Il mercato Usa traina l’export delle macchine utensili

Soffre invece il mercato italiano. Secondo l’associazione confindustriale del settore (Ucimu) alla fine del 2024 la domanda interna di macchine utensili risulterà ridotta del 25,9% rispetto al 2023, giù a 4,3 miliardi di euro 

Federico Piazza

Il mercato statunitense traina le esportazioni di macchine utensili italiane. E aiuta, assieme a una parte dell’Europa, a bilanciare il forte calo interno e il rallentamento della Germania.

I dati 2024 dell’associazione confindustriale dei costruttori di macchine utensili, robot e automazione industriale Ucimu - Sistemi per produrre sono confermati da diverse aziende, anche venete, dopo le recenti fiere settoriali Bi.Mu di Milano ed Euroblech di Hannover.

Quest’ultima in particolare è l’appuntamento biennale europeo delle tecnologie per la lavorazione della lamiera. «La domanda è vivace in Francia e in Europa centro-orientale, per esempio in Polonia e Romania. Ma anche in alcuni Paesi nordafricani come l’Algeria, dove gli accordi di cooperazione bilaterale con l’Italia stanno aiutando le nostre aziende a posizionarsi nel mercato», è il commento a caldo al ritorno da Hannover di Massimo Carboniero, past president di Ucimu e amministratore delegato della vicentina Omera, 30 milioni circa di fatturato previsto nel 2024 di cui oltre l’80% export, specializzata nella produzione di presse idrauliche e meccaniche, macchine rifilatrici bordatrici e linee automatiche.

«È rallentata invece la Germania con le difficoltà dell’industria tedesca. Infatti quest’anno in fiera abbiamo visto meno tedeschi». Il mercato che va meglio è comunque quello americano.

«Euroblech attira acquirenti soprattutto da Europa e aree contigue. Quindi non è la fiera adatta per vendere negli Stati Uniti, dove comunque negli ultimi anni stiamo avendo parecchie soddisfazioni sia noi come Omera sia come comparto in generale. Infatti gli Stati Uniti sono il più grande importatore mondiale di macchine utensili e la prima destinazione di quelle italiane (quota export 16,2% nella prima metà del 2024, dati Istat elaborati dal centro studi Ucimu, ndr)».

In un periodo in cui le barriere commerciali internazionali sembrano tornare di attualità e la frammentazione dei mercati non è più solo un’ipotesi teorica, Carbonero osserva la diversa incidenza della concorrenza asiatica in Europa rispetto all’America: «I cinesi si collocano ancora nella fascia bassa.

In Europa arrivano perché non ci sono dazi sulle importazioni di macchinari industriali, noi ovviamente rispondiamo con la qualità. Mentre negli Stati Uniti hanno aumentato i dazi sull’import cinese, che quindi è meno presente, e spero che gli americani continuino con questa politica».

Soffre invece il mercato italiano. Ucimu prevede che alla fine del 2024 la domanda interna di macchine utensili risulterà essersi ridotta del 25,9% rispetto al 2023, giù a 4,3 miliardi di euro. Compensata solo in parte dall’aumento del 4,4% dell’export che arriverà a valere 4,4 miliardi di euro. «L’Italia è molto collegata alla Germania. La crisi dell’automotive pesa, soprattutto in Veneto dove molte aziende metalmeccaniche sono fornitrici di componenti per la filiera auto tedesca».

A ciò si aggiunge l’avvio estremamente lento di Industria 5.0 per la transizione energetica e digitale: il valore delle domande presentate sinora è di 100 milioni di euro rispetto ai 6,3 miliardi di crediti d’imposta a disposizione.

«Ci sono aziende che vorrebbero investire in beni strumentali perché operano in settori con buone prospettive come pompe di calore, riscaldamento, ventilazione, casalinghi, segnaletica stradale. Ma Industria 5.0 si sta rivelando un fallimento a causa della complessità burocratica. Infatti – conclude Carboniero – per accedere ai benefici fiscali previsti servono perizie di asseverazione sia preventiva che consuntiva sugli impatti in termini di risparmio energetico dell’intero processo aziendale in cui vanno a operare i macchinari in oggetto. Si sono fermate soprattutto le piccole imprese abituate alla maggiore semplicità di Industria 4.0. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy si è detto disponibile a semplificare, ma i tempi sono stretti». 

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