La friulana Salp al lavoro sulla dorsale Adriatica
L’impresa di Bagnaria Arsa sta realizzando parte del metanodotto che porterà gas dall’Africa. Dopo essere passata da una procedura concorsuale l’azienda è tornata a correre

Non sono molte le imprese a poter dire che la guerra russo ucraina ha portato loro un beneficio. Il conflitto ha semmai generato nella gran parte dei casi nuove complessità. Dalla mutazione dei mercati (con quello russo di fatto sparito dai radar) all’impennata dei prezzi del gas per effetto dell’interruzione delle forniture russe.
Stop che nel caso di Salp, azienda di Bagnaria Arsa (Udine) attiva nella costruzione e manutenzione di metanodotti, oleodotti e ossigenodotti, si è rivelato invece un’occasione. L’eccezione alla regola.
L’azienda friulana del conflitto sta infatti beneficiando: è una delle sei società al lavoro sulla nuova dorsale Adriatica, il metanodotto che porterà, via Italia, il gas in Germania: da Sud a Nord, partendo da Libia e Algeria, oltre che dal rigassificatore di Ravenna, ormai prossimo all’entrata in esercizio, fino a Tarvisio, in senso contrario a quello storico.
Ante guerra infatti, il gas veniva fornito principalmente dalla Russia per essere assorbito al 70% dalla Germania, il restante 30% dall’Italia, entrando dal valico di Tarvisio, dove oggi – chiuso dai russi il rubinetto del Nord Stream – non transita più un solo metro cubo di gas.
Un duro colpo per il sistema, specie quello produttivo, che tanto in Germania quanto in Italia, necessita di gas, anche per produrre l’energia elettrica. Ecco quindi che un progetto già disegnato nelle sue coordinate principali qualche anno prima è stato rapidamente ripescato e finanziato grazie alle risorse del Pnrr. Committente: Snam, di fatto il cliente unico per il quale lavora la friulana Salp, che si è trovata nel posto giusto al momento giusto, avendo ovviamente le necessarie competenze.
«Ci siamo aggiudicati i lotto 5 del collegamento tra Sestino e Minerbio – spiega l’amministratore delegato di Salp, Fabrizio D’Alessio –: 40 chilometri di tubo del diametro di circa un metro e mezzo per un valore contrattuale di 80 milioni di euro». Un lavoro che è una corsa contro il tempo: la dorsale dovrà essere pronta entro il 1 febbraio 2027. Per due ragioni: la prima è che i lavori finanziati dal Pnrr hanno come dead line – pena la perdita dei contributi – la fine del 2026. La seconda è che dal 1 gennaio 2027 dalla dorsale dovrebbe iniziare a passare il gas, «quantomeno – spiega D’Alessio – Snam avrà firmato i contratti e il fornitore, in forza di quei contratti, staccherà la fattura, che il gas passi o meno. Insomma, se l’opera non dovesse essere pronta – avverte il manager – si andrebbe incontro a un doppio danno economico finanziario».
In portafoglio, Salp conta anche un intervento da 60 milioni relativo all’allacciamento di spina della dorsale di Genova.
«Opera anche questa strategica – prosegue D’Alessio :– perché quello che oggi non flussa da Tarvisio, il cui tubo è pieno d’aria, è stato in parte sostituito dal metanodotto che porta il gas del Nord Europa e che oggi garantisce il 20% del fabbisogno, 6 punti percentuali in più rispetto al passato, e che crescerà ancora grazie all’approvvigionamento dal rigassificatore che da Piombino sarà spostato appunto nel capoluogo Ligure».
Le due maxi commesse per Snam più qualche lavoro minore valgono alla società friulana un portafoglio di circa 200 milioni di euro, come ricorda il presidente di Salp, Ugo Frata: «Stiamo partecipando alla costruzione di una delle più importanti infrastrutture lineari degli ultimi decenni nel nostro settore. Ci aspetta un lustro impegnativo. L’impresa si è strutturata e si sta attrezzando con nuove tecnologie e nuovi importanti investimenti in macchine ed attrezzature di nuova generazione che meglio sposino la sicurezza del lavoro e l’impatto ambientale».
Alla costruzione, Salp affianca fin dalle origini l’attività di manutenzione, che è il suo core business storico: «Abbiamo la responsabilità delle manutenzione di tutta la rete Snam a Nordest – evidenzia l’Ad –: andiamo dal Friuli Venezia Giulia al Veneto, dalla Lombardia fino alla sponda veronese del lago di Garda all’Emilia Romagna fino a Ravenna». L’azienda dunque realizza gli impianti e si occupa poi della loro manutenzione, il tutto con circa 310 dipendenti tra ingegneri e maestranze.
D’Alessio, insieme al presidente Frata, è alla guida di Salp dal 2016, da quando cioè l’azienda, nonostante un portafoglio gonfio di ordini, si ritrova a dover fare i conti con una crisi di liquidità finanziaria e attiva una procedura di concordato in continuità. Il manager riesce a portar fuori dalle sabbie mobili l’impresa – «anche grazie al fatto che Snam non stacca la spina» riconosce lui – e portare positivamente a termine la procedura concorsuale– «Dopo 5 anni la chiudiamo e facciamo entrare in società due partner istituzionali quali Invitalia (Mise) e Friulia (Regione Fvg)».
Oggi quello che D’Alessio definisce “inciampo” è storia passata. Salp è tornata a correre. Ha chiuso il 2023 a 46,6 milioni di euro di ricavi contro i 34,6 del 2022, in crescita del 23%, con un margine operativo lordo di 7,4 milioni (26% sul fatturato) contro i 4 milioni del 2022 e con un utile netto di 2,3 milioni contro i precedenti 1,2.
«Quest’anno – conclude l’amministratore delegato – prevediamo di chiudere il fatturato intorno ai 70 milioni di euro, con margini operativi a doppia cifra e redditività molto importanti».
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