La Cartiera del Timavo da oggi parla inglese: ceduta da Burgo al Gruppo Mondi
Conclusa l’operazione da 40 milioni di euro annunciata ad agosto. Il colosso inglese investirà 200 milioni per riconvertire lo stabilimento nella produzione di cartoncino da imballaggio

Da oggi la Cartiera del Timavo parla inglese. Completata infatti l’operazione, avviata la scorsa estate, di cessione da parte di Burgo Group al Gruppo Mondi. Operazione da 40 milioni di euro il cui closing è arrivato a compimento.
A formalizzare la notizia è stata a stessa Burgo che, in una nota, spiega di «aver concluso l’accordo per la cessione dello stabilimento di Duino al Gruppo Mondi (già proprietaria in regione dello stabilimento Gradisac di Gradisca), leader mondiale nel settore del packaging e della carta. Con questa operazione, coerente con il piano strategico, Burgo continuerà a rafforzarsi nello sviluppo di prodotti ecosostenibili in sostituzione di quelli a base fossile e nel mantenimento dell’attuale leadership sulle carte grafiche».
Mondi, quotato al London Stock Exchange, ricavi annui che sfiorano i 9 miliardi di euro, si occuperà della riconversione della produzione della cartiera, destinata a specializzarsi nel cartone da imballaggio, destinando al progetto 200 milioni di euro per investimenti avendo come obiettivo una produzione di 420 mila tonnellate l’anno dal 2024.
Per tutto il 2023 è prevista la prosecuzione della produzione di carta patinata con legno, mentre contestualmente dovrebbero partire i lavori per l’installazione dei nuovi impianti.
La proprietà si presenterà ufficialmente il 17 gennaio ai lavoratori, convocati per un incontro informativo con annesso brindisi finale. «Iniziativa lodevole - commenta Massimo Albanesi, segretario della Fistel Cisl -, peccato che, non essendo stati invitati, non ci darà modo di conoscere il nuovo management e, quindi, di individuare un interlocutore, fino ad ora assente, per affrontare i problemi che gravano sullo stabilimento e sui lavoratori», problemi attuali - la cassa integrazione - e futuri. Il ricorso agli ammortizzatori sociali «serve ora per affrontare la crisi del mercato della carta - prosegue Albanesi - e servirà domani per la riconversione degli impianti. Ma gli ammortizzatori non sono infiniti, per cui occorre iniziare a discutere da subito, affrontando anche il tema della formazione dei lavoratori che andranno addestrati all’utilizzo dei nuovi impianti».
Riproduzione riservata © il Nord Est