Moda, una battuta d’arresto più grave di quelle passate
+91% L’aumento delle ore di cassa integrazione ordinaria da gennaio a settembre 2024

Il 2024 non è stato un anno positivo per il sistema moda in Veneto. A dirlo i dati del Tavolo Veneto della Moda aggiornati ad ottobre 2024 che testimoniano una battuta d’arresto pesante per un sistema che vale, in regione, circa 18 miliardi di euro, solo per il comparto manifatturiero. Un comparto che esporta nel mondo merci per oltre 9 miliardi di euro e che conta circa 9.500 unità produttive per 100 mila addetti.
Flessione dell’export e occupazione
Nei primi nove mesi del 2024, in Veneto l’export del solo settore calzaturiero ha registrato un calo del 13% sull'analogo periodo 2023. Le prime 5 destinazioni dell'export veneto, che coprono il 61,6% del totale, sono risultate: Francia (-8,4%), Germania (-17,7%), Polonia (+18,4%), Spagna (-0,7%) e Usa (-22,8%).
Dal punto di vista dell’occupazione, i dati dell’Osservatorio di Veneto Lavoro relativi ai primi 10 mesi del 2024 evidenziano il passaggio dall’uso intensivo degli ammortizzatori sociali alla flessione dei livelli occupazionali.

Uso degli ammortizzatori sociali
Nel frattempo, sul piano dell’uso degli ammortizzatori sociali, i numeri sono allarmanti: il confronto tra i dati gennaio - settembre del 2024 e lo stesso periodo del 2023 evidenzia che le industrie tessili hanno registrato un incremento delle ore di Cigo del 91%, mentre per la concia e le calzature l’aumento è stato del 57,6% e, per l’abbigliamento, del 90,1%. Ancora peggiori i dati relativi all’utilizzo dell’assegno di integrazione salariale Ais, con un incremento superiore al 200% delle ore e delle giornate utilizzate.
Una crisi senza precedenti
«Il nostro settore, come gli altri, ha vissuto cicli economici differenti» ammette Roberto Bottoli, coordinatore del Tavolo Veneto della Moda e presidente Sistema moda di Confindustria Veneto Est. «Questo però è un caso diverso: il Covid ha scompaginato il settore, la frenesia produttiva del post Covid ha dato un forte impulso al manifatturiero ma la crisi in Ucraina e le tensioni geopolitiche successive hanno frenato l’export su mercati importanti come la Russia. Un effetto a catena che ha appesantito aree strategiche come quella tedesca e francese, mentre gli Usa vivono l’incertezza di nuove politiche di dazi.»
Il peso dei colossi del lusso
A testimoniarlo i bilanci di colossi come Lvmh, che ha lasciato sul terreno quasi 1,5 miliardi di fatturato (84,6 miliardi) tra 2023 e 2024. Una flessione del 2% che si tramuta, nel 2024, in un calo degli utili del 17% tra i 15,1 miliardi del 2023 e i 12,5 del 2024. E Lvmh in Veneto conta ben quattro manifatture e due altre attività.
Il problema delle PMI
Se realtà come Otb Group di Renzo Rosso sono state in grado di reggere la sfida del ciclo negativo (1,7 miliardi di euro di fatturato, meno 3,1% a cambi costanti sul 2023 e un Ebitda a quota 276 milioni di euro), o addirittura di presentare dati in positivo come Moncler (3,1 miliardi di fatturato, +7% a cambi costanti, e 639,6 milioni di utile, +5% sul 2023), un sistema basato sulle PMI soffre.
«Non è che qui non ci siano aziende proprietarie di marchi propri con visibilità internazionale» continua Bottoli. «Penso a realtà come Otb, Oniverse (Calzedonia), Benetton e Marzotto che però non sono sufficientemente integrati alla filiera veneta per mantenerla a pieno regime.»
Fattori di competitività
Poi ci sono i fattori di competitività che il settore condivide con il resto del sistema produttivo: il costo dell’energia, l’incertezza sugli incentivi, la carenza di risorse umane. «Molte imprese, soprattutto le più piccole, temono di licenziare perché ciò rischia di tradursi in una perdita secca di competenze» conclude Bottoli. «Si sceglie quindi la strada degli ammortizzatori sociali ma anche questi non possono essere usati in larga misura. Le piccole imprese si trovano quindi a dover affrontare un costo ulteriore che rischia di appesantirne ancora di più i bilanci durante una tempesta di cui, ad oggi, solo si intravedono i confini.»
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