Le produzioni a basso costo in Asia non sono più di moda, anche Benetton riporta nel Mediterraneo le sue produzioni

Il gruppo dei maglioni colorati avvia un piano di reshoring dall’Oriente, aumentando i volumi produttivi in Serbia, Croazia, Turchia, Tunisia ed Egitto, con l'obiettivo di dimezzare la produzione in Asia dalla fine del 2022. Lo ha annunciato a Reuters l'amministratore delegato Massimo Renon

Roberta Paolini

TREVISO. Produrre in Asia non è più di moda, nella moda. Anche Benetton Group ha scelto di lasciare parte delle forniture che arrivano dal continente asiatico, dove per altro i Colori Uniti non hanno unità produttive e di spingere invece sulla produzione local. Essenzialmente nel bacino Mediterraneo. Questa potrebbe essere una delle eredità, positive per il mondo economico, del Covid. Per tante ragioni, non solo l’abbattimento dei costi e una razionalizzazione della logistica, ma anche per una riduzione dell’inquinamento. Produzioni più vicine ai mercati che si servono.

Benetton sta dunque portando la produzione più vicino a casa, aumentando l’attività in Serbia, Croazia, Turchia, Tunisia ed Egitto, con l'obiettivo di dimezzare la produzione in Asia dalla fine del 2022. Ad annunciarlo è stato lo stesso amministratore delegato dei maglioni colorati di Treviso Massimo Renon in una intervista a Reuters.

Renon ha fornito dettagli di una tendenza che interessa gran parte del settore poiché le linee di fornitura tese hanno aumentato i costi e i tempi di spedizione, minando un modello di business che si è dimostrato popolare negli ultimi 30 anni.

"È una decisione strategica avere un maggiore controllo sul processo di produzione e anche sui costi di trasporto", ha affermato Renon a Reuters, aggiungendo che quest'anno il gruppo ha già spostato oltre il 10% della produzione da paesi come Bangladesh, Vietnam, Cina e India.

Oggi un container può arrivare a costare dieci volte tanto rispetto al passato, senza la certezza di una data di consegna. Anche i costi di trasporto marittimo sono decuplicati a causa della scarsità di navi disponibili, poiché molte erano ferme durante la pandemia. Un aumento connesso alla ripresa della domanda dei consumatori.

Questo dilemma di spedizione sta innervosendo diverse aziende nel settore dell'abbigliamento e dei consumatori in generale. Renon, che lo scorso anno ha preso il timone di Benetton, per trovare la strada del rilancio per il gruppo dei maglioni colorati, ha spiegato che anche se i costi di produzione sono rimasti inferiori del 20% in Vietnam e Bangladesh rispetto ai paesi del Mediterraneo, tale vantaggio è stato compensato da tempi di consegna più lunghi innescati da intoppi di fornitura.

“Da un lead time medio di 4-5 mesi, oggi possiamo arrivare a 7-8 mesi (dall'Asia) data la mancanza di navi”.

Al contrario, quando i vestiti vengono prodotti in Egitto, la consegna ai magazzini e ai negozi in Europa può essere ridotta a 2 o 2-1/2 mesi, ha affermato Renon. Nel caso dei capi in lana, che produce in Serbia e Croazia, possono volerci solo 4-5 settimane, ha aggiunto. In questi due paesi, così come in Tunisia, Benetton prevede di aumentare la produzione nei propri siti, mentre in Egitto e Turchia sta lavorando con i fornitori. Da quel che risulta l’intento è saturare le unità produttive di proprietà. Come noto l’anima produttiva del gruppo è  Olimpias, la società nata quando si è deciso di scindere in tre il gruppo: il brand, l’immobiliare e gli stabilimenti. Olimpias, come il resto delle aziende del settore tessile abbigliamento, ha accusato nel 2020 un calo di fatturato nell’ordine del 30 per cento, chiudendo con una perdita di 8 milioni di euro.

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