Più consumi in famiglia: i vini Cavit beneficiati dalle abitudini post Covid

Il presidente Lorenzo Libera: «Forte calo delle bottiglie bevute fuori casa». All’estero tengono Stati Uniti, Russia Regno Unito Scandinavia e Olanda. Grande distribuzione canale più resistente di hotel, bar e ristoranti

TRENTO. «Le difficoltà della situazione attuale hanno avuto ripercussioni importanti sull'economia globale, e anche il comparto vitivinicolo ne ha risentito. D'altro canto, la realtà di Cavit è caratterizzata da una forte diversificazione, che riguarda tanto le linee di prodotto e i canali distributivi presidiati che i mercati di riferimento. E questa nostra caratteristica ci ha permesso di registrare risultati piuttosto soddisfacenti, nonostante le molte difficoltà».

Il presidente Lorenzo Libera non aggiunge altro, i numeri del bilancio 2019-2020 verranno infatti presentati in assemblea il prossimo novembre; quelli del precedente parlavano di un fatturato di 191,4 milioni di euro, in leggera crescita (+0,5%) rispetto all'anno prima, con il mantenimento della ripartizione del business, sviluppato per circa l'80 per cento sui mercati esteri. Stabile la posizione nei due principali mercati di sbocco di Cavit, Stati Uniti e Italia.

Cambio di abitudini

Sottolinea invece, il presidente Libera, il cambio delle abitudini, anche in materia di consumo del vino, dettato dall'emergenza Covid-19.

«A fronte di una forte riduzione dei consumi fuori casa - spiega - generata dai nuovi stili di vita, il lockdown e il regime di smart working, così come da un minor flusso di turisti, si è registrato, infatti, un trend positivo per il consumo di vino in casa. Un canale storicamente molto importante per Cavit, dove siamo presenti con un'ampia linea di vini trentini dedicata alla grande distribuzione».

E sui mercati esteri?

«All'estero, e negli Stati Uniti in particolare – afferma il presidente Libera – oggi più che mai viene premiata l'affidabilità e la storicità della marca. Un elemento che favorisce una presenza storica come la nostra. Anche in questo caso, più che nel canale Horeca, soprattutto nella distribuzione moderna, in particolare in Russia, Regno Unito, Scandinavia e Olanda».

Il Consorzio

Cavit è un consorzio di cooperative, con base a Ravina di Trento, che riunisce undici cantine sociali, collegate ad oltre 5.250 viticoltori distribuiti su tutto il territorio, coprendo così oltre il 60% dell'area vitata del Trentino. Riceve e seleziona dalle cantine socie le materie prime prodotte, controllando ogni fase della lavorazione, dalla raccolta alla commercializzazione.

Il consorzio nasce nel 1950, per assistere le cantine associate, promuovere la cultura del vino di qualità in Trentino, fornire una formazione costante e un aiuto quotidiano ai viticoltori per orientarli verso le tecniche di coltivazione più avanzate nel segno dell'eccellenza. E, nel corso di settant'anni di attività, la società trentina ha sviluppato «un'expertise singolare in cui filiera e sistema si fondono, sintesi - sottolinea il presidente di Cavit - di artigianalità e organizzazione, rispetto per la tradizione e avanguardia tecnologica, sostenibilità e ricerca scientifica».

Il posizionamento

CAvit vanta un posizionamento unico tra i player italiani del vino: da un lato è tra i principali leader del comparto vinicolo nella grande distribuzione, dall'altro compete tra i vini pluripremiati dagli esperti. Fra i suoi prodotti si ricordano, per la collezione dedicata all'uso domestico, vini come il Teroldego Rotaliano, il Gewürztraminer, il Müller Thurgau e il Marzemino; per il consumo fuori casa Cavit propone inoltre alcune delle etichette di maggior pregio, come la linea I Masi, veri propri "cru", e le eccellenze trentine frutto di una selezione di specifici territori particolarmente vocati alla produzione di vitigni autoctoni.

In parallelo l'azienda produce gli spumanti Altemasi Trentodoc, linea che comprende prodotti realizzati secondo il Metodo Classico. «Per il futuro è difficile fare previsioni a medio lungo termine - chiude Lorenzo Libera - perché le variabili sono molte: le possibili recrudescenze del virus, la crisi economica, l'incognita dei cambi. Sicuramente la leva della diversificazione che ci contraddistingue continuerà ad essere un elemento su cui puntare per continuare a fare del nostro meglio sui diversi mercati».—

Il progetto Pica: i lavori in vigna si organizzano con il tablet

Il progetto Pica (Piattaforma integrata cartografica agriviticola) è un’interfaccia digitale che offre a computer, tablet o smartphone una visualizzazione dettagliata dei diversi vigneti, con la possibilità di approfondire i temi in maniera semplice e ricevere utili input per la coltivazione.

Tutte le informazioni raccolte vengono elaborate e rimesse a disposizione dei viticoltori in modo immediato e semplice, tramite sms o email che avvisano in tempo reale ogni singolo agricoltore sulle modalità migliori per procedere nel suo lavoro quotidiano: pianificare le tecniche agronomiche, monitorare patologie fungine e insetti per effettuare in modo mirato i trattamenti protettivi più consoni riducendoli al minimo, o ancora, controllare le condizioni meteoclimatiche e lo stato di maturazione delle uve in vista della corretta organizzazione della vendemmia.—

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