La presidente degli industriali vicentini Dalla Vecchia: «Noi veneti siamo bravi a fare tutto, ma incapaci di attrarre i giovani»

La prima presidente donna della territoriale vicentina ha voluto dare alla dimensione futura il centro del suo primo discorso davanti agli associati. Al centro il seme di ogni futuro possibile, le nuove generazioni, che ha condensato in una battuta quando è stata raggiunta sul palco dal presidente della Regione Luca Zaia. «Noi veneti siamo bravi a fare tutto, ma ci mancano i giovani» ha detto
Roberta Paolini

VICENZA. L’orgoglio, l’energia, l’entusiasmo, ma anche l’autocritica. Alla Margraf di Gambellara l’impresa si è ripresa il suo palco. Con una presenza straordinaria per l’epoca Covid: oltre 1000 imprenditori. L’assise di Confindustria Vicenza, svoltosi ieri nell’area logistica del gruppo celebre nel mondo per i suoi marmi, è stato il primo evento in presenza per le associazioni degli imprenditori. E in quel capannone circondati e specchiati da lastre di marmo si respirava la consapevolezza di essere passati attraverso la tempesta, uscendone vivi.

Laura Dalla Vecchia, prima presidente donna della territoriale vicentina, ha voluto dare alla dimensione futura il centro del suo primo discorso davanti agli associati. Al centro il seme di ogni futuro possibile, le nuove generazioni, che ha condensato in una battuta quando è stata raggiunta sul palco dal presidente della Regione Luca Zaia. «Noi veneti siamo bravi a fare tutto, ma ci mancano i giovani» ha detto.

L’esordio lo ha affidato ad una frase di Danilo Longhi: “La differenza tra il deserto e un giardino non è l’acqua ma l’uomo”. Spiegando: «Stiamo vivendo un momento di fiducia, le previsioni parlano di un Pil in forte crescita e di una domanda mondiale in aumento». E ancora: «Il Nordest si sta confermando come uno dei motori del paese». Di più «il primato vicentino dell’export pro-capite è così consolidato che non fa più notizia». E via compulsando. Fino ad arrivare al punto vero della faccenda: «Nel mezzo di una ripresa tanto agognata – dice Dalla Vecchia – pare una beffa, ma oggi non riusciamo a trovare sufficiente manodopera, specializzata e non».

E il domani, dice non promette meglio dell’oggi. A Vicenza, una delle capitali dell’industria, anche molto innovativa, italiana, ci sono 22 mila under 40 in meno e 9 mila over 64 in più. Una relazione che dice purtroppo tutto. Il tema è quello dell’attrattività del territorio, di Vicenza, ma del Veneto in generale. E dell’attrattività delle imprese, con un mea culpa che Dalla Vecchia coraggiosamente pronuncia. Di fatto il problema non è solo il cosiddetto mismatch di competenze ma è proprio che «il lavoro in azienda ha perso appeal, le giovani generazioni non vedono nella manifattura un luogo in cui poter realizzare le proprie aspettative» dice. «Noi imprenditori non abbiamo valorizzato fino in fondo quanto di meraviglioso accade quando creiamo i nostri prodotti».

Una meraviglia che sta anche nei dati della ripresa, commentata «con cautela, perché aspettiamo la fine dell’anno per vedere come va a finire – dice Claudia Piaserico, a capo di Federorafi – ma sento molto entusiasmo». Celebrata da Enrico Carraro, leader di Confindustria Veneto, «questa sala gremita da mille imprenditori dice tutto». A Vicenza la produzione segna andamenti a doppia cifra, nel secondo trimestre, con un aumento del 28,7 per cento, anche se avverte Dalla Vecchia: «Il lavoro da fare è tanto, e i risultati non sono scontati, la carenza di manodopera e di materie prime restano ancora due questioni irrisolte».

Cristina Scocchia, ad di Kiko e nel cda di EssilorLuxottica e Illy, tra gli speech dell’assemblea, spiega bene la situazione: «per far tornare i ragazzi dall’estero le nostre aziende devono dare un percorso di carriera. All’estero l’ascensore sociale funziona meglio. Va messo al centro il merito e poi comunicarlo». La nostra scuola sforna dei disoccupati, dice, «abbiamo solo il 20 per cento dei laureati, 14 punti sotto gli altri, vinciamo sull’abbandono scolastico e sull’analfabetismo funzionale. La scuola va cambiata e questo non sta succedendo. Gli imprenditori li vogliono i giovani». Se schieri i migliori vinci, dice ancora, una legge semplice: «noi stiamo giocando con mezza squadra. Con quel tappo alla carriera che conoscono bene le donne. Sono diventata dirigente a 30 anni, quando sono diventata amministratore delegato di L’Oreal Italia avevo 39 anni e la casa madre si è posta il problema di darmi la qualifica una volta compiuti i 40 anni, quel 3 davanti disturbava, essendo la carica assegnata in Italia».

Officina Stellare, società quotata, base a Bassano del Grappa, che di mestiere costruisce lenti per telescopi, è l’altra faccia della medaglia, loro vogliono i talenti più incredibili attrarli non è tuttavia semplice. «Abbiamo solo un vicentino – spiega Giovanni Dal Lago ceo e co-fondatore dell’azienda– tra l’altro è un cervello di ritorno un ingegnere aerospaziale è rientrato dal Giappone. Ma in generale farli tornare qui non è semplice. Anche se la piccola provincia ha il suo fascino, il nostro territorio è attrattivo, Vicenza è pur sempre la città del Palladio».

Il talento è alla base del successo di qualsiasi organizzazione, lo ribadisce anche un “guru” come Renzo Rosso: «Io devo il mio successo ai mie collaboratori, senza di loro io non sarei nulla, per questo a Breganze ho costruito un posto meraviglioso per lavorare». Un territorio che Rosso non ha mai voluto abbandonare: «Il Veneto è figo, non me la sono sentita di andare a Milano. Qui c’è una qualità della vita diversa, la cultura».

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