FuturaSun, prove di reshoring: «Una factory per i pannelli»
L’azienda - 103 milioni di euro di fatturato nel 2023 e 200 dipendenti - dopo anni di attività in Oriente prova a rilanciare la filiera fotovoltaica in Europa

Dalla Cina all’Italia per tornare ad investire nel fotovoltaico. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il 4 ottobre 2024 ha fatto tappa alla FuturaSun di Cittadella.
Un passaggio che prova a rinverdire i fasti di una zona, l'Alta Padovana, che - agli inizi del secolo - era la Silicon Valley dei pannelli solari. Un passaggio ufficiale che segue la firma del Memorandum of Understanding (MoU) siglato il 5 agosto scorso a Roma tra l’azienda e il Ministero.
Una realtà importante - 103 milioni di euro di fatturato nel 2023 e 200 dipendenti - che dopo anni di attività in Oriente prova a rilanciare la filiera fotovoltaica in Europa.
«Il progetto di reshoring proposto da FuturaSun è unico nel suo genere e contribuirà a consolidare una filiera industriale competitiva nel settore fotovoltaico, sia a livello nazionale che europeo», ha sottolineato il ministro, «questa azienda è in prima linea nel realizzare ciò che l’Europa intende fare nei prossimi anni: diventare leader nella duplice transizione green e digitale».
Il ceo dell’impresa, Alessandro Barin, ha accolto Urso spiegando che «FuturaSun non è solo un gruppo di aziende, è un progetto che parte dal cuore del fotovoltaico italiano, proprio nella zona del Padovano».
Una presenza consolidata in Europa che può vantare oltre 1.000 clienti serviti in 70 Paesi. Il ritorno europeo si fonda su solide basi: la crescita industriale in Cina resta infatti più che significativa. FuturaSun ha recentemente completato una fabbrica a Huai’an, nella provincia di Jiangsu, dedicata alla produzione di celle fotovoltaiche con una potenziale capacità annuale di 6 GW.
A Suzhou è in costruzione un nuovo stabilimento per la produzione di moduli fotovoltaici, che aumenterà la capacità produttiva a oltre 2 GW, ospitando anche la sede asiatica di FuturaSun.
Queste capacità produttive sono fuori misura rispetto a quelle europee, dove la capacità produttiva totale di celle e moduli fotovoltaici non supera i 10 GW. Ma la svolta è rappresentata dal nuovo investimento: «L’azienda», ha aggiunto Barin, «ha in programma lo sviluppo di una fabbrica nel nord Italia, un passo fondamentale per ricostruire una filiera fotovoltaica nel nostro Paese e in Europa».
Un investimento di 60 milioni di euro, «che completeremo alla fine del prossimo anno per diventare operativi nel 2026. Il nuovo stabilimento italiano, con una capacità produttiva di 2 GW, sarà determinante per soddisfare la crescente domanda europea e per ridurre la dipendenza dalle importazioni extra-europee. Il progetto punta a sfruttare il know-how e le potenzialità produttive sviluppate in Cina per rilanciare l'industria solare nazionale, contribuendo al rafforzamento dell’economia e alla transizione energetica».
La visita del Ministro ha avuto il senso di ribadire «il pieno sostegno del governo italiano a FuturaSun, al suo progetto di ricostruzione della filiera italiana nel settore green e alla sua visione di un’industria fotovoltaica integrata e competitiva, pronta a contribuire alla leadership europea nel settore delle energie rinnovabili».
Il sottosegretario Massimo Bitonci ha accompagnato Urso: «Nella nostra zona c’era una rete importante, che è stata travolta ovviamente dalla concorrenza cinese. Barin ha messo in campo un’attività molto interessante, che si è consolidata in questi ultimi 15 anni. Ora dobbiamo ragionare su come affrontare la concorrenza cinese, non solo nel fotovoltaico, ma anche nell’auto. FuturaSun si distingue», ha evidenziato Bitonci, «anche perché è un’azienda innovativa, che fa ricerca sui materiali e su nuove celle fotovoltaiche».
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