L’amicizia tra Lino Dainese e Valentino: quella supertuta che ha cambiato tutto
Quando Lino andò da Vale per dirgli che stava studiando un sistema airbag da mettersi addosso, anche il ragazzo d’oro della MotoGP aveva sgranato gli occhi, «per noi piloti la tuta è sacra». La sua seconda pelle appesantita da un congegno del genere? Non scherziamo. E invece quell’intuizione incredibile ha cambiato tutto e non solo nel motociclismo

VICENZA. Quello tra Valentino Rossi e Lino Dainese è stato molto di più del sodalizio tra una azienda e il suo pilota. È la storia di un grande amore comune, quello per la velocità, che ha tenuto unito la rockstar delle due ruote e la rockstar dell’impresa. Ed è stato anche l’amore per la vita oltre quelle velocità impossibili e il pericolo: “Lino mi ha salvato un sacco di volte” ha detto Valentino qualche anno fa.
“Le guardavo fin da piccolino quelle tute, perché erano quelle dei campioni. E oggi posso dire che quelle tute hanno salvato buona parte delle mie ossa e della mia pelle”.
Il ragazzino con i grandi occhi celesti e i riccioli biondi è diventato un uomo, 42 anni e mezzo e nove titoli in tutta la carriera, sei in MotoGP e l’unico del Motomondiale ad aver vinto in quattro classi differenti. Il fulmine giallo con il numero 46 ha conquistato 115 gp, è salito su 235 podi, è partito in testa con 65 pole. Il pilota per sempre, anche dopo l’addio alla pista, il genio con l’istinto e il talento furente. E con lui che è diventata grande anche la Dainese.
La sua tuta, la sua pelle.
Lino Dainese il vulcanico fondatore del gruppo, nato negli anni Settanta nel Vicentino, ne è consapevole. «È stato un grande compagno di viaggio». Un’amicizia che è diventata un libro di storia per le tecnologie degli sport dinamici: si chiama Dar, è l’archivio di Dainese dove sono conservate le tute, gli studi, i primi modelli e l’evoluzione di un’azienda unica che ha fatto la storia degli sport dinamici, del design e della bellezza italiana. Da quell’assurda intuizione che Valentino gli aveva bocciato: la tuta airbarg.
Quando Lino andò da Vale per dirgli che stava studiando un sistema airbag da mettersi addosso, anche il ragazzo d’oro della MotoGP aveva sgranato gli occhi, «per noi piloti la tuta è sacra». La sua seconda pelle appesantita da un congegno del genere? Non scherziamo. E invece quell’intuizione incredibile ha cambiato tutto e non solo nel motociclismo, ha cambiato tutto per tanti sport dinamici, lo sci, la vela, l’equitazione. Poi quelle tecnologie Lino Dainese le ha portate nello spazio e di nuovo nel mondo reale per proteggere i lavoratori, gli anziani, per rendere più sicuri i bambini in auto.
Dentro all’archivio Dar c’è il calco della testa di Valentino, lo studio sui caschi Agv, fatti sempre da Dainese, e i guanti e le tute usate in gara. Nella foresta delle tute ci sono tutte, sono la memoria di quello che è stato e di quello che potrà ancora essere, una volta la “corazza” dei piloti, finita una gara, rovinata, strappata, tagliata veniva buttata via. Lino le ha conservate tutte, sapeva che in quel passato che aveva graffiato la pelle c’era scritto cosa bisognava fare dopo.
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