Icgeb in prima linea nei monoclonali
TRIESTE. Il Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologia - Icgeb è un'organizzazione con 30 anni di attività nel Sistema delle Nazioni Unite con sede in Area Science Park a Trieste. Centro di eccellenza per la ricerca e la formazione degli scienziati dei 66 paesi membri e 3 sedi: Trieste, New Delhi (India) e Cape Town (Sudafrica), quasi 600 ricercatori in tutto di cui 200 in Area.
Lawrence Banks, uno dei massimi esperti a livello mondiale in Papilloma virus, è dal 2019 il nuovo direttore generale: «Nel quartier generale triestino ci occupiamo in particolare del settore biomedicale con programmi di ricerca sullo studio del cancro, della ricerca cardiovascolare, neurobiologia, terapia genica per malattie genomiche e diagnostica. Ci occupiamo anche di sviluppo dei biosimilari, i "generici" dei farmaci biologici: di norma il brevetto dà diritto a 20 anni di esclusiva ma una volta scaduto, tutte le conoscenze relative al farmaco diventano di pubblico dominio, permettendo ad altri di produrre a costi inferiori, di solito del 30-50%, i farmaci "biosimilari" favorendo l'accesso dei pazienti alle nuove opzioni terapeutiche».
La prima generazione
Quindici anni fa, i biosimilari di prima generazione sono stati ad esempio l'ormone della crescita, l'eritropoietina, l'insulina e l'interferone e le terapie per malattie come l'anemia il diabete sono state completamente rivoluzionate.
«Oggi l'ultima frontiera è rappresentata dagli anticorpi monoclonali biosimilari, proteine artificiali ricombinanti che agiscono come anticorpi umani nel sistema immunitario, utilizzati per combattere malattie oncologiche, respiratorie o autoimmuni - spiega Natasa Skoko, biologa molecolare, alla guida dell'Unità di Sviluppo delle biotecnologie - Attualmente stiamo sviluppando un biosimilare dell'anticorpo monoclonale per il trattamento del cancro al seno e grazie ad un finanziamento di 3 milioni di euro della Regione Friuli Venezia Giulia a marzo 2021 inaugureremo i nuovi laboratori con attrezzature di ultima generazione per lo sviluppo delle tecnologie per la produzione degli anticorpi monoclonali».
Trasferimento tecnologico
Una parte importante del lavoro del gruppo consiste nel trasferimento tecnologico: «Una volta siglato un accordo industriale con una ditta farmaceutica, il loro personale trascorre con noi dalle 4 alle 8 settimane, durante le quali riproduciamo tutto il processo di produzione».
La diffusione a livello globale del Covid-19 ha avuto un impatto anche sulla ricerca scientifica. Il gruppo del dottor Marcello è impegnato dai primi di marzo 2020 nella ricerca sui meccanismi dell'infezione e metodi per la rilevazione dei virus. Il suo laboratorio di virologia all'interno dell'Icgeb si occupa dell'isolamento del virus, della sua caratterizzazione biologica e della ricerca di un farmaco efficace.
Qui, il 15 marzo scorso, grazie al lavoro della task force istituita insieme ad Asugi, che si occupa di diagnostica e ha i campioni clinici e l'Area di ricerca che ha un'attrezzatura per il sequenziamento di nuova generazione, è stato possibile isolare e sequenziare, tra i primi in Italia, il virus del Covid-19 che circolava in Friuli Venezia Giulia. All'interno del laboratorio si testano in vitro farmaci antivirali per trovare terapie efficaci contro il coronavirus.
Spiega Marcello: «Abbiamo iniziato con il cosiddetto riposizionamento di farmaci, si tratta cioè di utilizzare farmaci già in uso clinico, sperimentati contro altri virus con l'obiettivo di accorciare i tempi per l'approvazione al loro utilizzo, per questo insieme al Cnr-Ibf di Milano abbiamo lanciato la campagna di raccolta fondi #FarmaCovid. Un'altra strada percorsa è la ricerca di prodotti del tutto nuovi: in collaborazione con Panoxyvir, spin-off dell'Ateneo torinese abbiamo dimostrato che la molecola 27OHC, un derivato fisiologico del colesterolo, blocca il virus del Covid-19, arrivando ad un rapido sviluppo pre-clinico per giungere ai primi studi clinici sull'uomo».
Studi condotti in-vitro in collaborazione con Sun Pharma, società farmaceutica indiana, hanno portato alla sperimentazione clinica di un prodotto fitofarmaceutico per il Covid-19. Serena Zacchigna è Responsabile del gruppo di Biologia Cardiovascolare e docente all'Università di Trieste: «Stiamo sviluppando farmaci biologici per la terapia oncologica, in particolare abbiamo studiato, in modelli animali, il tumore e la metastasi al polmone. Stiamo ora brevettando alcune delle proteine di cui abbiamo scoperto un valore prognostico positivo in diversi tipi di tumori».
«La maggior parte dei fondi dipende dalla capacità dei singoli ricercatori di attrarli all'interno della competizione nazionale ed internazionale - conclude il direttore Banks - il Sistema Trieste è unico come incubatore e dobbiamo rafforzare i legami tra industria farmaceutica locale e accademia per far esprimere tutto il potenziale dei nostri ricercatori». --
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