La sfida di Leonardo nell’aerospazio. «Pronti a crescere anche a Ronchi»

Digitalizzazione spinta, sicurezza cyber, intelligenza artificiale, alleanze internazionali, acquisizione di società innovative. Leonardo scommette su un piano industriale di forte crescita e ad alto tasso di tecnologie, sospinta dai venti di guerra che spirano anche in Europa e che fanno prevedere il quadruplicamento del settore Difesa. L'amministratore delegato Roberto Cingolani, in relazione alle prospettive per il gruppo pubblico al 2028, si dice convinto di poter "sbloccare il potenziale di crescita del business di Leonardo, portando il gruppo a raggiungere una forte crescita nella top line, una redditività a doppia cifra entro il 2026 e il raddoppio del Focf (flusso di cassa operativo) entro la fine del piano". Sul versante industriale, in rampa di lancio la nuova divisione Spazio. Cingolani ha raccontato come il nuovo settore, concretamente si tratta di satelliti, sia in costruzione, anche in termini di reclutamento di risorse umane.
I piani per Ronchi
Fra i suoi 50 unità produttive, Leonardo annovera nel Nord Est quello di Ronchi dei Legionari (velivoli con pilotaggio da remoto) e le officine di Tessera per assemblaggio e assistenza sugli elicotteri. Il gruppo insomma ha una presenza diretta in Friuli Venezia Giulia e Veneto, anche se nelle altre undici regioni lavora la parte preponderante dei 50 mila dipendenti. «In un contesto di crescita, tutti gli stabilimenti sono destinati a beneficiarne», ha detto in via generale il manager pubblico senza spingersi sulle situazioni specifiche.

L’asse con Fincantieri
Si aggiunga che è recente, dell'ottobre scorso, il memorandum con Fincantieri per il "dominio subacqueo" definito di portata strategica. Riguardo ai rapporti con il gruppo navalmeccanico Cingolani, durante la sessione di domande e risposte con gli investitori seguita alla presentazione del piano industriale, è stato interpellato sui rumor insistenti di una possibile cessione di Wass, la controllata di Livorno attiva nel settore degli armamenti navali, proprio a Fincantieri. L'ad di Leonardo ha detto che «al momento non c’è ancora nulla, ci auguriamo sinergie con Fincantieri ma al momento stiamo ancora studiando i numeri». Certo i rapporti tra Leonardo e Fincantieri sono ripresi e sono diventati «molto buoni» ma al momento, è stato detto, sul tavolo non c’è ancora nessuna operazione chiusa o in via di conclusione.
I numeri
In termini di cifre, l'ex ministro arrivato al vertice della controllata pubblica nove mesi fa stima di raccogliere per il gruppo 105 miliardi di euro di ordini complessivi a fine piano, con una crescita media annua del 4%, e ricavi cumulati per 95 miliardi, con un incremento medio annuo del 6%. La redditività, in termini di margine operativo lordo sui ricavi, è prevista in doppia cifra al 10% nel 2026 e all'11,5% nel 2028. In particolare i ricavi a fine piano sono indicati a 21,3 miliardi (16,8 miliardi nel 2024) e l'Ebitda a 2,5 miliardi (1,44 miliardi quest'anno). Sotto il profilo della remunerazione del capitale, il gruppo punta «a incrementare in maniera sostanziale nell'arco di piano il ritorno per gli azionisti», anche con un possibile buyback. In programma comunque un crescente rigore sui costi, compatibilmente però con la necessità di dare corso agli investimenti finalizzati alle acquisizioni e alla crescita organica (con lo "strumento chiave" rappresentato dall'intelligenza artificiale). In termini strategici, il manager invoca urgentemente progetti, piattaforme e quindi investimenti a livello continentale, tipo Pnrr, per dare più efficacia alle spese per la Difesa. Superando se necessario, ha detto, i vincoli posti alle aggregazioni europee dalle norme antitrust.
Economia di guerra
«In un'economia di pace - ha spiegato il manager - l'antitrust garantisce l'economia di mercato, ma ora siamo in un'economia quasi di guerra e bisogna chiarire quali sono le priorità, a mio parere dal punto di vista dei cittadini ora la priorità è la difesa».
Numeri e argomenti che sembrano convincere i mercati. Il titolo di Leonardo ieri mattina non ha fatto prezzo in avvio di Borsa, poi è entrata negli scambi balzando del 5,6% e ridimensionando i guadagni a fine seduta a più 0,81% a 20 euro. Leonardo archivia il 2023 con un utile netto a 695 milioni, in calo del 25,4% sul 2022, il cui dato rifletteva la plusvalenza realizzata dalle cessioni dei business Global Enterprise Solutions e Advanced Acoustic Concepts di Leonardo DRSI. Il risultato netto ordinario migliora comunque del 6,5% a 742 milioni. Confermati ordini (17,9 miliardi) e ricavi (15,3 miliardi). In particolare i ricavi sono in crescita del 3,9%, grazie anche alla significativa ripresa delle Aerostrutture (+34%) e all’andamento dell’Elettronica per la Difesa e Sicurezza e degli Elicotteri.
Il dividendo
Il cda ha deliberato di proporre all'assemblea degli azionisti la distribuzione di un dividendo raddoppiato a 0,28 euro a valere sull'utile dell'esercizio 2023, in pagamento dal 26 giugno 2024. ——
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