Il capoeconomista di Sace, Terzulli: «La ripresa arriverà dall'Asia»

Il 2021, negli auspici, è l'anno della ripresa e del consolidamento della ripresa, ma sarà anche un anno di transizione in cui le economie del mondo viaggeranno a velocità diverse a seconda dei risultati della lotta al Covid. In un contesto, dunque, ancora dominato dall'incertezza, per le imprese del Nordest resta cruciale volgere lo sguardo verso mercati diversi da quello domestico, per coglierne le opportunità, valutando ovviamente anche i rischi.
«Rischi e opportunità - spiega Alessandro Terzulli, Chief Economist di Sace - sono sempre due facce di una stessa medaglia e, a nostro avviso, vanno visti insieme».
Come possiamo definire questa crisi?
«Molti si sono dilettati in metafore alfabetiche, se questa sia una crisi a V, a W, a U... Io credo che quest'anno si sia aperto con fattori a V: il virus è ancora con noi e anche le varianti sono con noi. Ma non è un simbolo solo negativo perché la V è anche l'iniziale di vaccino. Sulla sua durata, è intuibile che questa sia collegata alla lotta alla virus e anche alle misure di restrizione. L'incertezza rimane elevata, meno che nella fase del lockdown, ma comunque alta. Diversamente dal passato, questa è una crisi da shock causata da fattori esogeni, che distrugge alcune strutture ma non necessariamente genera effetti permanenti. Al 2009, quando si registrò una caduta delle esportazioni italiane di -12,9%, sono seguiti anni in cui i volumi sono cresciuti su ritmi inferiori alle aspettative perché la crisi ha avuto impatti permanenti sulla domanda. Oggi non possiamo affermare che non ci saranno in assoluto effetti persistenti, ma riteniamo saranno minori rispetto alla crisi precedente».
Come ha chiuso il 2020?
«La contrazione dell'export nel 2020 si è attestata a -9,7%, non è poco ma è la metà di quello che alcuni si attendevano. Nel 4° trimestre abbiamo assistito a un buona ripresa, non sufficiente a recuperare la flessione dell'intero anno che ha segnato una media di -8,2% a Nordest, inferiore al dato nazionale, con Veneto ed Emilia Romagna a -8,2% e Fvg e Trentino Alto Adige a -7,9%».
Che attendersi dunque dal 2021?
«Una ripresa a V, in considerazione della caduta dello scorso anno, e una previsione del +8/9% per il commercio internazionale dei beni che rappresentano i quattro-quinti dell'export nazionale, e anche del Nordest, mentre sappiamo che a patire maggiormente le conseguenze della pandemia sono stati i servizi».
Se queste sono le previsioni, ci sono aree che stanno manifestando vivacità.
«Sì, e riteniamo che quanto è stato perso, in termini di interscambio con l'estero, nel 2020, sarà recuperato, almeno a livello globale, entro quest'anno. E il Triveneto beneficerà di questo trend».
Su quali mercati puntare?
«Per il Nordest la Germania resta il principale mercato di sbocco, un Paese che non ha gestito male la pandemia, ha un efficiente sistema sanitario, una discreta domanda sia diretta che indiretta per beni finali, beni intermedi, beni di investimento che alimentano le catene di valore europee. Anche l'export tedesco sta crescendo, viene segnalato in ripresa l'automotive. Qualche elemento di preoccupazione è legato alla scarsità di componenti, con le difficoltà di approvvigionamento note, ma mi auguro siano temporanee. Credo che la Germania sarà trainante nel 2021».
Altri Paesi interessanti?
«La Polonia, che si è dimostrata abbastanza resiliente anche nel 2020, la Repubblica Ceca, la Russia che è stata la grande assente lo scorso anno, ma ora sembra intenda spingere sull'acceleratore fiscale e la domanda potrebbe ripartire. Non dimenticando gli Usa, meno importante per il Triveneto rispetto alla Germania, ma pur sempre il terzo mercato di sbocco e le politiche di stimolo fiscale annunciate da Biden, unitamente ai risultati della campagna vaccinale, possono ben orientare la ripresa».
E l'Asia?
«La ripresa arriverà dall'Asia. La Cina chiude in positivo: benché sia stato il primo Paese colpito dalla pandemia è stato il primo ad uscirne. C'è attesa per il Vietnam, che è buon esempio di resilienza sia dal punto di vista dei rischi sia dal lato della domanda. E' un hub produttivo alternativo alla Cina e qui credo si possano porre le basi per i beni di investimento. Economie promettenti come l'Indonesia e le Filippine probabilmente nel '21 andranno più a rilento, ma nel medio-lungo periodo potrebbero diventare interessanti. Non sono, va detto, di facile approccio. La Corea è, per alcuni aspetti, un Paese esportatore ma richiama beni di consumo, soprattutto la gioielleria che interessa il distretto orafo di Vicenza. Velocità più lenta per l'India, un altro mercato in cui crediamo nel medio-lungo, con un approccio simile a quello cinese. Prudenza, infine, nel muoversi in Africa e Medio Oriente». --
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