Oberrauch: “La pandemia è un acceleratore, ma serve il sostegno della politica per far sopravvivere le imprese”

Le parole del numero uno del Gruppo Oberalp e futuro presidente di Assoimprenditori Alto Adige: “Spending review e aiuto pubblico per le aziende più giovani”

BOLZANO - “Le conseguenze economiche di questa pandemia? Le vedremo solamente nel 2022”. A dirlo, senza troppi giri di parole, è Heiner Oberrauch, presidente e fondatore del Gruppo Oberalp di Bolzano, colosso leader nel settore della produzione di materiale e abbigliamento da montagna, e futuro presidente di Assoimprenditori Alto Adige, dato che a maggio succederà a Federico Giudiceandrea alla guida degli industriali locali.

Il suo Gruppo ha affrontato i mesi più duri della pandemia predicando trasparenza verso i fornitori e massima collaborazione tra i propri dipendenti, ma ciò non è bastato ad evitare la perdita di quasi le metà del fatturato per la prima volta in 170 anni di gloriosa storia. Una crisi, quella legata al Covid, i cui effetti economici più pesanti devono ancora manifestarsi, ma i cui insegnamenti invece sono chiari già da adesso.

Oberrauch, quali sono stati gli effetti della pandemia per il suo Gruppo?

Come per tutte le aziende anche per Oberalp il 2020 è stato un anno molto difficile. Difficile perché dovevamo ‘navigare a vista’, prendendo decisioni veloci e repentine non sapendo cosa sarebbe successo anche solo pochi giorni dopo. Siccome i centri fitness, gli impianti sciistici e le piscine sono rimasti chiusi, alcuni dei nostri marchi come Under Armour, Fischer o Speedo sono stati colpiti duramente. Come in ogni crisi però, le persone sono sempre alla ricerca di sicurezze e trovano conforto nella natura. Non essendo sport di contatto lo sci alpinismo e l’escursionismo invernale sono ripartiti molto bene e guardiamo fiduciosi al futuro.

Nonostante tutto, nel 2020 avete rilevato marchi come Falke e Burlington, e lanciato la nuova linea LaMunt per donne. Proseguirete sempre di più sul binario della moda?

Il nostro gruppo è costruito su due pilastri: da un lato ci sono i marchi di montagna di nostra proprietà che vogliono focalizzarsi sulla nicchia degli sport d’alta quota. LaMunt è un nuovissimo marchio creato per donne da donne, nato dalla fortissima crescita di donne attive in montagna. Ma non si tratta solo della loro attività sportiva, ma soprattutto del tipo di donna e di come si esprime. Parliamo di una donna sicura e determinata e abbiamo notato che non ci fosse un marchio che si dedicasse esclusivamente a questo gruppo di consumatrici. LaMunt intraprenderà una strada più estetica ma comunque non verrà trascurata la tecnicità del prodotto. Come dice sempre mia figlia Ruth ‘l’era del prendere un articolo maschile, adattarlo alle forme femminili e colorarlo di rosa è passata”. Dall’altro lato invece ci sono i nostri marchi partner, che si affidano a noi per la distribuzione sul territorio italiano ma non solo. Oltre al servizio di distribuzione offriamo anche servizi di marketing e brand building. Le tipologie di marchi in questo contesto possono variare, ma principalmente sono marchi sportivi che nel caso di Falke e Burlington possono essere influenzati dal mondo fashion. Principalmente lavoriamo, e continueremo a farlo, con marchi che condividono i nostri valori aziendale ed esprimono qualità e sostenibilità.

Heiner Oberrauch, presidente e fondatore del Gruppo Oberalp
Heiner Oberrauch, presidente e fondatore del Gruppo Oberalp

Dal suo punto di vista, il sistema economico altoatesino quanto è cambiato nell’ultimo anno?

Sicuramente quello del commercio al dettaglio e del turismo sono due settori colpiti duramente. Adesso il compito della politica sarà quello di salvare ogni azienda sana. Ma gli imprenditori non dovranno dimenticare gli insegnamenti dell’anno passato, come l’importanza della digitalizzazione, l’e-commerce, l’home-office, il viaggiare meno. Una trasferta di lavoro per un’importante riunione che un anno fa credevamo inevitabile ora la facciamo online. Anche in ottica della sostenibilità questo modo di pensare dovrà rimanere nelle nostre teste. Un anno fa credevamo impossibili certe cose solo perché eravamo abituati a farle in un'altra maniera. Una pandemia è sempre anche un acceleratore. Quello che abbiamo imparato durante la pandemia deve rimanere saldo anche in futuro.

Lei è attivo anche nel settore gastronomico: si aspettava una maggiore tutela da parte delle istituzioni locali in questi ultimi dodici mesi?

È innegabile quanto il settore gastronomico sia stato colpito dalle restrizioni, specie qua in Alto Adige. Ora speriamo che gli aiuti arrivino, e che arrivino presto. La nostra azienda opera su diversi campi e quindi siamo riusciti ad attutire il colpo. Negli anni siamo sempre riusciti a mettere da parte delle riserve sulle quali ora abbiamo potuto contare. Ma l’aiuto veloce per la gastronomia adesso è essenziale per garantire la sopravvivenza di alcune aziende e far ripartire il territorio sotto tutti i punti di vista.

In generale quando pensa che ci potrà essere una ripartenza significativa per le aziende?

Anche se dobbiamo continuare a vivere e convivere con questo virus, credo che l’economia possa ripartire normalmente con le necessarie regole di sicurezza sin da subito, grazie anche alle vaccinazioni. Le conseguenze economiche di questa pandemia però le potremmo percepire solo nel 2022/2023 quando gli aiuti statali finiranno e i debiti dovranno essere saldati, anche dalle aziende più piccole. Sicuramente il bilancio provinciale dovrà essere rivisto e dovrà essere attuata una spending review.

Sicuramente le giovani aziende sono tra le più penalizzate dalla situazione. Siamo ancora in tempo per recuperarle?

Penso che la maggior parte delle giovani aziende siano piccole strutture con pochi costi fissi e quindi credo fortemente che possano riprendersi. Risulterà però fondamentale l’aiuto pubblico e della società per supportarle.

Personalmente questa pandemia cosa le ha insegnato?

Possiamo considerare questa crisi la più grande dopo quella della Seconda guerra mondiale. Se riflettiamo su quello che hanno passato i nostri nonni durante la guerra, la crisi che stiamo vivendo noi adesso è relativamente piccola. La pandemia mi ha comunque insegnato ad essere grato per tutto quello che ho avuto fino ad ora. Ho imparato quant’è importante economizzare ed avere delle riserve. Ho capito quanto le possibilità digitali ci aiutino e quanto di conseguenza il nostro modo di lavorare sia cambiato radicalmente. Lo trovo un grande dispiacere che la società durante un periodo come questo sia molto incentrata su sé stessa, mi sarei invece aspettato più solidarietà verso il prossimo. 


 

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