La bike economy a Nordest, quegli 1,4 miliardi che sfrecciano su due ruote

«Ci sono marchi in Italia – spiega Paolo Masotti, ad di Adacta Advisory, che ha elaborato uno studio sulla bike economy per Nordest Economia – che hanno numeri piccoli rispetto al contesto mondiale in cui operano, eppure hanno un valore percepito molto più alto rispetto alle effettive dimensioni. Questo ci dice che ci sono spazi di crescita molto ampi per queste aziende»
Roberta Paolini
Italy's Filippo Ganna competes on his way to breaking the one hour cycling world record at the velodrome Suisse in Grenchen, Switzerland, Saturday, Oct. 8, 2022. Ganna has smashed cycling's hour world record - registering 56.792km in 60 minutes. (Marcel Bieri/Keystone via AP)
Italy's Filippo Ganna competes on his way to breaking the one hour cycling world record at the velodrome Suisse in Grenchen, Switzerland, Saturday, Oct. 8, 2022. Ganna has smashed cycling's hour world record - registering 56.792km in 60 minutes. (Marcel Bieri/Keystone via AP)

Filippo Ganna come un proiettile che fende l’aria, tutt’uno con la sua bici, un bolide nero che guadagna chilometri e frantuma secondi su ruote sottili come lame, è l’esaltazione di un sistema. Una compagine ordinata, geograficamente prossima, fatta di imprese, di ingegneri e designer, di stampanti 3d e simulatori, di leghe leggerissime e software. Eppure le bici Pinarello, le ruote Campagnolo, le corone, gli ingranaggi e le pedivelle di Miche, le selle di Selle Royal, l’abbigliamento tecnico di Castelli - e via rubricando - rappresentano un mondo molto piccolo se confrontato con l’eccellenza che esprimono. La cosiddetta bike economy, che nel Nordest, meglio nel Veneto, ha la sua capitale, assomma nelle sue valli, tutta insieme, poco più della metà del principale produttore mondiale di bici: il taiwanese Giant, che da solo fa 2,73 miliardi di euro di ricavi. O se si cambia angolatura, la metà del nipponico Shimano, le cui vendite record nel 2022 hanno superato i 2,92 miliardi di euro.

«Ci sono marchi in Italia – spiega Paolo Masotti, ad di Adacta Advisory, che ha elaborato uno studio sulla bike economy per Nordest Economia – che hanno numeri piccoli rispetto al contesto mondiale in cui operano, eppure hanno un valore percepito molto più alto rispetto alle effettive dimensioni. Questo ci dice che ci sono spazi di crescita molto ampi per queste aziende».

La Bike Economy italiana, spiega la ricerca di Adacta, è composta da 97 aziende (considerando quelle con ricavi sopra al milione) con un volume d’affari aggregato nel 2021 di 2,5 miliardi di euro. Di queste, spiega Masotti, due su tre sono nel Nordest italiano e con ricavi aggregati sui bilanci del 2021 per circa 1,4 miliardi di euro.

Negli ultimi tre anni il tasso annuo composto di crescita è aumentato del 23 per cento. Il Veneto è la capitale indiscussa della bike economy del Nordest, contribuendo per il 94% del fatturato totale 2021. Nel distretto presente tra Padova, Venezia e Treviso conta oltre il 50% delle società attive a livello nazionale e dei top player principali a livello italiano, 11 sono veneti. Il settore impiega circa 4.700 addetti e la domanda di personale del settore è in crescita nel triennio. Il settore è concentrato: 8 società che producono ricavi per 800 milioni (57%), il cluster principale costituito da componenti e accessori (594 milioni), bici (451 milioni), abbigliamento (354 milioni) e scarpe (100 milioni).

L’industria veneta della bici si concentra principalmente in due poli: quello trevigiano che fa capo al distretto dello Sportsystem di Montebelluna (che, oltre a calzature tecniche, produce accessori, abbigliamento sportivo e attrezzature per sport invernali e biciclette) e quello di Padova-Vicenza specializzato nella produzione di biciclette. «Attorno alla bicicletta si stanno rafforzando nuove concezioni di mobilità quotidiana, di turismo, di sviluppo di infrastrutture e promozione dei territori – sottolinea Cristina Balbo, direttrice regionale Veneto Ovest e Trentino Alto Adige Intesa Sanpaolo-. Le due ruote, inoltre, fanno convergere diverse filiere, dal design alla componentistica meccanica, all’artigianato, arrivando all’inclusione lavorativa e alla creazione di nuove professioni o il ritorno di altre più tradizionali».

Secondo l’Ufficio Studi di Intesa Sanpaolo, il distretto delle biciclette di Padova e Vicenza, oltre alla tradizionale fabbricazione e al montaggio delle biciclette, si compone di una filiera per la fabbricazione di accessori e parti anche per il comparto delle biciclette a pedalata assistita e delle e-bike, che rappresenta uno dei trend in sviluppo: negli ultimi quattro anni ha portato le biciclette elettriche a pesare dal 9,3% sul totale delle bici vendute, al 13,9% del 2020 (fonte: Ancma).

A livello europeo si prevede che nel 2030 saranno vendute 30 milioni di biciclette all’anno, di queste, 17 milioni saranno e-bike, che sorpasseranno la vendita di biciclette tradizionali. Si aprono dunque nuove opportunità nella filiera con l’entrata di aziende da altri settori. Nei primi 9 mesi del 2022, anticipa i dati Intesa, le Biciclette di Padova e Vicenza hanno toccato 263 milioni di euro di esportazioni segnando un aumento del +8,2%.

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