Meno tasse, se gli utili restano in azienda. A Nordest interessate quasi 50 mila imprese

Aliquota fissa e piatta del 24% sugli utili dell’azienda

Compare nella legge delega per la Riforma Fiscale

Elena Del Giudice

Introdotta dalla legge di Bilancio 2017 e abrogata senza mai essere entrata in vigore, l’Iri si riaffaccia all’orizzonte trasformata - almeno così pare - anche nella denominazione: da Imposta sul reddito di impresa, a Imposta sul reddito dell’imprenditore.

L’Iri

In attesa dei decreti attuativi, i soli a chiarire le modalità applicative dell’imposta, l’Iri ricompare nella legge 111/2023 Delega al Governo per la Riforma fiscale che entrerà in vigore il prossimo 29 agosto. Tra le novità c’è dunque anche l’Iri che si candida ad essere la nuova imposta sostitutiva secca per la tassazione del reddito delle persone fisiche. Una modalità peraltro non obbligatoria (al pari dell’Iri delle origini, bisognerà esercitare un’opzione che, allo stato nelle ipotesi, dovrebbe essere per un quinquennio) a cui potranno accedere sia le imprese individuali che le società di persone a patto che abbiano adottato il regime della trasparenza fiscale.

La platea

La platea potenzialmente interessata in Friuli Venezia Giulia è di poco più di 7.500 soggetti, che salgono a circa 40 mila in Veneto, tra titolari di partita Iva e di impresa individuale e società di persone, numeri stimati sulla base delle dichiarazioni dei redditi del 2021 e la relativa classificazione fatta dal ministero delle Finanze. Ma quale dovrebbe essere il vantaggio, e se esiste, di aderire a questa nuova modalità?

Tassa flat

L’aliquota applicata sulla tassazione degli utili è fissa e “piatta”, pari al 24%. L’imposizione di una aliquota fissa sull’utile che resta in azienda, lascia intuire che la ratio della norma sia quella di spingere l’imprenditore a reinvestire e a patrimonializzate l’azienda, iniziando a colmare quel gap che penalizza le micro e piccole imprese italiane, comprese quelle nordestine, rendendole così più solide e meno facili prede di acquisizioni. Un altro esempio di norma che va nella stessa direzione è l’Ace, Aiuto alla crescita economica, riservato alle società di capitali. Nel caso in cui gli utili vengano distribuiti agli imprenditori, la tassazione avverrà secondo le aliquote ordinarie previste. Ora noi sappiamo quali sono oggi queste aliquote (sono in progressione e vanno dal 23% al 43%), ma non quali saranno in futuro, visto il cantiere in corso proprio in materia fiscale, quindi valutare ora i possibili fattori di vantaggio «è prematuro - è la considerazione di Giuseppe Graffi Brunoro, commercialista -. Il principio di tassare il reddito di impresa in modalità flat ha una sua logica ed è condivisibile, ma sarebbe un azzardo spingersi oltre perché in assenza dei decreti attuativi non è possibile fare un’analisi puntuale».

Conviene?

«È un fenomeno noto che, in un contesto di elevata pressione fiscale, le imprese possano essere indotte a scegliere una determinata forma giuridica principalmente per minimizzare l'imposizione fiscale, piuttosto che in base alle esigenze organizzative e operative dell'attività - aggiunge Micaela Sette presidente dell’ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Udine - ed è in questo contesto che l’introduzione dell’Iri, creando un regime di tassazione più neutro, potrebbe effettivamente ridurre questa distorsione, permettendo agli imprenditori di scegliere la forma giuridica che meglio si adatta alla natura e alle esigenze della loro attività. Inoltre l’Iri applicando un'unica aliquota di tassazione alle diverse forme di impresa, potrebbe contribuire a realizzare una maggiore equità fiscale. Questo è un principio fondamentale per un sistema fiscale che aspira ad essere giusto e sostenibile».

«Un meccanismo efficace per promuovere la crescita e lo sviluppo delle imprese - continua Sette - è sicuramente reinvestire gli utili, piuttosto che distribuirli. In questo senso l’Iri, se strutturata in modo appropriato prevenendone la detassazione, potrebbe servire come incentivo. Il successo dell’Iri come strumento di politica fiscale dipenderà in larga misura dalla riforma complessiva del sistema fiscale, in particolare dall’Irpef. È fondamentale che queste riforme siano coordinate in modo da creare un sistema coerente e equilibrato soprattutto per le piccole imprese e le ditte individuali». —

Riproduzione riservata © il Nord Est