Illycaffè, via libera al socio Rhone: «Piani di crescita in Usa e in Cina»

Andrea Illy: «Il 2020 chiuderà in utile». In cda il fondatore Robert Agostinelli. Migliorati (Enel) al posto di Cingolani
Andrea Illy
Andrea Illy

TRIESTE. «La partnership con Rhone Capital rappresenta un'altra tappa fondamentale nel percorso di crescita della società e nell'esecuzione dei suoi piani futuri che potrebbero prevedere anche la quotazione in Borsa»: Illycaffè ieri ha annunciato il closing dell'operazione di vendita di una quota del 20% alla società di private equity fondata nel 1996 da Robert Agostinelli (entrato nel board di illycaffè con il managing director Giampiero Lenza) con Steven Langmann. Contestualmente Agostinelli è entrato nel board di illycaffè con il managing director di Rhone Giampiero Lenza. Restano riservati i dettagli sulla valutazione della quota dell'azienda triestina.

Nel futuro di Illycaffè ci potrebbe essere una Ipo? «La quotazione in Borsa è una ipotesi che non possiamo escludere si possa realizzare nei prossimi quattro-cinque anni ma oggi è decisamente prematura», risponde il presidente Andrea Illy. Il progetto di Ipo era stato preso tempo fa in considerazione, come alternativa all'ingresso di un partner di minoranza, ma la crisi pandemica ha imposto un cambio di orizzonte altrettanto efficace con la scelta di aprire il capitale a un socio esterno. Di fatto l'ingresso di un partner come Rhone Capital, sottolinea Andrea Illy, è stato concepito per ragioni strategiche e di sviluppo blindando il controllo della famiglia nell'arco delle prossime generazioni e consentendo a illycaffè di crescere e restare competitiva. Per questo l'azienda triestina oggi si ritrova alleata di una società di private equity che gestisce oltre 5 miliardi di euro e investe in imprese «con presenza paneuropea, nordamericana o transatlantica».

Rhone, che in Italia ha una partecipazione nella catena Unieuro, è stato scelto come partner grazie al lavoro dell'advisor Goldman Sachs per accompagnare illycaffè nella prossima fase di crescita internazionale, in particolare negli Stati Uniti: «La nostra azienda -spiega- Andrea Illy, oggi si è mutata da modello di family business a world-class organization, una azienda che ha raggiunto livelli di eccellenza nella capacità di essere competitiva guidata da un manager esterno come Massimiliano Pogliani».

Il neo ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, che stava collaborando al progetto di trasformare illycaffè in una azienda carbon-free entro il 2033 ha lasciato il suo posto nel board a Marina Migliorato, responsabile Corporate Social Responsibility di Enel. Con l'ingresso di Rhone Capital l'azienda finanzia la crescita sul mercato nordamericano, dove è già presente da una quarantina d'anni, che già pesa per il 20% del fatturato: «Abbiamo seguito l'insegnamento di Sun Tzu che dice quando entri in un territorio sconosciuto scegli una guida locale».

Illycaffè sbarca in Usa per intercettare le abitudini del consumatore Usa per crescere come hanno fatti altri grandi gruppi come Barilla e Luxottica: «Nel tempo gli Usa sono destinati a diventare il nostro vero mercato domestico entro cinque-sette anni». Un obiettivo per il quale è già pronto un «piano di investimento cospicuo di un centinaio milioni di dollari per stimolare la crescita», e che in termini contabili dovrà portare «come minimo a triplicare il fatturato attuale entro dieci anni graziealle vendite di capsule compatibili e alle vendite sui canali digitali».

Questo cambio di rotta ha consentito di superare il crollo provocato dalla pandemia sulle vendite tradizionali. Nonostante il Covid, il bilancio 2020 della illycaffè chiuderà in utile e con «indicatori di equilibrio finanziario più solidi che in passato», spiega Illy. Più marketing, investimenti e digitale saranno alla base della crescita programmata negli Stati Uniti. Un modello che illycaffè punta a duplicare anche in Europa, Asia e Cina. --

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