L’asfalto del circuito di Monza con la plastica riciclata di I.Blu

L’azienda del gruppo Iren è specializzata nella selezione dei rifiuti plastici e nella trasormazione di quelli più complessi d rigenerare in nuovi semilavorati

Maura Delle Case

Riciclare plastiche non riciclabili. Sembra una contraddizione in termini e invece è la mission di I.Blu, società di Tavagnacco che nel 2020 è stata rilevata da Iren e che si occupa di selezione dei rifiuti e di riciclo della quota di plastiche che non può essere trattata normalmente, ottenendo, in ossequio ai dettami dell’economia circolare, nuove materie prime. Tre in particolare: Blupolymer® (granulo riciclato utilizzato in processi di stampaggio ad iniezione, estrusione e compounding), Bluair® (materia prima riciclata utilizzata nei processi metallurgici e siderurgici in sostituzione del carbone) e Blu-c® (materia prima seconda usata nel settore petrolchimico).

Prodotti innovativi che si sono ritagliati importanti spazi di mercato, entrando in molte acciaierie – la prossima potrebbe essere l’ex Ilva di Taranto – e manti stradali, tra gli altri quello dell’autodromo di Monza, rifatto l’anno scorso utilizzando uno dei prodotti I.Blu. Materiali brevettati, frutto di importanti attività di ricerca, che sono valsi alla società friulana un posto tra le imprese più innovative del Nord Est Italia, premio che nei giorni scorsi è stato consegnato all’Ad di I.Blu, Roberto Conte, in occasione dell’Open Innovation Day del Consorzio iNEST.

Al quartier generale di Tavagnacco, si affiancano tre siti di selezione dei rifiuti, a San Giorgio di Nogaro (dove avviene anche l’attività di reciclo), Rovigo e Reggio Emilia, dove lavorano complessivamente 400 dipendenti. Sotto il cappello di Iren – multi servizi con oltre 11 mila dipendenti e 7 miliardi di ricavi – i.Blu è crescita anno dopo anno passando dai 49 milioni di ricavi del 2020 (anno dell’acquisizione) ai 70 milioni del 2024.

«Un bell’esempio di incubazione» commenta l’Ad ricordando che dall’ingresso nel gruppo di Reggio Emilia l’azienda ha completato l’investimento a San Giorgio, nel 2021, potendo così contare su un nuovo, rilevante sito. Realtà che insieme alle altre consente oggi a I.Blu di avere una capacità produttiva di 500 mila tonnellate di cui 300 mila sono i rifiuti da imballaggio in plastica attualmente avviati a selezione e riciclo 80 mila dei quali poi riciclati direttamente da IBlu.

«La selezione riguarda esclusivamente l’Italia – spiega Conte –, mentre i prodotti frutto dell’attività di riciclo vanno anche all’estero. Oggi comunque quasi tutte le acciaierie presenti in Italia, che siano altiforni o ad arco elettrico, utilizzano in qualche misura il nostro prodotto, mentre all’estero abbiamo il nostro principale cliente che è austriaco e stiamo riscontrando un fortissimo interesse sia in Spagna che in Germania». Tornando al Belpaese, «siamo in procinto – annuncia a mezza voce, quasi per scaramanzia, Conte – di affiancare Acciaierie d’Italia a Taranto e accompagnare così quel sito in un pezzetto di transizione ecologica».

Un altro utilizzo del prodotto riciclato di I.Blu è quello negli asfalti che l’azienda commercializza insieme a Mapei. «Miscelato con l’asfalto dei manti stradali consente di prolungarne la vita, grazie alla maggiore elasticità – spiega ancora il manager – e di ridurne le emissioni. È’ un prodotto che viene usato molto all’estero, specie dove c’è alta circolazione di mezzi pesanti, ma che abbiamo utilizzato, ad esempio, anche per la riasfaltatura dell’Autodromo di Monza l’anno scorso».

Contribuendo alla transizione ecologica, i prodotti I.Blu valgono al Paese anche un non banale risparmio fiscale. «Per ogni tonnellata di plastiche non riciclate l’Italia deve pagare circa 800 euro di Plastic Tax – ricorda Conte –. Significa che le 80 tonnellate di plastiche che noi trasformiamo in nuovi prodotti generano un risparmio per il Paese di 64 milioni». Un altro contributo tutt’altro che banale.

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