Mabi diventa tutta francese. Chanel sale a quota 100%

La maison d’oltralpe da alcuni anni era azionista di minoranza con il 40%. Mario Biasutti: «Operazione che garantisce futuro e crescita all’azienda»
Maura Delle Case

Un altro pezzo di eccellenza manifatturiera friulana finisce in mano straniera. Stavolta tocca alla Mabi International di Mario Biasutti, azienda produttrice di borse e piccola pelletteria di lusso, la cui proprietà è stata recentemente acquisita da Chanel, colosso d’oltralpe dell’haute couture. La casa di moda parigina, nata all'inizio del ventesimo secolo dal genio di Coco Chanel, deteneva già dal 2019 una quota del 40% in Mabi, mentre il 60% della società era rimasto nelle mani di Biasutti, che recentemente ha deciso di cedere la quota di controllo al colosso francese. Una scelta che se da un lato consegna ai cugini d’oltralpe uno dei gioielli di famiglia della manifattura friulana, dall’altro promette di garantirne continuità e sviluppo. Un punto, quest’ultimo, che Biasutti, neo cavaliere del lavoro (è stato nominato quest’anno dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella), rimarca con forza.

La sua decisione, non facile, origina dalla necessità di garantire continuità all’azienda, che oggi conta su tre stabilimenti, a San Daniele del Friuli, dove Mabi è nata e dove ha il suo headquarters, a Padova e Scandicci, per un totale di 350 dipendenti, 200 dei quali al lavoro in regione.

Mario Biasutti
Mario Biasutti

Classe 1949, Biasutti si è guardato alle spalle e in mancanza di ricambio generazionale, «i miei figli fanno altre cose» spiega, ha deciso di affidare la sua azienda al socio francese. «Era il momento giusto - dichiara l’imprenditore friulano - e credo che per San Daniele poter vantare la presenza di un sito produttivo di proprietà di un marchio come Chanel sia motivo di grande orgoglio e anche una garanzia. In questa operazione - continua Biasutti - ho pensato infatti, come sempre, al mio Friuli, ottenendo garanzie sia per i dipendenti, che non solo verranno mantenuti ma anzi sono destinati a crescere in numero nei prossimi anni, che per la crescita dell’azienda».

I terreni intorno all’opificio offrono alla nuova proprietà la possibilità di futuri ampliamenti, che potrebbero rendersi necessari se la crescita continuerà al ritmo degli ultimi anni. Mabi ha infatti chiuso il 2022 con oltre 170 milioni di euro di ricavi, realizzati al 97% fuori dai confini nazionale, contro i 104 milioni dell’anno precedente. Un aumento esponenziale, che nel mondo del lusso, meno esposto alle turbolenze del mercato, difficilmente conoscerà battute d’arresto.

Del resto quella di Mabi è una storia tutta all’insegna della crescita. Biasutti apre l’azienda nei primi anni ’80, partendo da uno scantinato, dove inizia a produrre pelletteria con il marchio Andrea Mabiani. Attraverso investimenti in innovazione di processo, l’imprenditore trasforma via via la piccola impresa in uno dei principali produttori di borse e accessori di alta gamma per griffe internazionali. Negli anni lavora per i grandi della moda. Compresa Chanel che, riconoscendo l’altissima qualità garantita dall’azienda friulana, nel 2019 ne acquisisce il 40% per diventarne oggi proprietaria al 100%.

A fare da differenza è il dna di Mabi, «che non è - evidenzia Biasutti - una semplice azienda terzista, ma realizza l'intero processo produttivo, dallo sviluppo alla progettazione dei modelli, dalla prototipazione al taglio e all’assemblaggio, fino al confezionamento e alla spedizione». L’impresa produce ogni anno 120.000 borse e 300.000 articoli di piccola pelletteria.

Riproduzione riservata © il Nord Est