L’industria cartaria riparte Salgono produzione e ordini
Il 2023 ha chiuso in flessione ma a fine anno sono arrivati segnali di ripresa
Gollino: «Penalizzati dal caro-energia, monitoriamo la direttiva sugli imballaggi»

Un biennio decisamente brillante a cui ha fatto seguito un 2023 in contrazione, con un calo della produzione marcato ma che non ha “bruciato” la crescita del ’21/22. Parliamo dell’industria cartaria che lo scorso anno in Italia, secondo le analisi dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine su dati Istat elaborati da Assocarta, ha chiuso con una produzione a 7,5 milioni di tonnellate, -14% rispetto all’anno precedente. Un dato negativo rintracciabile anche in provincia di udine dove, sempre secondo l’indagine condotta dall’Ufficio Studi di Confindustria Udine, le industrie del settore hanno visto un calo della produzione dell’8,8% sul 2022. Nel quarto trimestre si è però registrata, finalmente, un’inversione di tendenza, con un aumento della produzione dell’11,6% rispetto al terzo trimestre e del 15,4% rispetto allo stesso trimestre del 2022. Anche i nuovi ordini hanno segnato una virata in positivo: +6,9% rispetto al terzo trimestre e +5,7% rispetto allo stesso trimestre del 2022.
«I dati riflettono le fermate di impianti indotte dagli insostenibili costi (delle materie prime fibrose e di gas, energia e trasporti) a carico delle aziende e da riduzioni degli ordini, dovute sia al progressivo rallentamento del quadro economico nazionale, che a perdite di competitività nei confronti di Paesi con costi energetici più bassi» analizza il trend Stefano Gollino, capogruppo delle industrie cartarie, poligrafiche ed editoriali di Confindustria Udine.
Ricordando l’impennata del costi energetici «il prezzo del gas oggi è sceso a 25 euro/mWh - segnala Gollino - ma era arrivato a 346 euro/mWh ad agosto 2022». Il punto di partenza a fine dicembre 2019, pre-pandemia «si attestava a 13 euro/mWh», quindi nonostante la discesa, il valore nel raffronto con il 2019, resta ancora elevato.
Domanda debole lo scorso anno, rintracciabile nella -34,3% della produzione di carte per usi grafici (naturali -39,5%, patinate -31,6%), -2,3% per la produzione di carte per usi igienici e domestici, mentre ha segnato -10,2% la produzione di carte e cartoni per imballaggio (carte e cartoni per cartone ondulato -5,7%, altre carte per involgere e imballo -14,9%, altri cartoni per imballo, cartoncino per astucci e cartone grigio -16,7%).
Guardando al futuro prossimo «l’ottimismo c’è - ancora Gollino - legato in parte al trend del periodo ottobre-dicembre, in parte ad una auspicata ripresa dei consumi favorita dallo stop alla spinta inflattiva che dovrebbe portare con sé anche una revisione al ribasso dei tasso di interesse».
Non mancano ovviamente neanche le ombre, con l’annunciata direttiva sugli imballaggi che, senza correttivi, potrebbe impattare negativamente «sulle imprese italiane del settore - prosegue l’imprenditore -, imprese che da molti anni praticano con successo la strada dell’economia circolare». A dirlo, peraltro, sono i dati. Eurostat segnala che nel 2020 sono stati riciclati circa 27 milioni di imballaggi in carta su 33 immessi sul mercato, mentre la quantità di imballaggi in carta riciclati, in totale, è superiore al totale di quelli riciclati dalla plastica, metallo e vetro. Parlando di carta, solo una piccola parte degli imballaggi sono a diretto contatto con gli alimenti, circa 1,4 milioni. Da ricordare infine la normativa italiana che prevede il riutilizzo e il riciclo della carta e che ha determinato, come risultato, il riciclo di questo materiale che arriva a 7 volte e, in alcuni casi, anche a 25 volte.
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