L'intervista a Gianfranco Zoppas: «Premiati dalla nostra strategia globale»

L’INTERVISTA
«La strategia della globalizzazione ha premiato». Con queste parole Gianfranco Zoppas fa sintesi dei numeri «sorprendenti» con cui il gruppo di famiglia batte anche il Covid, con fatturati pressoché piatti rispetto al 2019 e margini in netta crescita (Ebitda e Ebit in crescita del 20% e del 40% rispettivamente, secondo i dati expected che saranno a breve licenziati dal board).
«Numeri impensabili se non avessimo collaboratori assai validi. L’orgoglio per il bilancio va di pari passo con l’aumento della forza lavoro. Tutto con un gruppo di diritto italiano, perché facciamo industria e non fisco/finanza», sottolinea Zoppas. La Zoppas Industries di Vittorio Veneto, che nel 1970 aveva ricavi equivalenti a 450 mila euro e oggi sopra a 740 milioni di euro, fa due mestieri assai differenti: da una parte progetta e produce resistenze elettriche e sistemi riscaldanti (Irca) e dall’altra si propone quale azienda in grado di progettare un contenitore plastico per le più svariate applicazioni fornendo poi i mezzi per la sua realizzazione, riempimento e confezionamento (Sipa).
Ma qual è stato l’andamento dell’uno e dell’altro alle prese con lo shock pandemia?
«Il gruppo con le sue due business unit ha 14 stabilimenti tra Italia, Romania, Serbia, Russia, Germania, Francia, Cina, Messico e Stati Uniti. Diversificazione e flessibilità operativa fanno parte da sempre della nostra strategia. Sul nostro essere globali bastano pochi numeri: l’export di Sipa va oltre il 95% e sottolineo che in Cina la produzione vale solo 25 milioni di euro, mentre per Irca l’export pesa l’85% con il nucleo made in Italy che incide il 12% sul totale».
Quali sono state le aree del mondo che vi hanno trainato?
«Il fatto di essere una piattaforma globale ci ha consentito di resistere meglio, beneficiando della ripartenza anticipata della Cina dove abbiamo avuto +13% nei ricavi sul ‘19, poi seguendo anche quella di Usa e Europa da ultimo. Ci siamo posizionati nei continenti e sui clienti, ora puntiamo sempre più a fornire soluzioni integrate e non solo componenti».

Quali sono stati i segmenti di mercato più vitali per voi? «Le applicazioni delle nostre resistenze in campo domestico, avionico, medicale e satellitare (siamo stati anche sulla sonda “Rosetta”). Il consumatore costretto in casa dalla pandemia si è reso conto che aveva elettrodomestici vecchi, da qui l’esplosione della domanda anche per i nostri componenti. Domanda che pensiamo si manterrà sostenuta anche nel medio periodo».
Che applicazioni hanno le resistenze elettriche nel campo biomedicale?
«Pensiamo a esempio a sterilizzazione e disinfezione, che hanno nella pandemia un traino fortissimo. Pensiamo che ci saranno sempre più forti investimenti in sanità e dunque, per noi, macchine per Raggi X, Tac, incubatrici. Ma pensiamo anche che le aziende sanitarie favoriscono le cure fuori ospedale. Da qui il boom delle macchine da dialisi da casa. Una linea che costituisce un trend di sviluppo globale per i prossimi anni. Vale per colossi del settore, così come per i fornitori di componentistica».
Siamo abituati a pensare alla resistenza elettrica come a una tecnologia antica. Ma in che modo è evoluta?
«Le tecnologie si sono evolute da quelle tubolari in metallo fino alle più sofisticate tecnologie flessibili, plasmate a seconda del loro utilizzo finale. Tecnologie applicate su prodotti sempre più complessi e con maggiori funzioni, tanto che dedichiamo ogni anno a ricerca e sviluppo tra il 7 e il 10% dei ricavi. Forniamo batterie di resistenza per centrali nucleari, per scaricare l’eccesso di energia. Siamo nel campo Oil&Gas nella raffinazione del petrolio, siamo nel processo chimico e farmaceutico. E noi vogliamo sempre più essere fornitori di soluzioni integrate, non di un singolo pezzo. Parliamo dunque di forniture di heating solutions per esempio su automotive, ferroviario, avionica. Il pavimento riscaldato per treni, navi, aerei è un esempio».
Che prospettive vedete per il comparto mobilità?
«Il trend sul ferroviario appare molto forte, i governi investiranno ingenti somme su Tav e revamping dei vecchi treni. Quanto alla green mobility per auto elettriche o ibride sta in tutti i piani Ue, dunque un orizzonte pieno di promesse. Anche in una auto elettrica, che funziona con una batteria che deve essere mantenuta a temperatura costante, una resistenza è indispensabile. Noi siamo coerenti con la linea green».
E però producete impianti per la fabbricazione di contenitori in plastica.
«Vorrei spiegare a Greta Thunberg, che il nostro impianto Renew è l’unico al mondo che usa al 100% Pet riciclato. Vorrei spiegare a Greta che usando solo plastica da contenitori riciclati per fabbricarne di nuovi abbiamo un incomparabile risparmio di energia e di impatto ambientale complessivo rispetto, per esempio, al vetro. Noi proponiamo una soluzione di vera economia circolare ed è grazie alla nostra capacità di essere veri system integrator che alcuni tra i più grandi player mondiali ci hanno commissionato un impianto Renew. La plastica non è il demonio, tutto dipende da tecnologia e uso».
Quali stime formula per l’anno appena iniziato?
«Il portafoglio ordini per i componenti ed i sistemi riscaldanti Irca è molto promettente, sia per applicazioni domestiche che industriali. E abbiamo tantissime trattative per Sipa in paesi nuovi con una grande crescita attesa in Africa, India, Middle East, per cui penso che il ‘21 andrà anche meglio dell’anno passato. La plastica prima considerata nemica durante la pandemia l’abbiamo riscoperta salvatrice della salute generale. Le nostre macchine per iniezione e soffiaggio della plastica servono per le bottiglie di acqua, ma anche per i contenitori di detergenti e igienizzanti e per uso medicale. Mi pare ne facciamo tutti un gran uso».
La pandemia avrà tra gli effetti collaterali anche di spingere su consolidamenti dei mercati, per via di fusioni e acquisizioni. Come vi può riguardare?
«Molte aziende saranno con il fiato corto, dunque si possono aprire opportunità incredibili. Quanto a noi, dipende da quel che si può digerire. Per via interna, cresceremo andando a completare la gamma dei prodotti e le possibilità di penetrare i mercati». Appartiene al vostro orizzonte l’apertura del capitale per spingere lo sviluppo? «Siamo sempre aperti a valutare Borsa e fondi. Ma non vediamo la necessità e non abbiamo in vista acquisizioni che lo richiedano. La famiglia è unita e vuol restare tale. Il nostro motto è crescere attraverso start up, la somma oggi è molto positiva». —
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