Palazzetti inserisce l’intelligenza artificiale in stufe e caminetti per prevedere i guasti
Così l’azienda di Porcia porta il riscaldamento a biomasse nel futuro

Una passione lunga 70 anni. Alimentata da innovazione continua. È quella nutrita per il fuoco dalla famiglia Palazzetti, un cognome che è entrato nelle case degli italiani sotto forma di stufe e camini fin dal 1954, anno di fondazione dell’azienda a Porcia.
Una lunga storia imprenditoriale innescata dai fondatori Lelio e Diletta e poi portata avanti dal figlio Ruben assieme alla moglie Lucilla e ancora dai nipoti Marco e Chiara, terza generazione che oggi, da amministratori delegati, guidano l’azienda contando sulla preziosa esperienza dei genitori, rispettivamente presidente (lui) e vice (lei).
Dal classico camino a legna, la tecnologia che accompagna il riscaldamento domestico con la più “antica” delle energie rinnovabili, vale a dire il legno, si è incessantemente evoluta nel corso dei 70 anni di storia di Palazzetti che è stato tra i principali innovatori del settore: dalla produzione della prima stufa a pellet italiana nel 1994 alla stufa combinata dieci anni dopo per arrivare al controllo da remoto degli impianti via App all’intelligenza artificiale utilizzata in modo predittivo, possibilità che Palazzetti sta studiando proprio in questo inizio d’anno con il progetto di ricerca sperimentale Superat.
«L’Ai – spiega Chiara Palazzetti – è in grado di macinare grandi volumi di dati in tempi brevi e in futuro ci consentirà di effettuare la manutenzione predittiva». L’azienda oggi si sviluppa su due sedi, una a Porcia e una a Zoppola, dove lavorano circa 200 persone. Ha vissuto, come il resto del settore, un forte rimbalzo post Covid, compensato da una successiva ed eguale frenata, legata alla speculazione sul prezzo del pellet andato alle stelle un anno e mezzo fa.
Dopo l’inchiodata pandemica, nel 2020, l’azienda, che realizza i suoi ricavi a metà tra mercato domestico ed estero (principalmente nel Vecchio continente) ha infatti riguadagnato e superato i livelli 2019 (65 milioni) già l’anno successivo, chiuso a 68 milioni, per poi toccare quota 78 nel 2022 (con un margine operativo lordo di 5 milioni).
Una scalata bruscamente interrotta l’anno successivo, causa del pellet andato alle stelle, che ha visto Palazzetti precipitare a 41,5 milioni di fatturato (Ebitda negativo di 154 mila euro), nuovamente sotto i livelli 2019.
«L’andamento instabile e altalenante che ha caratterizzato tutto il settore – precisa l’Ad Chiara Palazzetti – si è andato attenuando dalla seconda metà del 2024, anno che per noi si chiuderà con ricavi ancora sotto quelli del 2019, ma che contiamo di recuperare nel 2025».
Complice la normalizzazione dei prezzi del pellet e la qualità e varietà dell’offerta Palazzetti, che costituisce un unicum nel panorama nazionale. «Tra tutti siamo quelli più differenziati, forti sia sul segmento stufe a pellet che a legna e sui focolari, tanto monoblocco che da inserimento».
Prodotti tradizionali e al contempo fortemente tecnologici. «E duraturi – rivendica l’ad –, il che, in tempi di obsolescenza programmata, non è banale. Stufe e caminetti Palazzetti durano negli anni e sono tuttavia al passo con i tempi, connessi all’assistenza e gestibili in modo smart, via app o con la voce».
A spingere il business c’è anche la crescente sensibilità ambientale dei consumatori: «Scegliere biomasse di origine legnosa significa scegliere energia rinnovabile e sostenere la filiera che lavora sulla manutenzione dei boschi, fondamentale se vogliamo custodire l’ambiente e garantire alle famiglie spazi vivibili. Pensiamo solo - conclude Palazzetti – che in Europa la materia legnosa cresce ogni 5 minuti l’equivalente di un campo di calcio».— © RIPRODUZIONE RISERVATA
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