Meno imprese under 35 in Fvg: in un anno ne sono sparite 729
TRIESTE Crollano del 37% nel secondo trimestre dell’anno le iscrizioni d’impresa per gli effetti della pandemia. Ipotizzando nei mesi di novembre e dicembre effetti analoghi si arriva a stimare una perdita di nuove imprese nel 2020 di quasi 70 mila unità, di cui 20 mila imprese under 35. La stima è dei Giovani imprenditori di Confcommercio. In Friuli Venezia Giulia, secondo la Camera di commercio di Udine e Pordenone, le imprese giovanili registrate al 30 giugno erano 6.623 e rappresentano il 7% delle 101.110 aziende che costituiscono la base imprenditoriale della regione. In un anno sono quindi calate di 729 unità.
Nel primo trimestre 2020 si sono iscritte in regione 637 imprese under 35, mentre un anno fa erano 850. In percentuale il Fvg si piazza nelle zone basse della classifica e con l’Emilia Romagna presenta la percentuale più bassa di imprese under-35 con un valore pari al 6,6%, che corrisponde a 6.623 società registrate. Soprattutto nel periodo che stiamo attraversando, la natalità d’impresa appare particolarmente correlata alle aspettative che i neo-imprenditori ripongono nel futuro, tanto da crollare nel periodo di lockdown (con valori non giustificabili dal solo rallentamento delle attività amministrative) e di evidenziare una certa ripresa alla uscita dalla fase uno, destinata a ripiombare in dati negativi nella fase finale dell’anno», si legge nell’analisi.
Le imprese di giovani con meno di 35 anni sono quasi 530 mila, l’8,7% di tutto il sistema produttivo, anche se in calo di 80 mila unità rispetto a 5 anni fa. Alla perdita di 80 mila imprese giovanili hanno contribuito soprattutto il commercio, con 35 mila imprese in meno, mentre il settore della ristorazione ha perso quasi 5 mila imprese giovani. Questo si lega solo in parte a una riduzione della popolazione giovanile, perché nel tempo è sceso il rapporto imprese giovanili/giovani. Negli ultimi 10 anni circa 250 mila giovani, tra 15 e 34 anni, hanno deciso di lasciare l’Italia; in 10 anni, disoccupazione e calo delle nascite hanno ridotto di due punti percentuali il contributo dei giovani al Pil. La pandemia ha determinato un calo di iscrizioni giovanili nel secondo trimestre del –36,3% su anno, valore leggermente migliore della media (-37,1%), e migliore di quello registrato da imprese femminili (-42,3) e straniere (-50).
Guardando al commercio, l’impatto è stato del –36,6%, ma nel turismo le nuove imprese giovanili nel trimestre sono state due terzi in meno dell’anno precedente (-62,4%) e nelle attività sportive, di intrattenimento e divertimento oltre la metà (51,7%). Le imprese giovanili, esposte a una maggiore mortalità nei primi anni di vita, superati i 5 anni mostrano una probabilità di sopravvivenza superiore alle altre: a 8 anni dalla nascita ne troviamo ancora il 62% laddove le altre imprese sono diventate il 53%.
Per Andrea Colzani, presidente Giovani Imprenditori Confcommercio «diminuisce il contributo quantitativo dei giovani all’imprenditoria italiana, ma non diminuisce il contributo qualitativo, dalle competenze digitale alla proiezione all’innovazione all’attenzione alla sostenibilità ambientale, caratteristiche strategiche. La ricerca è stata elaborata in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Tagliacarne. —
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