Luigino Pozzo eletto presidente di Confindustria Udine: «Imprese, ruolo centrale»

In assemblea nomina per acclamazione. «Senza di noi non c’è sviluppo». Mano tesa a Confindustria Alto Adriatico: «Pronti a lavorare insieme»

Maura Delle Case
I vertici di Confindustria Udine: da sinistra, Cescutti, Valduga, Pozzo e Toniutti
I vertici di Confindustria Udine: da sinistra, Cescutti, Valduga, Pozzo e Toniutti

Luigino Pozzo è il nuovo presidente di Confindustria Udine. Il fondatore della Pmp Industries di Coseano è stato eletto all’unanimità, per acclamazione, dall’assemblea dei delegati (120 gli associati aventi diritto al voto), che riunita a palazzo Torriani ha dato il via libera, il 10 gennaio, anche alla squadra dei tre vicepresidenti elettivi: Chiara Valduga (vicaria) Nicola Cescutti e Mario Toniutti.

“Le aziende al centro” potrebbe essere identificato come il motto che caratterizzerà il mandato quadriennale del neo presidente, che nella sua relazione programmatica ha esordito proprio da qui, evidenziando la necessità di rimettere «le aziende e gli imprenditori al centro del sistema». «Senza l’impresa non c’è sviluppo, futuro o occupazione. È necessario lavorare per dare il giusto ruolo alle aziende e questo ruolo – ha aggiunto – non può essere che centrale». Agli occhi dell’opinione pubblica, del sistema economico, della politica. Pozzo ha rivendicato un ruolo primario per la Confindustria friulana: «Udine rappresenta il 43% del Pil regionale, il 30% di questo è fatto dalle nostre aziende. Confindustria Udine dovrà occupare il ruolo che merita e che si è già guadagnata, distinguendosi non soltanto per la grandezza, ma per la sua specialità e capacità di innovare».

Diciotto in tutto i punti del suo programma. Punti che in parte ricalcano quelli cari all’ex presidente Gianpietro Benedetti, rispetto al cui mandato – concluso, a causa della prematura scomparsa dell’ingegnere, con 8 mesi di reggenza da parte di Piero Petrucco –, Pozzo ha detto di volersi muovere in continuità.

«Ci stanno a cuore i temi della scuola e della formazione, il futuro dell’Its, il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, l’immigrazione qualificata». Fondamentali per far fronte allo spettro, evocato ieri dallo stesso Pozzo, dei 100 mila lavoratori che verranno a mancare in Fvg entro il 2030. Vale a dire, dopodomani.

Interrogato sull’anno che si è appena aperto, il numero uno di palazzo Torriani non ha nascosto le proprie preoccupazioni: «Il 2025 sarà complicato e il nostro compito dovrà essere quello di sostenere le imprese, aiutandole a traguardare il 2026».

Anno che promette una luce in fondo al tunnel. Le variabili che oscurano l’orizzonte a breve termine sono infatti ancora numerose, a partire dagli effetti dei due conflitti in atto, altre potrebbero aggiungersene.

«I dazi minacciati da Trump? È certamente un tema al quale guardiamo con attenzione. Speriamo anzitutto che nel 2025 i conflitti vengano a cessare, dopodiché lo sappiamo, ci troveremo a dover far fronte ad altre guerre, di tipo economico, i dazi, ma anche l’avanzata dei Brics che stanno crescendo e minacciano monete alternative al dollaro».

Con questo macroscenario si misureranno anche le imprese friulane, fortemente orientate alle esportazioni. Imprese manifatturiere che stando ai dati diffusi ieri dalla Cciaa di Udine, elaborando il report Excelsior Unioncamere, a gennaio prevedono una flessione di assunzioni del 14,1% rispetto a un anno fa.

Soluzioni? «La soluzione passa da una maggiore specializzazione delle produzioni, non possiamo più permetterci quelle a basso costo». E a proposito di cosa il mondo dell’industria del Friuli Venezia Giulia possa permettersi o meno, Pozzo non ha trascurato i rapporti tra territori, gettando più che un ponte sul Tagliamento verso Confindustria Alto Adriatico.

«Oggi non si parla di regionalizzazione, non è per ora nei programmi» ha tenuto a precisare aggiungendo subito dopo, a proposito dei rapporti con la territoriale presieduta da Michelangelo Agrusti, che «lavoreremo insieme, a partire dai progetti di formazione dei lavoratori in Ghana e in Egitto, che stanno funzionando bene».

Agrusti ha recentemente annunciato di essere in procinto di attivare un tavolo di lavoro insieme alla Camera di Commercio di Pordenone Udine e alla Regione per redigere un piano decennale per la nuova manifattura. E Udine? «Non ci ha chiamato in causa? – ha concluso Pozzo – Sono certo lo farà».

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