La Fimic scommette sul riciclo della plastica «Ci frenano misure Ue e greenwashing»

L’azienda di Carmignano guidata dalla trentanovenne Erica Canaia. Entrata nell’impresa di famiglia a 26 anni, ha intravisto il potenziale dei prodotti sviluppati dal papà Antonio a servizio delle aziende che si occupano di riciclo di materie plastiche

Maria Chiara Pellizzari

«Da quasi un anno il settore del riciclo della plastica ha subito un forte colpo, dovuto a politiche di sostegno economico poco efficaci a livello europeo». Così Erica Canaia, 39 anni, Ceo di Fimic, azienda specializzata nella produzione di filtri automatici e autopulenti per il riciclo di materiali plastici, oltre che di materiali cartacei e gommosi. Imprenditrice di terza generazione, Canaia ha fatto fare il salto all’azienda fondata dal nonno Giuseppe nel 1963 a Carmignano di Brenta, cittadina con meno di 7.500 abitanti nel Padovano.

Entrata nell’impresa di famiglia a 26 anni, ha intravisto il potenziale dei prodotti sviluppati dal papà Antonio a servizio delle aziende che si occupano di riciclo di materie plastiche e, in un mondo sempre più attento alle soluzioni per la riduzione dell’impatto ambientale, ha deciso di girare il mondo per ampliare il mercato. «Quando sono partita il fatturato era di 600 mila euro, oggi siamo a 15 milioni. Eravamo in quattro, oggi siamo quasi 60 dipendenti, con una crescita dell’organico negli ultimi tre anni del 55%».

La strategia? «Non avevo una laurea in ingegneria, ma in giurisprudenza. Mi sono appassionata al settore del riciclo, ho studiato i competitor, ho partecipato a tante fiere, mi sono formata sul campo come commerciale estero e ho poi costruito da zero una rete di agenti», racconta.

«All’epoca le vendite erano limitate ad Italia, Spagna e Francia. Oggi il 70% della nostra attività si concentra ancora nel continente, ma abbiamo sviluppato un mercato anche fuori dai confini Ue e siamo presenti in America, in Asia e in Africa».

Dal 2021 Canaia è diventata Ceo, dopo un anno dalla nascita del primo figlio, e lo scorso anno è stata nominata dall’associazione riciclatori europei Ambassador of the year per il riciclo: «Nel mercato c’è un fortissimo greenwashing e in questo momento dobbiamo essere consapevoli delle difficoltà che stiamo affrontando», sottolinea. Fimic nel 2024 ha registrato un fatturato di 15 milioni, stabile rispetto all’anno precedente a causa di variabili esterne.

Una battuta d’arresto che secondo Canaia è dovuta anche alle scelte politiche europee: «Si parla tanto di riciclo, ma sono purtroppo inutili le imposizioni del 2025 di aggiungere un 25% di riciclato nei prodotti dei brand, perché non sono state ancora sfortunatamente previste le sanzioni in caso di violazione del regolamento europeo. Quindi quasi tutti continuano a comprare plastica vergine e il nostro settore sta soffrendo. Inoltre vengono acquistati materiali certificati come riciclati da Asia e Africa ma mancano i controlli in dogana sulla veridicità delle certificazioni».

Per continuare lungo la via dello sviluppo, a livello economico, ambientale e sociale, Fimic sta agendo su più piani. «Mi sto attivando insieme all’associazione riciclatori europei per interagire con la Commissione europea e far sentire la nostra voce».

Tra gli impegni c’è anche il sostegno alle famiglie e alla genitorialità. «Mi sono chiesta: come posso essere il cambiamento che vorrei vedere nel mondo? Le neo mamme che lavorano con noi ricevono un credito welfare per le spese dell’asilo nei primi tre anni di vita del bambino, mentre i neo papà ottengono un credito welfare per coprire 25 ore di permessi al mese». Gli sforzi sono concentrati anche sulle innovazioni di prodotto: «Viste le difficoltà del mercato stiamo concentrando tutte le forze in ricerca e sviluppo per creare prodotti volti a migliorare la qualità della plastica riciclata nel mondo». —

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