Lattebusche a gonfie vele: ricavi record a 155 milioni

La cooperativa lattiero casearia martedì prossimo riunisce i soci presentando i conti 2024. Capitale sociale di 11 milioni dagli attuali 9,6, con il patrimonio netto a 22 milioni. Il dg Bortoli: «Nubi all’orizzonte, ancora non sappiamo se si trasformeranno in un temporale»

Stefano Vietina

 

 

Lo scenario è in un'immagine, quella che Antonio Francesco Bortoli ha fatto preparare per l'assemblea generale dei soci di Lattebusche, che si terrà martedì prossimo a Feltre: un cielo azzurro in cui si affacciano minacciose all'orizzonte alcune nubi.

«Che poi siano di passaggio o si trasformino in un temporale, ancora non lo possiamo sapere – dice il direttore generale della più grande cooperativa lattiero casearia del Veneto – ma di certo richiedono un monitoraggio costante del mercato».

Nubi che non possono comunque oscurare i risultati che verranno presentati in assemblea, con un fatturato record di oltre 155 milioni di euro, in crescita dell'8%, raggiunto in occasione dei 70 anni di vita della cooperativa.

Fra le nubi anche i dazi di Donald Trump? «Di sicuro è un'operazione, quella dei dazi americani, che non fa bene a nessuno. Ad oggi è impossibile valutarne l'effetto sul nostro settore e sulla nostra azienda».

All'ordine del giorno dell'assise altri due punti fondamentali: il rinnovo delle cariche per il prossimo triennio e l'aumento di capitale. «Per quest'ultimo – commenta Bortoli - si tratta di un'operazione di consolidamento, non finalizzata ad alcuna specifica iniziativa, che ci porterà ad avere un capitale sociale di quasi 11 milioni dagli attuali 9,6 milioni, portando il patrimonio netto della società a 22 milioni di euro».

Per quanto riguarda la gestione, Bortoli manifesta soddisfazione per i numeri in costante incremento. «La crescita rispetto al 2023 deriva da una maggiore quantità di latte prodotto dai nostri allevatori e da alcuni adeguamenti di prezzo alla vendita, assai relativi per la maggior parte delle nostre referenze, ma più sensibile per il prodotto principale che è il Grana Padano. E a parte qualche eccezione, abbiamo riscontrato per tutti i nostri prodotti un incremento rispetto all'anno precedente. I due canali di distribuzione più significativi sono la rete vendita (Gdo, normal trade, Horeca e grossisti) che sfiora i 70 milioni di euro, mentre 50 milioni di euro derivano dalla vendita a Caseifici Gran Terre».

L'unione delle griffe del formaggio Caseifici Gran Terre è una società nata dall'unione di Agriform (società consortile di cui Lattebusche detiene oltre il 40%) e Parmareggio, operazione che ha sposato Grana Padano e Parmigiano Reggiano.

Fondamentale anche il canale dei Bar Bianco, altra sfida vincente del manager feltrino e della sua squadra: nove punti vendita con 70 addetti, più di 3 milioni di presenze nei dodici mesi e un fatturato che a fine anno ha superato i 13 milioni di euro. Negozi, ma anche piccole piazze dove, come in un mercato, proporre i nuovi prodotti e sondare il gradimento della clientela. Oggi Lattebusche, guidata dal presidente Modesto De Cet, vuol dire 290 soci produttori di sette province (Belluno, Vicenza, Padova, Venezia, Treviso, Trento e Udine); sei stabilimenti di produzione a Busche e Padola, Chioggia, Sandrigo, Camazzole e San Pietro in Gu; nove punti vendita diretta; 300 dipendenti e 40 agenti; 4.100 ettolitri di latte lavorati al giorno per un totale annuo di 1,5 milioni di ettolitri; 3 mila esercizi commerciali serviti dalla rete di vendita e un fatturato di 155 milioni.

Antonio Francesco Bortoli, dg di Lattebusche
Antonio Francesco Bortoli, dg di Lattebusche

Antonio Francesco Bortoli, che lo scorso anno ha festeggiato i 50 anni di direzione generale di Lattebusche, sintetizza in poche parole le ragioni di un successo che segna record di anno in anno. «Abbiamo puntato sempre su qualità e innovazione, anche nelle piccole cose. Così ci siamo trasformati dalla sola produzione alla ricerca di mercati sempre più ampi in tutto il Nord Est; con la volontà di crescere anche attraverso le incorporazioni, ben 23, che oggi sembrano facili, ma che allora volevano dire lavorare di più e meglio degli altri».

Prima a brevettare un formaggio, il Piave, su iniziativa di Bortoli nel 1974, Lattebusche ha avuto la capacità di riunire nella cooperativa, dapprima, ben l'85% del latte prodotto nella provincia di Belluno e, dopo di creare prodotti e marchio, andando alla ricerca di nuovi mercati, in pianura. E qui Bortoli sottolinea la filosofia delle incorporazioni «che ha consentito di acquisire aree ed integrare meglio i canali di produzione e vendita secondo i principi della nostra cooperativa». E ora? «Il 2025 si è aperto per il nostro settore con un cielo azzurro; vediamo cosa ci porteranno le tante nubi all'orizzonte. Le affronteremo comunque come abbiamo sempre fatto, con attenzione e raziocinio, ma senza eccessive paure».

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