Raccaro, speranza sui dazi: «Onda lunga per il Prosecco»
Il neo presidente del Consorzio del Collio è fiducioso in una soluzione delle tensioni commerciali. «Ci sono mercati nuovi, come Est Europa e Africa, da esplorare. Il Pinot grigio farà da traino»

L’incertezza causata dal tira e molla sui dazi negli Usa. I mercati del vino, le nuove tendenze, i dealcolati. L’onda lunga del Prosecco e il traino del Pinot grigio. Il futuro delle Doc e le prospettive di crescita.
Luca Raccaro, 36 anni, imprenditore nell’azienda di famiglia, è il nuovo presidente del Consorzio Collio, che vanta una storia di oltre 60 anni in uno dei terroir italiani più vocati per la viticoltura, dove vengono imbottigliati tra i migliori bianchi a livello internazionale.
Presidente Raccaro, le politiche Usa sul commercio ci fanno soffrire. Siete preoccupati per l’export in uno dei Paesi più importanti?
«I dazi sono stati sospesi e questo ci fa ben sperare. Abbiamo una finestra di 90 giorni per le trattative, confidiamo in un completo azzeramento delle tariffe o quantomeno una riduzione. Il mercato è comunque teso in questo momento, abbiamo già avuto delle leggere contrazioni di vendite verso gli Stati Uniti, però siamo fiduciosi in un accordo. Gli effetti? Difficile fare un calcolo complessivo adesso, vedremo tra sei mesi».
Che momento sta vivendo il settore vitivinicolo? Cosa si dovrebbe fare nel caso venisse a mancare parte dell’export negli Stati Uniti?
«Abbiamo riscontri importanti nei mercati esteri, dobbiamo consolidare quelli in cui siamo già ben posizionati e cercare sbocchi in quelli emergenti, come l’Est Europa, ma anche il Sud Africa e altri paesi che hanno un’economia in sviluppo. A Vinitaly ho avuto contatti con alcuni importatori dal Mozambico, c’è interesse per i nostri prodotti, c’è fermento. I vini bianchi stanno tenendo molto bene, in questo noi del Nord Est siamo avvantaggiati».
Il Pinot grigio, molto presente sul Collio, può fare da traino al resto della produzione?
«Fa già oggi da traino soprattutto per le varietà tradizionali e nei mercati esteri, a partire dagli Usa. È un bianco molto forte, facilmente riconoscibile. Quello del Collio si contraddistingue per il terroir che lo rende unico».
Il fenomeno Prosecco avrà sempre un posto di grande rilievo per le aziende del Nord Est?
«L’onda lunga continuerà. Il Prosecco è un prodotto che raggiunge una fascia di mercato molto ampia, ha lo sprint giusto, anche grazie al successo dello Spritz aperol, il cocktail prediletto. Però, visti i numeri già importantissimi, il Prosecco dovrà trovare nuove quote, nuovi sbocchi per restare sempre nell’eccellenza».
Cosa pensa dei dealcolati? Futuro o moda?
«Sono una moda passeggera. Ne ho assaggiati alcuni in occasione di Vinitaly. Qualcosa mi è piaciuto, altre cose no. A mio avviso nelle zone prestigiose del vino non ci sarà la corsa a produrli».
E i macerati che hanno fatto la fortuna di alcune aziende del Collio e del Carso?
«Hanno una quota di nicchia, non fanno concorrenza ai bianchi classici. È giusto però che possano fregiarsi dell’etichetta Doc Collio, è corretto dare questa possibilità. E nello stesso tempo evitiamo che il consumatore faccia confusione quando si trova davanti allo scaffale di un’enoteca».
Sulla Ribolla gialla non tutto è stato definito, cosa manca?
«Lavoriamo da anni per il riconoscimento esclusivo della Ribolla gialla, ma la situazione è ancora in alto mare. Dobbiamo tutelare questa varietà che è autoctona, tutelarla al massimo. E dare un valore aggiunto alle produzioni di collina».
Il Collio è famoso nel mondo per i bianchi, ma c’è anche chi fa ottimi rossi. Possono ritagliarsi uno spazio accanto a Barolo, Brunello e Amarone?
«Hanno potenzialità, ci sono consumatori che li richiedono, soprattutto in Italia, ma anche all’estero. Il Merlot in questa zona ha trovato terreno fertile, riusciamo a farlo in maniera eccellente. Ma rimarremo terra di bianchi, dal Tocai, dalla Malvasia e dalla Ribolla gialla non si può prescindere».
Da tre settimane lei è stato eletto al vertice del Consorzio. Cosa si prefigge di fare?
«Innanzitutto vorrei concludere i lavori avviati dal vecchio consiglio. Oltre alla Doc per i macerati, vorremmo regolamentare il vino Collio fatto con le nostre tre varietà tradizionali, Ribolla gialla, Tocai friulano e Malvasia. I tavoli tecnici sono stati avviati, spero che entro la fine dell’anno riusciremo a portare in assemblea il nome identificativo e le regole per il disciplinare. Con le altre Doc i nostri rapporti sono ottimi».
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