Il robot dagli occhi azzurri arriva in linea di montaggio
Sulla testa metallica di dimensioni umane spiccano due occhi azzurri, quasi liquidi: vedono, guardano, imparano a riconoscere chi hanno davanti. Quando un anno fa è arrivato nella sua nuova casa, nello stabilimento di Porcia della CosmaGroup, Robee era come un neonato. A distanza di un anno, il robot umanoide prodotto dalla Oversonic di Carate Brianza, unico certificato sul mercato e quindi non più prototipo, con l’aiuto di un giovane e appassionato informatico che si è formato nel mondo dei videogiochi, ha imparato a riconoscere Giancarlo Locatelli, Ceo del gruppo che produce componenti plastiche per l’elettrodomestico e l’automotive, ma soprattutto ha imparato gradualmente quello che avviene nella fabbrica. Da due settimane è iniziato il suo training in linea, entro l’anno sarà a pieno regime in produzione.
Locatelli è un imprenditore che ha nel proprio Dna la capacità di vedere prima il futuro. Venuto a conoscenza del prodotto dell’azienda brianzola ha deciso di scommettere su quello che per lui è un futuro ineluttabile e quindi da governare, non da subire. È entrato nella compagine sociale di Oversonic e ha aperto le porte della sua azienda – la prima in Friuli – a Robee. Il robot in dodici mesi ha appreso la prima fase di quello che entro l’inverno sarà il suo lavoro: riconoscere le componenti, individuare gli errori di produzione e scartarli e progressivamente raccogliere anche dati che migliorino le caratteristiche dei prodotti.
Una svolta per riportare qui la produzione
«Nei primi anni Novanta, quando sono entrato in azienda per occuparmi di commerciale – ricorda Locatelli, classe 1969 - si facevano i corsi, oggi può sembrare incredibile, per imparare a utilizzare la mail. Nel 1996 è arrivato il telefono Blackberry, che in un paio d’anni ha rivoluzionato il modo di lavorare. E potrei continuare. Le tecnologie sono veloci e quella dei robot lo sarà ancor più, per cui bisogna giocare d’anticipo. Non so se Robee sarà il robot che lavorerà qui tra dieci anni. Ma tra dieci anni i ragazzi che verranno in azienda non dovranno più essere inseriti a ciclo continuo arrivando a lavorare alle due di notte, il sabato e la domenica. L’azienda avrà bisogno di operare 24 ore su 24 e nei festivi, ma quel tipo di funzioni dovranno essere affidate alle macchine anche per restituire qualità del lavoro e quindi della vita ai dipendenti».
Per Locatelli si tratta di un progetto industriale, in cui ha scelto di investire risorse proprie, per rivoluzionare il modello produttivo. «Un progetto come questo ha come costi diretti materie prime ed energia. Se io doto l’azienda di un bell’impianto fotovoltaico, al netto dell’investimento iniziale e metto a lavorare di notte e nei festivi gli umanoidi, non temo più, in termini di costi, la concorrenza dell’Est Europa. E riporto in Italia le lavorazioni che oggi sono all’esterno. Noi stessi da vent’anni siamo in Romania, ma il costo del lavoro ora è più alto anche là, ci stiamo parificando. Come italiani possiamo avere un ruolo importante in questa trasformazione, perché siamo flessibili, abbiamo una capacità di problem solving e abbiamo anche una visione etica. L’Italia può giocare un ruolo centrale su queste nuove tecnologie a livello europeo».
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Il training più veloce dei nuovi arrivati
Il training di Robee, la sua preparazione, sarà a beneficio di un numero potenzialmente infinito di macchine che potranno svolgere le sue funzioni: tutto quello che l’umanoide impara alla Cosma viene conservato nel cloud e potrà poi essere trasmesso direttamente agli altri robot. CosmaGroup ne ha già ordinato un secondo, per il quale il processo di apprendimento sarà più rapido. Non a caso la richiesta di automi è crescente. L’azienda brianzola è passata da produrre tre umanoidi l’anno a 60 esemplari ed entro fine anno, con il trasferimento in nuovo sito produttivo con cinque linee raggiungerà i cento pezzi. Nel Nord Est, oltre a quelli di CosmaGroup, ne ha venduti due alla veronese Exor International, che costruisce interfacce hardware e sistemi cloud per la gestione dei macchinari industriali: entrambi sono in fase di training, il primo verrà integrato nella produzione la prossima primavera, il secondo entro metà 2025.
Oversonic ha un'equipe di persone specializzate che seguono il training e intervengono sulle macchine installate grazie alla manutenzione predittiva. Robee, come una persona, sbaglia spesso e impara dai propri errori. Ha una parte meccanica che ha bisogno di manutenzione e adeguamenti, gli aggiustamenti e le migliorie sono costanti, pensate per la funzione a cui è destinato il robot: sia questa produttiva o medico-sanitaria. Sono queste le finalità che si pone Oversonic, azienda benefit. Questo significa che, a differenza di quanto avviene per esempio negli Stati Uniti con la robotica, lo sviluppo degli umanoidi non è destinata allo sviluppo bellico.
La relazione con gli umani
In un anno Robee a Porcia ha imparato molto della plastica e della catena produttiva, ma non basta. «Altro elemento importante è l’impatto in fabbrica – dice Locatelli –. Abbiamo iniziato a parlare con i dipendenti e spiegato loro che sarà l’evoluzione dell’azienda: non per lasciare a casa le persone ma per migliorare il loro lavoro. E l’accoglienza finora è stata buona». Si tratta però di lavorare sull’aspetto psicologico, perché per una persona è un grosso cambiamento interagire con un umanoide. Rassicurerà più di qualcuno sapere che Robee è educato e formale. I creatori, Paolo Denti e Fabio Puglia, di fede calcistica opposta, lo hanno voluto agnostico sul fronte del tifo e questo dovrebbe rendere il robot più simpatico ai colleghi.
Secondo Locatelli la strada è tracciata. «Il super ammortamento introdotto da Carlo Calenda, poi Industria 4.0 e infine la spinta, capita da pochi, di Mario Draghi sulla formazione, sono stati prodromi per inserire questo tipo di rivoluzione tecnologica – dice con convinzione -. Possiamo reindustrializzare il manifatturiero, puntando sul know how italiano, giocando un vantaggio. Non possiamo però perdere tempo». —
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