Isotta Fraschini lancia la svolta dell’idrogeno Razeto: dna triestino

La storica fabbrica oggi è controllata da Fincantieri

e produce propulsori navali

Piercarlo Fiumanò

TRIESTE C’è un’avventura industriale che porta il marchio della vecchia Isotta Fraschini e oggi rinasce con un dna triestino. La storica fabbrica (chiuse i battenti alla fine degli Anni Quaranta), che ha fatto la storia dell'aviazione e dell'automobile italiana, oggi è controllata da Fincantieri e produce propulsori navali, ma è attiva anche in altre produzioni, dalle ferrovie ai gruppi elettrogeni. Alla fine degli anni Ottanta trasferì per un periodo la produzione anche a Trieste. Nello stabilimento Isotta Fraschini Motori di Bari, si studiano infatti i motori hi-tech e i propulsori per navi e sommergibili della Marina militare. Si tratta di motori green (alimentati con idrogeno, metanolo o ammoniaca) oppure propulsori elettrici dotati di tecnologia fuel cell. Un progetto avviato nel 2020 nel cuore della nuova blue economy al centro dei riflettori in una fase strategiche in cui aumenta il peso del settore Difesa del gruppo triestino. Il presidente di Isotta Fraschini Sergio Razeto, già leader della Confindustria triestina, è l’anima e regista di questo progetto che si sta sviluppando nel nuovo Centro Innovazione e Sviluppo inaugurato giorni fa da Pierroberto Folgiero, amministratore delegato di Fincantieri: «Questo progetto industriale mi ha restituito ottimismo. Anche di fronte alle crisi attuali, portate prima dalla pandemia e poi dalla guerra, l’industria sta reagendo bene. Se i costi dell’energia caleranno ancora le nostre esportazioni consolideranno una ripresa che è già in atto», spiega Razeto. «Isotta Fraschini è coinvolta a pieno titolo nel percorso di innovazione tecnologica tracciato dal nuovo piano industriale, che rilancia la sinergia tra la società e le divisioni militare e mercantile del Gruppo», ha sottolineato il Ceo del colosso cantieristico. Il nuovo Centro inovazione di Isotta Fraschini, infatti, è un tassello importante di una strategia fortemente promossa da Fincantieri che porterà alla definizione di prodotti sempre più efficienti e sostenibili: «In una fase economica in cui è molto difficile trovare bravi ingegneri siamo riusciti a creare una squadra di 32 giovani di talento che provengono da tutta Italia. Con le loro competenze saranno al centro -chiarisce Razeto- di un articolato piano di ingegneria e industrializzazione che prevede il miglioramento dell’affidabilità dei motori attualmente in produzione, la realizzazione di una versione industriale dei motori rivolta al mercato dei gruppi elettrogeni (per applicazione industriale su terraferma), lo studio di nuovi sistemi di power management che gestiscano molteplici fonti di produzione di energia, comprese le rinnovabili, l’avvio della progettazione di un nuovo motore, puntando su tecnologie che contribuiscano alla transizione energetica e che abbia come obiettivo finale l’impiego dell’idrogeno. Certo ci vorrà tempo per entrare nell’era dell’idrogeno ma ci stiamo posizionando su una richiesta crescente del mercato verso le fonti energetiche alternative». Proprio dall’impiego dei carburanti ecologici alternativi come l’idrogeno, anche grazie ai fondi erogati dal ministero delle Imprese e del Made in Italy e al fondo europeo Ipcei (Important Project of Common European Interest) Hy2Tech, nasce “IFuture Hydrogen”, un programma che porterà alla realizzazione di due distinti prodotti marini alimentati con questo combustibile: una famiglia di motori a combustione interna e una piattaforma modulare di fuel cell. Entrambi saranno dedicati a una fascia di potenza compresa tra i 500 e i 4.000 kW e abbatteranno le emissioni di CO2 fino a valori prossimi allo zero. — ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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