L'ad di Generali Real Estate Mazzocco: «Il Covid accelera il cambiamento: abitazioni con spazi più flessibili»

L'amministratore delegato di Generali Real Estate: investiamo sugli uffici nelle principali città europee e puntiamo sul residenziale a reddito. "Lo smart working, per esempio, resterà in parte un fenomeno strutturale, richiedendo spazi abitativi più flessibili. Gli uffici si adatteranno alla diffusione del lavoro da remoto, pur restando centrali nella strategia delle grandi aziende"
Aldo Mazzocco visto da Massimo Jatosti
Aldo Mazzocco visto da Massimo Jatosti

Aldo Mazzocco è amministratore delegato e direttore generale di General Real Estate, presidente di CityLife. Con 31 miliardi di masse in gestione la società del Leone, con uffici in nove Paesi europei, è uno dei quindici maggiori investitori globali in real estate.

Già capo dell'immobiliare in Cdp ed amministratore di Beni Stabili e Fonciere des Regions, Mazzocco è stato eletto il miglior Ceo italiano del 2020 nel campo immobiliare da una rivista di avvocati d'affari.

«Affrontiamo la pandemia cercando di farci guidare negli investimenti in progetti immobiliari da criteri virtuosi e di prudenza. Anche noi contribuiamo al Programma europeo annunciato a marzo dal Group Ceo Philippe Donnet, a sostegno delle piccole e medie imprese e delle infrastrutture sostenibili».

Come sta cambiando l'investimento immobiliare al tempo della pandemia?

«La pandemia accelera fortemente tendenze di mercato che erano già in atto da tempo. Lo smart working, per esempio, resterà in parte un fenomeno strutturale, richiedendo spazi abitativi più flessibili. Gli uffici si adatteranno alla diffusione del lavoro da remoto, pur restando centrali nella strategia delle grandi aziende; ma gli investimenti e le tecnologie introdotte in questi mesi lasceranno in eredità una gestione degli spazi ad ufficio ben diversa dal passato. Il forte aumento dell'e-commerce farà poi crescere i servizi legati alla logistica, penalizzando parte del settore retail ed accelerando la selezione naturale dei grandi centri commerciali».

Come vi adattate ai nuovi scenari della crisi?

«Stiamo ribilanciando le nostre strategie di investimento assegnando pesi diversi al nostro portafoglio di 10 fondi paneuropei specializzati in altrettante strategie immobiliari. Continuiamo comunque a credere nell'importanza del settore uffici, che rappresenta circa il 60% del valore del portafoglio immobiliare di Generali. Grazie al Fondo Europeo Uffici Core, che sfiora ormai i tre miliardi di immobili in gestione, individuiamo opportunità di investimento nelle principali città europee. Puntiamo molto anche sul settore residenziale a reddito, notoriamente meno profittevole ma che i bassi tassi di interesse rendono nuovamente interessante. Siamo positivi anche sulla logistica e molto selettivi nell'investimento in centri commerciali».

Modulate le scelte anche in base alle nuove realtà demografiche e sociali?

«La nostra strategia di portafoglio viene aggiornata ogni sei mesi e si alimenta con dati economici, demografici e con elaborazioni di intelligenza artificiale. Stiamo per esempio lanciando in Italia un progetto di edilizia residenziale dedicato alle persone sopra i 65 anni, che vogliamo poi esportare anche in Europa. Non si tratta di residenze per anziani, bensì di nuovi quartieri con migliori criteri di protezione sociale, assistenza e medicina territoriale».

Il patrimonio immobiliare di Generali ha ancora un valore strategico e di immagine? Il Leone è presente nelle più importanti piazze delle città storiche nel mondo.

«Non possiamo dimenticare che il gruppo investì sin dalla fondazione nel 1831 in edifici di pregio situati in importanti piazze italiane e internazionali. Condivido con molti colleghi ed azionisti l'idea che, accanto agli obiettivi di rendimento e di crescita, noi si abbia anche la responsabilità di tramandare questo importante patrimonio storico alle generazioni future. Alcuni immobili rappresentano veramente "i quadri di famiglia" di questo grande Gruppo e vanno mantenuti in perfetta efficienza per estrarne il massimo di redditività e di valore patrimoniale».

Come investite nelle città?

«Cerchiamo in Europa e nel mondo immobili di qualità per poter crescere dimensionalmente, anche cedendo ciò che rischia di diventare obsoleto. Crediamo ancora molto nel futuro direzionale e residenziale di Berlino e presto ritorneremo a Londra. Sono ancora convinto che Roma possa ritornare ad essere una piazza interessante. In Asia investiamo a Singapore, Seul, Tokio, Sidney e Melbourne. Per dare un'idea del peso dei diversi paesi europei nel nostro portafoglio immobiliare di circa 32 miliardi di euro, possiamo dire che circa 1/3 è collocato nella regione parigina, con l'Italia attorno al 25% e la Germania al 13,5%. L'Asia ha superato l'1% quest'anno ma è destinata a crescere».

Le torri di Citylife sono il nuovo simbolo di Milano.

«Le Torri rappresentano il nostro maggiore investimento assieme al quartiere di Citylife, quasi completato, con 18 ettari di parco pubblico, un centro commerciale bellissimo e di più di 650 appartamenti disegnati da grandi architetti internazionali, gli ultimi 103 in costruzione oggi. Con la consegna della terza torre a Pwc in ottobre, il centro direzionale ospiterà, quando la pandemia sarà superata, circa 10 mila lavoratori, a cui si aggiungeranno i 3.500 dell'ultimo grande "portale", disegnato dallo studio BIG di Copenaghen, che sarà completato nel 2023».

Ultime acquisizioni?

«Di recente abbiamo acquistato un importante complesso di uffici a Issy Les Moulineaux, vicino Parigi, l'International Business Center (Ibc), a Praga e un bellissimo palazzo a Berlino Mitte».

Con quali criteri valorizzate gli immobili storici?

«Abbiamo creato una funzione europea di project management per poter effettuare lavori di ristrutturazione ed ammodernamento di immobili. Investiamo circa 250 milioni annui nella riqualificazione dei nostri immobili più pregiati. A Venezia è partito il progetto di recupero delle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco. Un anno fa a Trieste abbiamo completato il restauro del Palazzo Rosso, costruito dall'architetto Berlam nel 1928 sul modello dei grattacieli americani, che diverrà il nuovo centro internazionale di formazione del gruppo, la Generali Group Academy».

Un altro palazzo iconico è piazza Cordusio nel cuore della City milanese.

«La ex sede di Generali sarà trasformata in un hotel a 5 stelle. Il palazzo, che ha il Leone di San Marco in testa alla facciata del 1831, ha ospitato gli uffici di Generali fino al trasferimento nella Torre Citylife nel 2018 e diventerà un Gran Melià con 70 camere e terrazzo vista Duomo».

Cosa pensa dei progetti di recupero del porto vecchio a Trieste?

«Sullo sviluppo immobiliare del porto vecchio, finalmente sdemanializzato e assegnato al patrimonio disponibile del Comune di Trieste, pesa indubbiamente l'impatto economico della pandemia, soprattutto su commercio e turismo. Posso dire che la bellezza del luogo e della città sono impareggiabili e fanno pensare certamente a un "waterfront" che può diventare uno dei più belli al mondo. Ma non sono tempi per grandi visioni e progetti faraonici: serve un business plan realistico con una solida struttura finanziaria, ben dotata di capitali pazienti che possono venire solo da investitori istituzionali e governata da amministratori di grande capacità».--

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © il Nord Est