, con condizioni l’operazione.

«L'operazione di concentrazione - tra il primo e il secondo operatore nel mercato dei prodotti da forno surgelati per la prima colazione - avrebbe determinato la creazione di una posizione dominante», ha spiegato l'Antitrust. L'acquisizione avrebbe permesso a Sammontana e Forno d'Asolo di detenere una quota di mercato tra il 45% e il 50%, garantendo loro una posizione di leadership nelle vendite nazionali di prodotti da forno surgelati. Questa percentuale è di oltre quattro volte maggiore rispetto a quella del primo concorrente, il che avrebbe eliminato il vincolo competitivo tra i due principali operatori del settore.

Sammontana possiede brand come Tre Marie, Il Pasticcere e Mongelo, mentre Forno d'Asolo è conosciuto per Bindi, Lizzi e lo stesso marchio Forno d'Asolo. Queste aziende hanno caratteristiche produttive e distributive nettamente superiori rispetto ai concorrenti, che presentano dimensioni molto più ridotte e una limitata capacità di reazione. Questo squilibrio avrebbe ulteriormente accentuato la posizione dominante di Sammontana e Forno d'Asolo nel mercato, rendendo difficile per altre imprese competere efficacemente. Ha stabilito l’Antitrust.

Per mitigare questi effetti, sono state dunque imposte misure strutturali e comportamentali, tra cui: la dismissione di una società attiva sul mercato con propri impianti produttivi e marchi affermati; l'impegno a non acquistare altre imprese attive nella distribuzione e produzione di prodotti da forno per la prima colazione in Italia con un fatturato significativo; la cessione dei contratti di concessione tra Forno d'Asolo S.p.A. e Froneri Italy S.r.l. / Nestlè Italiana S.p.A.

In specifiche regioni italiane, come Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Veneto, Toscana, Sardegna, Sicilia, Calabria e Basilicata, sono state imposte misure per eliminare esclusive nella vendita dei prodotti da forno surgelati. Queste misure mirano a garantire che i concorrenti possano utilizzare la capacità distributiva delle nuove entità per contrastare l'accresciuto potere di mercato. In conclusione, l'Antitrust ha stabilito che le misure imposte sono necessarie per «garantire una pressione competitiva sull’entità post merger e per migliorare l’accesso agli sbocchi distributivi da parte dei concorrenti».

Riproduzione riservata © il Nord Est