Nonino e i 40 anni di ÙE: la svolta dell’acquavite d’uva

L’idea di Giannola cambiò il modo di distillare ed ebbe grande successo. Oggi la collezione di bottiglie di prestigio è la punta di diamante del brand

Maurizio Cescon

Di pietre miliari nella loro attività ultrasecolare di distillatori di grappa, i Nonino, ne possono raccontare più di una.

Adesso c’è da celebrare i 40 anni di quella che forse è una delle intuizioni più geniali e rivoluzionarie che Giannola Nonino ha avuto nella sua vita.

Ovvero l’idea di distillare l’acquavite non più dalle sole vinacce, come si era sempre fatto, ma dal grappolo intero dell’uva.

E l’autorizzazione del ministero dell’Industria, commercio e artigianato porta la data del 20 ottobre 1984, mentre il 27 novembre dello stesso anno, giusto 4 decenni fa, la prima acquavite di uva vide la luce, dedicata da Giannola e Benito alle tre figlie.

La domanda dei Nonino era stata inoltrata pochi mesi prima, nel giugno del 1984 e fu accolta ma, come spesso accade in Italia quando si tratta di novità che possono cambiare i destini imprenditoriali di un’azienda, in via sperimentale, fino al 31 dicembre 1985. Non ci fu però bisogno di un’ulteriore proroga.

Perché il successo dell’acquavite di uva fu immediato. I Nonino - il capostipite Benito, scomparso nel luglio scorso, la moglie Giannola e le tre figlie Cristina, Antonella ed Elisabetta che, fresche di studi, avevano appena messo piede in distilleria – lavorarono giorno e notte per presentare sul mercato un prodotto che potesse sfondare.

E così fu. Le prime 656 bottiglie di ÙE in vetro Venini furono messe in vendita nel gennaio del 1985 al prezzo, allora impegnativo, di 320 mila lire (circa 160 euro) ma andarono a ruba.

I rari pezzi che restarono videro lievitare le loro quotazioni fino a 360, 400 mila lire e finirono nelle cantine dei collezionisti. Giannola spedì le prime 30 bottiglie «agli amici che sanno apprezzare», come amava dire. E tra quegli amici c’erano personaggi del calibro di Sandro Pertini, allora presidente della Repubblica, di Gianni Agnelli, l’Avvocato, di penne prestigiose del giornalismo italiano come Giorgio Bocca ed Enzo Biagi.

Gli assaggi in anteprima di ÙE furono esclusiva di Luigi Veronelli, una delle figure più importanti per lo sviluppo del patrimonio vinicolo italiano, e subito si capì che l’acquavite di uva poteva davvero aprire una strada inedita in un mercato che, negli anni Ottanta, era in declino.

«Ne sento - raccontò l’impareggiabile Veronelli - profumi di fiori secchi, di miele, di camomilla, karkadè e liquirizia».

Ma questa acquavite aveva un altro pregio che le aprì facilmente le porte del mercato americano: era priva di alcol metilico, che negli Usa all’epoca era addirittura considerato tossico e ne impediva la vendita di bevande che lo contenessero.

Anche le fasi che precedettero il debutto dell’acquavite di uva furono piuttosto movimentate. Era tempo di vendemmia in Friuli e i Nonino dovevano acquistare la materia prima per fare la grappa. Ma a settembre non vi era certezza che Roma desse il via libera ministeriale all’esperimento.

La distillazione per un simile prodotto, infatti, esige frutta freschissima e il ritardo solo di qualche settimana avrebbe compromesso il lavoro, alterando la qualità e mandando in fumo energie e investimento.

Ma i Nonino accettarono la sfida contro il tempo e acquistarono i primi 32 quintali di uva Picolit dalla famiglia nobile di Gianpaolo Perusini, figlio della contessa Giuseppina, che aveva una vigna nel bosco di Gramogliano, sui Colli orientali del Friuli, nel mezzo di un bosco di acacie.

Giannola e Benito restarono con il fiato sospeso fino al fatidico 20 ottobre 1984, quando la tanto attesa autorizzazione fu messa nero su bianco e la produzione potè partire.

La Nonino ÙE acquavite d’uva cru monovitigno Picolit è entrata nel 2010 nella collezione permanente del design italiano del Triennale design museum e nella rete dei giacimenti del design.

Per festeggiare i 10 anni dall’importante data della creazione dell’acquavite d’uva, viene presentata ÙE Decennale ottenuta dalla distillazione di uve bianche selezionate e che in etichetta porta la prestigiosa firma di Altan.

La collezione rappresenta uno dei massimi esempi di alto artigianato e oggi i prodotti a marchio ÙE, nell’elegante e caratteristica bottiglia, sono la punta di diamante della produzione della distilleria di Percoto.

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