Leonardo-Rheinmetall: accordo sui carri armati per l’Esercito italiano

Joint venture paritaria in vista di commesse per 23,2 miliardi

Cingolani: «Passo verso la creazione di un sistema europeo»

Luigi Dell'Olio
Roberto Cingolani, Amministratore delegato di Leonardo
Roberto Cingolani, Amministratore delegato di Leonardo

Alleanza italo-tedesca nei carrarmati. Leonardo e Rheinmetall hanno siglato gli accordi finali dopo che già a inizio luglio erano state poste le basi. Nasce una joint venture paritaria con sede in Italia. Si guarda in primo luogo alle future forniture all’Esercito italiano di 280 carri armati (metà da combattimento, l’altra metà veicoli di supporto) e oltre mille mezzi cingolati di fanteria leggeri, detti Aics o Aifv.

Due maxicommesse per un valore stimato in 23,2 miliardi di euro nell’arco di dieci o quindici anni. La joint venture avrà personale, ma non stabilimenti di produzione, che resteranno separati tra i due gruppi. Entro due-tre settimane verranno nominati i vertici, con l’ad che spetta al gruppo italiano e il presidente a quello tedesco.

Per capire come si è arrivati a questo accordo, occorre fare un passo indietro. Quello degli armamenti terrestri è il settore più frammentato dell’industria europea della difesa, il che limita la capacità di investire nell’innovazione. Un limite emerso in modo drammatico con l’invasione russa dell’Ucraina, che ha fatto scattare l’allarme in Europa. Da quel momento sono cominciati i colloqui per un consolidamento. Di pari passo le aziende del settore hanno cominciato a fare incetta di mandati dentro e fuori i confini nazionali.

Per citare proprio l’esempio di Leonardo, l’ex Finmeccanica oggi vale tre volte in più rispetto alla fine del 2021, per una capitalizzazione che supera i 12,2 miliardi di euro. «Si compie un passo significativo verso la creazione di un sistema della difesa europeo basato su piattaforme specializzate condivise. Rheinmetall e Leonardo puntano a sviluppare tecnologie all'avanguardia in grado di competere a livello internazionale», ha commentato Roberto Cingolani, ad di Leonardo.

A fronte di altri operatori di settore in Europa, la scelta è ricaduta su Rheinmetall in quanto quest’ultima ha i prodotti che il vertice delle Forze armate ritiene adatti per sostituire i vecchi carri Ariete e i blindati leggeri Dardo, che invece mancano nel portafoglio di Leonardo.

In particolare, la scelta è caduta sul carro armato pesante Panther Kf51 che il gruppo di Duesseldorf sta sviluppando da due anni, anche se la produzione industriale non ha ancora preso il via. Accanto a questo, l’Esercito acquisterà il Lynx, cingolato leggero di fanteria. I primi mezzi di questo tipo arriveranno nella Penisola entro fine anno, mentre per i Panther occorrerà attendere il 2027.

La consegna non riguarderà i prodotti finiti, dato che Leonardo, attraverso Oto Melara, realizzerà le torrette, fornirà l’elettronica e le trasmissioni. I tedeschi forniranno l’arma e lo scafo. Inoltre, i test di omologazione dei mezzi, le consegne e il supporto logistico saranno realizzati in Italia.

La creazione di una realtà integrata dovrebbe rendere più competitive anche le offerte ai bandi di Stati esteri. In particolare, la joint venture ha messo nel mirino il piano per realizzare il “Main battle tank”, carro armato pesante con il quale l’Europa intende proporsi sullo scacchiere internazionale, coinvolgendo i principali gruppi del comparto. Ma si guarda anche al di fuori del Vecchio Continente. «Ci sono contatti in corso; anche oltreoceano alcune tecnologie che sviluppiamo possono essere interessanti», ha aggiunto Cingolani.

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