Prodotti Dop e Ifcq: la certificazione è made in Friuli Venezia Giulia

E’ Ifcp la società che verifica e garantisce origine e qualità di 24 prodotti tra salumi, formaggi e anche frutta e verdura, orgoglio del made in Italy. Sede a San Daniele, opera con 3 filiali in tutta Italia; in vista lo sbarco in Sardegna

Maura Delle Case

Per i consumatori sono diventati sinonimo di altissima qualità oltre che di rispetto di restrittivi disciplinari di produzione. Parliamo dei prodotti Dop e Igp, formaggi, salumi ma anche frutta e verdura riconoscibili grazie ai marchi giallorosso (Dop) e gialloblu (Igp) che li accompagnano. Il biglietto da visita con cui lo Stato, dopo opportune verifiche, garantisce l’origine e la qualità del prodotto. Ma chi esegue queste verifiche? In Friuli, a farsene carico, è Ifcq, società che è subentrata a Ineq e che oltre al Prosciutto di San Daniele Dop certifica altri 24 prodotti in 16 regioni italiane su 20.

«Oggi - spiega l’amministratore unico di Ifcq, Ludovico Picotti - certifichiamo 25 prodotti tra Dop e Igp spaziando in molteplici settori, dai prosciutti e salami stagionati ai salumi cotti, dai formaggi alle carni fresche fino ai prodotti vegetali». Tra gli altri si contano in Veneto il prosciutto Berico Euganeo, nelle Marche il prosciutto Carpegna, in Valle d’Aosta lo Jambon de Bosses, in Emilia Romagna la Mortadella Bologna, in Toscana la Finocchiona, la Cinta Senese e il Prosciutto Toscano, in Lombardia il salame Brianza, in Sardegna il Pecorino Sardo, in Lazio il Kiwi Latina.

Ludovico Picotti
Ludovico Picotti

In volume, nel 2022 la società ha certificato 2,3 milioni di prosciutti, 14,5 milioni di chili di salumi confezionati affettati, 90,8 milioni di chili di salumi e carni fresche e 32,3 milioni di chili di formaggi chiudendo il fatturato a 4,7 milioni di euro, +4% rispetto all’anno precedente.

Oltre al quartier generale a San Daniele, dove la società è nata come organismo di controllo della fettina friulana Dop, Ifcq conta oggi su tre filiali, a Bolzano, Fidenza e Barberino Tavarnelle, che potrebbero nel prossimo futuro diventare quattro. «Stiamo infatti valutando - fa sapere ancora l’amministratore unico - di aprirne una quarta in Sardegna per garantire la nostra presenza sul territorio».

Al lavoro in azienda ci sono 48 dipendenti e 12 collaboratori, che ad alta formazione ed esperienza sul campo uniscono un costante aggiornamento normativo, richiesto in particolare agli ispettori, coloro che materialmente seguono passo passo le produzioni lungo tutta la filiera. Dalla nascita all’alimentazione del maiale, nel caso del prosciutto di San Daniele Dop, al trasferimento dall’allevamento al macello all’arrivo delle cosce nei prosciuttifici fino all’atto finale: l’apposizione a fuoco del marchio, che in azienda viene portato dagli stessi ispettori.

Se da un lato, nei programmi, c’è l’apertura di una nuova filiale per meglio presidiare i territori, dall’altro c’è anche la necessità di aumentare la forza lavoro, innestando figure altamente specializzate (in particolare laureati in veterinaria) da impiegare per la nuova certificazione sul benessere animale, disciplinata dal Sistema Sqnba in attesa dei regolamenti di applicazione sulle singole specie.

Ifcq vuol farsi trovare pronta per questa che promette di essere una rivoluzione: «Abbiamo attivato una campagna di recruiting e un percorso formativo ad hoc per dotarci di queste nuove figure - fa sapere Picotti - per essere pronti a proporci come partner strategico per gli operatori del settore». Oltre a queste certificazioni, Ifcq è attiva anche nell’ambito della certificazione volontaria, svolgendo attività di controllo per SQNPI (Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata) e per la ISO 22005 (Sistema di rintracciabilità nelle filiere agroalimentari). Una grande occasione in Fvg per molti prodotti. «L’azienda - conclude Picotti - è pure impegnata sul fronte della digitalizzazione, con la messa a punto di soluzioni informatiche innovative, finalizzate a semplificare l’acquisizione dei dati di produzione e della documentazione di controllo delle indicazioni geografiche certificate, e con la realizzazione di portali, come il Registro italiano filiera tutelata che raccoglie, aggrega e organizza i dati registrati da allevamenti, macelli e laboratori di sezionamento ai fini dell’identificazione e della tracciabilità non solo della materia prima destinata alle Dop Prosciutto di Parma e Prosciutto di San Daniele, ma anche a tutte le altre Dop e Igp che si approvvigionano sulla filiera suinicola nazionale».

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