La Conceria Presot, che ha conquistato il K2, centra un altro primato: zero rifiuti

Suo il cuoio degli scarponi degli 11 alpinisti italiani, tra cui Ardito Desio, e degli 800 sherpa della spedizione che nel 1954 conquistò la seconda vetta più alta del mondo. Fondata nel 1933, continua a lavorare artigianalmente il pellame per un prodotto di alta qualità. Oggi certificato “zero waste”

Paola Dalle Molle
La spedizione italiana sul K2 del 1954
La spedizione italiana sul K2 del 1954

PORCIA. «Camminare non è un verbo. E ‘tutto quello che abbiamo imparato e trasmesso ai figli. E’ la direzione che diamo ai nostri sogni in questa terra che vogliamo conoscere e rispettare. Per noi la vita è un viaggio da fare a piedi».

Un impegno di sostenibilità ambientale trascritto in calce alla parete dell’azienda in un murales a testimonianza di un importante obiettivo raggiunto.  L’annuncio è stato dato di recente dalla storica Conceria Pietro Presot di Porcia: «L’azienda ha raggiunto un sistema circolare di sostenibilità al 100%. Siamo finalmente, un’azienda a rifiuto zero».

Il marchio "no waste" su College
Il marchio "no waste" su College

A raccontarlo, Eugenia Presot che guida l’azienda insieme ad Achille e Federico Presot, vincitrice del premio internazionale Tecnovisionarie.  

Achille, Eugenia e Federico Presot
Achille, Eugenia e Federico Presot

Fin dall’inizio del suo mandato, l’obiettivo era trasformare l’azienda familiare, in un sistema circolare al 100%, attraverso progetti volti all’innovazione e alla sostenibilità dell’azienda. «Abbiamo - spiega - una centrale idroelettrica che delimita il piazzale della conceria e sfrutta un salto d’acqua citato per la prima volta nel 1700. Un lago naturale raccoglie l’acqua che poi attraversa l’azienda sotto il pavimento e alimenta la centrale. Abbiamo fatto un investimento per un impianto fotovoltaico che oggi ci rende autonomi per quanto riguarda l’energia e un depuratore aziendale trasforma tutte le acque usate nel nostro ciclo produttivo».

In una conceria la circolarità non è solo in uscita. «Il nostro principale fattore di produzione – riprende la manager - il grezzo che viene avviato al ciclo di lavorazione per ottenere cuoio, è un prodotto tutto naturale, già di per sé residuo di lavorazione dell’agroalimentare. Non usiamo sostanze chimiche. I tempi della concia vegetale sono lunghi, da 2 a 3 mesi a seconda dello spessore e della provenienza della pelle. Il processo di concia, si svolge in vasche antiche di secoli, dove l’acqua e il tannino sono dosati in adeguate quantità, tali da conferire al cuoio friulano quelle caratteristiche che non lo fanno assomigliare a nessun altro al mondo. I residui ottenuti vengono avviati al recupero attraverso processi realizzati da terzi. La filosofia” ecologica” riguarda perfino i timbri che servono per siglare i gropponi per i quali viene utilizzato inchiostro naturale all’acqua. I rifili di cuoio piccoli diventano cuoio rigenerato, mentre quelli grandi servono per tacchi e riparazioni».

L'essiccatoio
L'essiccatoio

Tra gli obiettivi, anche tendere alla sostenibilità di un ambiente di lavoro in grado di offrire nuove possibilità di aggregazione e di ben-essere.

«In azienda lavoriamo in 12, e sono rappresentate 5 nazionalità diverse. Ci sono persone che provengono da situazioni drammatiche. Fuggono da Paesi in guerra e per loro è stato importante avere qualcosa in gestione totale».

Presot, il cuoio made in Pordenone che ha conquistato il K2

«Abbiamo così messo a disposizione una superficie e abbiamo realizzato un orto aziendale accessibile anche quando la Conceria è chiusa – racconta ancora Eugenia Presot –. E in collaborazione con l’Azienda sanitaria ospedaliera di Pordenone abbiamo avviato un progetto di sensibilizzazione al rischio cardiovascolare. Oltre a ciò, è in atto un modello di organizzazione aziendale inquadrato in un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro volto a ridurre i rischi a cui possono essere esposti i lavoratori».

Vasche di concia
Vasche di concia

«In un momento - conclude Presot - in cui la filiera della moda è in forte rallentamento questo è un incoraggiamento a investire in nuovi progetti».

La Conceria Presot lega il suo nome ad una storica impresa: la conquista del K2, la seconda vetta pià alta al mondo, avvenuta nel 1954, ad opera di una spedizione italiana guidata da Ardito Desio,

Il pellame della Conceria Presot venne selezionato per sue particolari caratteristiche e impiegato non solo per realizzare gli scarponi degli 11 alpinisti italiani, ma anche quelli destinati agli 800 sherpa che accompagnarono la spedizione.

Ancora oggi Presot contraddistingue con il marchio K2 quei pellami che si distinguono per le loro peculiari caratteristiche.

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