Nocciole, il business cresce E la domanda sale del 50%

La vendemmia 2022 della filiera “Nole” ha registrato +384% a 320 quintali

Vidali: «Dati a consuntivo davvero ottimi e ci sono margini di miglioramento»

Lucia Aviani

Nonostante la prolungata siccità e le temperature record della scorsa estate, che avevano fatto temere forti ripercussioni sulla produzione, la campagna di raccolta nocciole 2022 della filiera Nole - nata nel 2016, progressivamente cresciuta e attualmente composta da 120 aziende agricole, operanti su 250 ettari complessivi, 195 nel Friuli Venezia Giulia e la rimanenza in Veneto - ha dato esiti più che soddisfacenti.

Il totale delle nocciole conferite è ammontato a 320 quintali, segnando un aumento del 384% rispetto ai 66 quintali dell’anno precedente: è l'esito dell'apporto dei numerosi nuovi impianti entrati in produzione, previsto ma non certo in queste proporzioni.

«Le stime elaborate - spiega infatti Diego Vidoni, socio fondatore e responsabile commerciale di Nole - prevedevano delle quantità sensibilmente inferiori, in quanto consideravano un rischio elevato di perdita di produzione connesso a vari aspetti: preoccupava, in primis, l'assenza di precipitazioni, che ha colpito in modo particolare gli appezzamenti non dotati di impianto di irrigazione ma pure, per effetto delle restrizioni nell'erogazione d'acqua in determinate zone, alcune aziende con impianti irrigui. Determinante poi il fattore delle alte temperature, che hanno provocato stress a tutti i noccioleti, irrigati e non».

Alla fine, però, le piante hanno dimostrato di reggere l'urto, come attestato dalla quantità di frutti prodotti. E nemmeno la qualità ha risentito delle contingenze, che includono l’“attacco” della cimice: le misure di contrasto poste in essere si sono rivelate efficaci, per quanto non ancora in modo omogeneo sul territorio. Consuntivo degno di nota, insomma, ma «con margini di miglioramento, da conseguire - precisa la filiera - mantenendo l’impegno ad evitare il ricorso sistematico ai fitofarmaci».

Le condizioni meteorologiche hanno invece inficiato sensibilmente la resa in sgusciatura, incidendo di conseguenza sul prezzo pagato ai produttori: si è infatti attestata sensibilmente sopra la media la percentuale di frutti non adeguatamente formati.

«I dati medi relativi alle rese per ettaro realizzate dagli agricoltori - informa Vidoni - appaiono in chiaroscuro. Si sono raggiunti i 900 kg/ha nei noccioleti irrigui al 6° anno e i 600 kg/ha in quelli, sempre irrigui, al 5° anno: pur essendo al di sotto del potenziale, un risultato simile in una stagione come quella trascorsa va accolto come un segnale rassicurante. L’obiettivo di una produttività media, a regime, di almeno 20 quintali per ettaro sembra pertanto a portata di mano».

Il prezzo di mercato ha risentito sia della significativa crisi dei consumi, legata all’aumento dell’inflazione e ai rischi di recessione, sia della presenza di un raccolto importante in Turchia, il maggior produttore mondiale.

«Ciononostante - ancora Vidoni - i produttori che hanno conferito merce di prima o seconda fascia qualitativa, beneficiando dei premi qualità riservati ai membri della filiera di Nole, hanno ricevuto mediamente 245 euro al quintale, un importo coerente con le ipotesi di redditività a lungo termine. In definitiva, tutti questi segnali confermano come il nocciolo rappresenti una valida e redditizia alternativa alle colture tradizionali. Allo stesso tempo, si sta delineando con maggiore chiarezza quali siano le aree maggiormente vocate e le condizioni minime per il successo di questa coltivazione sul nostro territorio». Per quanto riguarda le vendite, nella stagione in corso sono aumentate del 50% rispetto alla precedente.

Riproduzione riservata © il Nord Est