Omnia Tecnologies archivia lo shopping: «Ora espansione estera»
Il polo creato da Investindustrial attorno agli impianti per produrre vino della trevigiana. Della Toffola punta sulla crescita internazionale e non esclude l’apertura di una base manifatturiera negli Usa
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Ventiquattro operazioni a partire dal 2020, ricavi balzati dai 110 milioni della prima azienda acquisita, la Della Toffola di Trevignano, ai 718 milioni del settembre 2024. La storia di Omnia Technologies, holding partecipata all’80% da Investindustrial e specializzata negli impianti per bevande, assomiglia a quella di un puzzle che si è arricchito velocemente di nuove tessere.
Il motore di questo disegno è stato appunto il fondo di private equity di Andrea Bonomi, che ha aggregato piccole e medie imprese specializzate creando un polo managerializzato e dalle spalle finanziarie solide.
«Il nostro caso dimostra – dice Andrea Stolfa, ad di Omnia – che un fondo come Investindustrial non è un soggetto rapace che cala sui territori per spogliarli. Noi oggi siamo arrivati alla fine di un ciclo di acquisizioni che ha creato un campione globale che prima non esisteva, incentrato sul made in Italy manifatturiero e ora pronto a espandere la presenza all’estero, dove già si concentra più dell’80% delle vendite. Gli imprenditori che hanno venduto a Omnia le aziende sono rimasti a livello operativo e hanno mantenuto una quota nella holding. Da parte nostra preserviamo i brand storici, a partire da Della Toffola».
Che il gruppo assomigli a un cantiere, lo dimostrano anche i dati di bilancio, che fotografano un processo in evoluzione. Gli ultimi risultati si riferiscono al settembre 2024 e prendono in esame i dodici mesi precedenti. Ebbene, i ricavi annui pro forma si sono attestati a 718,2 milioni con un Ebitda pari a 102 milioni. «La crescita degli ultimi quattro esercizi – dice Stolfa – è stata del 10% annuo su base organica, e negli ultimi dodici mesi il reddito operativo è aumentato percentualmente più dei ricavi».
Sul piano finanziario, il gruppo in autunno ha perfezionato un prestito obbligazionario 2024-2031 da 500 milioni. Nel frattempo continuano gli investimenti, con un piano da 100 milioni al 2026 che comprende anche il nuovo quartier generale di Trevignano, in costruzione e da inaugurare entro il prossimo settembre.
Oggi Omnia Techologies è un polo specializzato in tecnologie di automazione e imbottigliamento per i settori dei distillati, del vino (compreso quello dealcolato), delle bevande non alcoliche, dei prodotti lattiero caseari e del farmaceutico. Ha 2600 dipendenti, 37 stabilimenti e una presenza manifatturiera in India, Cina, Argentina e Francia.
La prima acquisizione importante è stata appunto quella di Della Toffola (impianti per la produzione di vino). Subito dopo è arrivata la veronese Bertolaso di Zimella (imbottigliamento e packaging), poi via via si sono aggiunte altre aziende piccole o medie sempre specializzate nelle bevande, come Tmci Padovan di Conegliano o la toscana Frilli di Monteriggioni (impianti di distillazione).
In questo shopping a ritmi serrati è da segnalare nel secondo semestre 2024 l’acquisto dal gruppo emiliano Sacmi delle aziende Acmi, Sacmi Beverage e Sacmi Labelling, in tutto 280 milioni di ricavi negli impianti di imbottigliamento. Quasi contemporanea l’acquisizione della Tecnomaco di Aprilia, che segna l’ingresso negli impianti per l'industria farmaceutica, nutraceutica e della cosmetica.
«Alla fine siamo diventati un punto di riferimento per le imprese alimentari che investono in automazione – sostiene Stolfa – e ci consideriamo “one stop shop”, un partner dotato di tutte le competenze necessarie a fornire impianti chiavi in mano. Fra l’altro si tratta di competenze di cui il mondo, non soltanto l’Italia, avrà bisogno in futuro, perché in molti Paesi la manodopera scarseggia. Ora siamo concentrati sulla semplificazione del nostro gruppo, sulla sua razionalizzazione con la chiusura di qualche piccolo stabilimento, ma anche sull’espansione internazionale dell’assistenza tecnica e della presenza commerciale, in Cina, a Singapore, in Medio Oriente e in Africa. Nuovi impianti? Non ci dispiacerebbe avere una base produttiva negli Stati Uniti. Vedremo».
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