OVS, nell'anno del Covid calano le vendite ma il gruppo tiene e aumenta la quota di mercato in Italia

VENEZIA. Arretrano le vendite di Ovs nell'anno del Covid, ma il gruppo resiste meglio degli altri. In un anno fortemente impattato dalla pandemia, il mercato dell'abbigliamento in Italia, escludendo l'e-commerce, è calato del 36%. Le vendite realizzate da OVS attraverso la propria rete di negozi si sono contratte del 27%, con un andamento quindi fortemente migliorativo rispetto al mercato.
Le vendite realizzate attraverso il sito ovs.it nell’anno sono incrementate del 63%, il doppio rispetto alla crescita del canale di riferimento in Italia. Tali andamenti si sono tradotti in un sensibile aumento di quota di mercato, che è passata dall'8,1% all'8,4%, in assenza di un aumento di superfici di vendita.
Tra gli obiettivi di business realizzati nell’anno: l’avvio di una logica di piattaforma, dove OVS si pone come brand ma anche come luogo fisico e virtuale capace di soddisfare sempre meglio i diversi lifestyle della vasta customer base. Anche attraverso l’introduzione di marchi complementari, ciascuno con un suo preciso posizionamento. Grand&Hills, giovane e ragazzo, outdoor casual; Piombo uomo, stile italiano upper casual; Everlast, uomo/donna, sport casual. Oltre a questi marchi, di cui produciamo l’intera offerta, abbiamo invitato a far parte del nostro marketplace alcuni marchi internazionali fortemente riconosciuti, come Gap, presente nel nostro sito ed in alcuni negozi. Molti altri marchi sinergici con la nostra offerta seguiranno.
Nel 2020 OVS ha continuato a sostenere gli investimenti legati al programma di trasformazione digitale dell’azienda: un programma pluriennale, intensificato nel 2021, che ha l’obiettivo di digitalizzare l’intera catena del valore e orientare l’azienda a un modello di operations e processi decisionali in tempo reale, sostenuto da una progressiva adozione di nuove tecnologie (dati, cloud, micro servizi) ed evoluzione delle infrastrutture abilitanti. Gli investimenti degli ultimi anni si sono rilevati particolarmente importanti per reagire con flessibilità agli impatti derivanti dal COVID, in particolare nella gestione dello stock. Ad esempio, il 20% circa della crescita totale dei ricavi e-commerce del 2020 è stata possibile grazie ai sistemi di vista integrata del magazzino, sui diversi canali distributivi, che hanno consentito di utilizzare le scorte dei negozi per soddisfare la crescente domanda online.
Per quanto riguarda le previsioni per il primo semestre 2021, l’ad Stefano Beraldo afferma: "Ci attendiamo nel primo trimestre 2021 un andamento della topline che continuerà a sovraperformare il mercato dell’abbigliamento in Italia e un andamento della redditività in marcato recupero rispetto a quella del 2020, periodo in cui il lockdown aveva interessato per lunga parte tutto il network del Gruppo. Si consolidano pertanto le aspettative di forte recupero della redditività per l’anno in corso e di un progressivo deleverage".
Infine per quanto riguarda le priorità, ha aggiunto: "Vediamo ancora opportunità di crescita di quota di mercato nel canale fisico, dove la penetrazione in Italia risulta essere ancora inferiore rispetto a gruppi leader nei rispettivi mercati domestici in Europa".
Il consolidamento del mercato potrà avvenire "con accordi o acquisizioni di aziende interessate a cercare sinergie o interessate a cedere la loro attività. Proseguirà inoltre la crescita dei piccoli formati in aree commerciali secondarie e quindi meno presidiate, avvalendoci dei diversi format a nostra disposizione. Riteniamo che in seguito ai vari lockdown, e alla prevedibile futura minore propensione alla mobilità, questi formati, che già hanno dimostrato andamenti migliori della media e in alcuni casi addirittura di crescita assoluta sui livelli del 2019, saranno destinati ad avere un ruolo sempre più importante nella geografia dei consumi di abbigliamento. Upim si inserisce perfettamente in tale contesto: la sua offerta funzionale, di qualità, al giusto prezzo, lo rende correttamente posizionato per cogliere le opportunità in zone di prossimità ed in piccoli comuni, dove i brand internazionali risultano meno adatti alle esigenze della clientela locale, ed i numerosi multi-marca risultano essere inefficienti".
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