Le aziende del Nord Est guardano con preoccupazione al voto in Germania
Domenica 23 i tedeschi alle urne: molte le incertezze sui futuri rapporti tra i due Paesi. L’export italiano verso il principale mercato di sbocco della nostra manifattura è in frenata. Ecco i settori più coinvolti
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La locomotiva d’Europa andrà domenica alle urne con il motore sempre più ingolfato.
E il sistema economico del Nord Est, che deve già fare i conti con il ciclone Donald Trump e i suoi annunci riguardanti nuove misure protezionistiche, attende di capire con una certa dose di preoccupazione cosa accadrà anche in Germania, il principale mercato di destinazione della nostra manifattura.
E l’economia è infatti il tema più sentito dagli elettori di un Paese che è al secondo anno consecutivo di recessione.
Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina l’emergenza legata all’energia è in cima alle preoccupazioni delle aziende tedesche che temono, come evocato dalla Confindustria tedesca, una deindustrializzazione del sistema proprio a causa degli alti costi energetici che hanno creato uno «svantaggio competitivo strutturale» rispetto ai principali competitor internazionali, mettendo a rischio un quinto circa dell’industria tedesca.
La gelata della produzione
I dati più recenti lo confermano: in Germania la produzione industriale è scesa del 2,4% su base mensile a dicembre, mentre per tutto il 2024 si è registrato un calo complessivo del 4,5%. Le tensioni geopolitiche e le variazioni del costo dell’energia hanno influenzato i tradizionali settori trainanti dell’economia tedesca, a partire dall’automotive.
Solo per fare un esempio, in queste ore Mercedes-Benz ha dichiarato un calo di quasi un terzo dell’utile nel 2024, gravato dalla flessione delle vendite. L’utile netto è sceso a 10,41 miliardi, meno 28% in un anno con la previsione di ridurre i costi di produzione del 10% entro il 2027.
Il Nord Est, che ha proprio nella Germania il primo mercato di riferimento, non può che guardare con una forte dose di preoccupazione allo stato di salute della principale economia del vecchio continente. Dall’automotive all’agroalimentare, dalla siderurgia al turismo, sono infatti molteplici i legami tra Veneto e Friuli Venezia Giulia e il Paese, che assorbe il 14% delle nostre esportazioni in settori cruciali come macchinari, prodotti in metallo, alimentare, apparecchi elettrici, sistema moda e mezzi di trasporto.
Dopo la fase acuta segnata dal Covid l’interscambio italo-tedesco è salito ben oltre i livelli pre-pandemici, effetto della rimodulazione di molte catene di fornitura. Nel 2022 era stato toccato il record di 168,5 miliardi di euro, mentre nel 2023 è iniziata la discesa seppur con il secondo risultato più alto di sempre (164,3 miliardi). Nel 2024 è arrivata una ulteriore contrazione tanto che l’analisi della Camera di Commercio Italo-Germanica a novembre dell’anno scorso ha visto scendere sia le importazioni (meno 3%) che le esportazioni (meno 5%).
Da Verona a Udine
Per quanto riguarda invece l’economia del Nord Est il Veneto è stata una delle regioni con l’interscambio più alto, per un valore monetario di oltre 24 miliardi di euro. Tra i settori principali risultano quello dei mezzi di trasporto con 4,8 miliardi, quello dell’agroalimentare con 3,7 miliardi e quello dei macchinari con 3,2 miliardi. Verona è la provincia con il peso maggiore all’interno dell’interscambio, detenendo il 38,4% per un valore monetario di 9,2 miliardi di euro, seguita da Vicenza (18,9%), Padova (17,4%) e Treviso (14,5%). Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia il valore degli scambi con la Germania ammontava nel 2023 a 3,8 miliardi.
Di questi una grande parte è costituita dalla siderurgia (un miliardo) e dai macchinari (mezzo miliardo), entrambi settori con una quota dominante di export e divisi principalmente tra Udine e Pordenone. E anche grazie ai risultati della siderurgia e dei macchinari, la prima provincia per scambi è Udine, che rappresenta la metà del totale con in seconda posizione Pordenone (32% del totale). La frenata, secondo il report presentato dalla Camera di Commercio Italo-Germanica, si è cominciata a osservare a partire dall’autunno del 2023, anche in conseguenza del rallentamento dell’inflazione.
Sostegni immediati
In un quadro geopolitico ancora estremamente complesso e in continuo mutamento, in particolare dopo l’insediamento della nuova amministrazione americana, il prossimo cancelliere tedesco dovrà scegliere tra una strategia di sostegno immediato alle imprese più colpite e l’iniezione di investimenti strutturali di ampio respiro, incentrati sulla green economy e sull’innovazione tecnologica.
Secondo il Financial Times, le autorità tedesche a Bruxelles avrebbero anche già avanzato la possibilità che nel quadro di un cessate il fuoco in Ucraina si possano riattivare le importazioni di gas via terra provenienti da Mosca.
Con la produzione industriale ai minimi dal 2020, l’export in flessione e una nuova strategia energetica tutta da rimodellare, le sfide che la Germania ha di fronte sono dunque imponenti. L’esito del voto di domenica influirà su investitori, partner commerciali e sul futuro di milioni di lavoratori legati alle sorti della locomotiva tedesca. Tra questi anche quelli di moltissime imprese del Nord Est che vedono nella Germania un partner fondamentale per rilanciare l’economia del territorio.
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