Ipotesi Piombino per l’acciaieria Metinvest-Danieli

La prossima settimana i primi incontri in Regione Toscana. A muoversi è stato il ministro delle Imprese Adolfo Urso
Elena Del Giudice

Ipotesi Toscana, per la precisione Piombino, per l’acciaieria Metinvest-Danieli. Quella che era una possibilità solo accennata, emersa peraltro poche settimane fa a Trieste, quando il ministro per le Imprese e il made in Italy Adolfo Urso, preso atto della indisponibilità del Friuli Venezia Giulia - accertata dopo circa un anno e mezzo dalla dichiarata intenzione del colosso ucraino di costruire un nuovo impianto fuori dal proprio Paese, per sostituire l’acciaieria di Azovstal distrutta nel conflitto - aveva dichiarato il proprio impegno nel valutare siti alternativi, si fa ora più concreta. Calendarizzati per la prossima settimana, infatti, incontri con la Regione Toscana per verificare la fattibilità della cosa in un’area già a vocazione siderurgica come Piombino. La città portuale ha una lunga tradizione nel settore, basta ricordare le Acciaierie di Piombino, poi Lucchini, oggi di proprietà gruppo indiano Jsw (Jindal South West), e un’area già classificata che non richiederebbe ulteriori iter autorizzativi. Semmai pare profilarsi un problema di superfici , nodo da sciogliere con Jindal «che nel 2018, quando rilevò l’acciaieria - ricorda Guglielmo Gambardella, il nazionale della Uilm che segue la siderurgia - dichiarò l’intenzione di investire in una nuova acciaieria con forno elettrico. Ma siamo al 2023 e di quell’investimento nulla si è ancora visto».

Dell’operazione Metinvest-Danieli il sindacato formalmente non sa ancora nulla. Ciò che è noto «sono le interlocuzioni che il ministero ha avviato per ricercare un sito idoneo al progetto - spiega Gambardella - con l’intento di far sì che questo si concretizzi in Italia. Sappiamo che Piombino ha le caratteristiche ricercate, seguiremo l’evolversi degli eventi».

Metinvest - già presente in Italia, in Fvg e in Veneto - aveva confermato la scorsa estate il proprio interesse a realizzare una nuova acciaieria da 2,5 milioni di tonnellate l’anno (quantità vicina a quella prodotta oggi a Taranto), per soddisfare parte della domanda di acciaio richiesta per la ricostruzione dell’Ucraina, e grazie ad una newco partecipata al 20% da Danieli, il colosso friulano leader nella progettazione e costruzione di impianti siderurgici, la candidatura dell’Italia, e in prima battuta del Friuli Venezia Giulia, era risultata vincente. L’opposizione di enti locali al progetto ha determinato il “no” della Regione Fvg, e quindi l’individuazione di altri siti è l’ultima opzione per trattenere in Italia un investimento da circa 2,2 miliardi di euro in grado di generare nuovi 700 posti di lavoro, con un moltiplicatore di 3 nell’indotto. Non resta che attendere l’esito del confronto che si apre ora in Toscana.

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