Nidec, a rischio lo stabilimento di motori a Pordenone. «Ma c’è un piano»

La fabbrica di componentistica per l’elettrodomestico risente del crollo dei volumi di Electrolux Porcia. L’ad Taranzano: «Potremmo concentrare le produzioni»
Elena Del Giudice
Valter Taranzano
Valter Taranzano

Sopravvivenza a rischio per lo stabilimento Nidec della Comina a Pordenone, 200 dipendenti, in sofferenza per il calo del mercato dell’elettrodomestico e lo stretto legame con lo stabilimento Electrolux di Porcia. Ma una soluzione c’è: «Concentrare qui tutte le nostre produzioni in Italia» per saturare lo stabilimento e garantirne la sostenibilità. «Ma abbiamo bisogno di aiuto», spiega Valter Taranzano, ceo di Nidec Acim che ha al suo interno la divisione Global Appliances, il colosso della componentistica che ha il proprio headquarters in Comina.

Una prima domanda direi che è d’obbligo perché fornisce un contesto, riguarda Electrolux e l’interesse di Midea ad acquisirla. Secondo lei la partita è finita davvero?

«Rispetto alla possibile vendita abbiamo ragionato su notizie di stampa che Electrolux non ha mai confermato. Ora la vicenda sembra chiusa ma non abbiamo certezze. A mio parere o la vicenda era una “bufala”, ma non sarebbe durata così a lungo, oppure era vera, e in questo caso non è ancora chiusa».

Vale la pena ricordare che Electrolux non ha detto nulla, mentre Midea ha confermato. Quindi, proseguendo nel ragionamento, forse l’operazione è - al momento - “congelata”?

«Senza avere certezze ufficiali, questa è anche la mia interpretazione. E credo non si possa influenzare un’operazione del genere con notizie sui giornali o interventi politici: il mercato va dove deve andare».

Nel merito? Sarebbe un’operazione da salutare con favore oppure no?

«Ho letto diverse dichiarazioni, alcune di contrarietà e altre no. A me pare che l’acquisto di Electrolux da parte di un gruppo così forte e solido che opera nel settore dell’elettrodomestico come Midea, non è detto che non sia una buona cosa. Ma al di là dell’operazione, la situazione di Electrolux non cambia: è in sofferenza sui volumi, cosa che si riscontra nell’andamento di Porcia».

A livello mondo il mercato come sta andando?

«È in contrazione, e la subiamo anche noi, e la ripartenza non si vede, nessuno si attende un’inversione del trend nella seconda parte dell’anno tanto che si parla del 2024, ma certezze non ce ne sono».

Venendo a Nidec, che tipo di effetti determinerebbe l’acquisizione di Electrolux da parte di Midea?

«Impatterebbe pesantemente e in negativo perché Midea è verticalizzata e ha al proprio interno una divisione, simile alla nostra Nidec global appliances, che produce motori e compressori, ed è il nostro maggiore concorrente sui motori con la controllata Welling; non ancora sui compressori, con i quali si affacciano solo ora nel “bianco”. Per cui se Midea acquisisse Electrolux, nel medio termine i volumi che oggi Nidec realizza per Electrolux, in tutto il mondo, verrebbero progressivamente azzerati».

Lo stabilimento Nidec in Comina soffre della contrazione di volumi di Porcia.

«Circa il 75% della produzione del sito è per Electrolux, quindi lo stato di sofferenza è elevato, e lo è ormai da 2/3 anni, con perdite sul conto economico di 1,5/2 milioni a trimestre».

Situazione insostenibile, dunque. Se non ricordo male in una precedente intervista lei aveva accennato a delle opportunità del Gruppo Acim (acronimo di Commercial and Industrial Motors Division di Nidec) per Comina.

«Corretto, e la risposta era che andava fatta una valutazione. In premessa va detto che si tratterebbe comunque di un’operazione che richiede sacrifici perché per saturare il sito della Comina dovremmo chiudere stabilimenti più piccoli che abbiamo in Italia, che producono componenti anche per altri settori. Si tratterebbe di un’operazione di razionalizzazione che, dal punto di vista industriale avrebbe un senso».

Ma...

«Ma ci sono delle perplessità. Una riguarda il costo del lavoro, che a Pordenone è più elevato rispetto ad altre aree d’Italia in cui siamo insediati, circa un 8/10% in più frutto delle contrattazioni in Zanussi-Electrolux, e questo crea delle difficoltà nel momento in cui si deve decidere dove concentrare le produzioni. L’altra è che spostare le produzioni ha dei costi».

Costi per trasferimento più maggiore costo del lavoro, se si basasse solo sui numeri sarebbe un’operazione a perdere. A meno che non possa essere incentivata...

«Se c’è un interesse generale a mantenere sul territorio un’azienda e le sue produzioni, immagino si possa parlare anche di aiuti, cosa che accade in altri Paesi, ad esempio l’Austria, dove il nostro piano di investimenti ha avuto il supporto delle istituzioni nazionali e locali».

La prossima mossa?

«L’apertura di un tavolo sia con il sindacato che con le istituzioni per capire se ci sono o meno le condizioni per avviare un’operazione di concentrazione in Comina, mantenendo sul territorio l’unica grande azienda della componentistica per l’elettrodomestico rimasta a produrre in Europa».

Riproduzione riservata © il Nord Est