Riccardo Illy: «Con i dazi di Trump perderanno tutti, ma l’Italia saprà difendersi»

Per l’imprenditore triestino nell’era dei conflitti la globalizzazione è sospesa. La crisi dell’auto pesa sull’Europa. Elon Musk? «Un genio, ma manca di cultura istituzionale»

Piercarlo Fiumanò
L’imprenditore triestino e presidente del Polo del Gusto Riccardo Illy
L’imprenditore triestino e presidente del Polo del Gusto Riccardo Illy

Un mondo non più globalizzato, diviso fra democrazie e autocrazie, dove i dazi commerciali potrebbero diventare lo strumento della Trumpolitik per ridisegnare i rapporti di forza con Europa e Cina. Riccardo Illy, imprenditore triestino, presidente del Polo del Gusto, già governatore della Regione Friuli Venezia Giulia, analizza qui gli scenari sui mercati.

Riccardo Illy, ma siamo davvero alla fine della globalizzazione?

«Credo più a una sua sospensione temporanea. L'invasione russa dell'Ucraina ha dato il via a una nuova era di conflitti, creando le condizioni per una possibile divisione del mondo in tre blocchi: le democrazie (Nord America, Europa, alcuni Paesi dell'America Latina e dell'Asia), i regimi autocratici (Russia, Cina, Corea del Nord) e i Paesi non allineati, come India e Brasile. In questo contesto, gli scambi commerciali non seguiranno più i tradizionali percorsi tra aree economiche (Europa, Asia e Russia), ma attraverseranno i Paesi intermedi non allineati».

Come userà Trump l’arma dei dazi?

«Come strumento protezionistico per ridurre la competitività di Paesi come l’Italia apprezzati nel mondo per la produzione di beni e prodotti di alta qualità. Nella logica della globalizzazione, ogni Paese eccelle in ciò che è in grado di fare meglio. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno dominato settori come l’elettronica e la digitalizzazione, con il successo mondiale di colossi come Amazon, Apple e Meta. Pensiamo, ad esempio, all’iPhone, progettato da Steve Jobs negli Stati Uniti e prodotto in Cina. Trump punta a smantellare questo equilibrio, mirando a riportare produzioni e fabbriche negli Stati Uniti. Alla fine è un gioco dove tutti perdono».

Con quali conseguenze?

«Negli ultimi decenni, la globalizzazione ha contribuito significativamente a ridurre le disuguaglianze, offrendo nuove opportunità ai Paesi in via di sviluppo. Il numero di persone che vivono in povertà assoluta e soffrono la fame nel mondo è diminuito in modo drastico. Tuttavia, il nuovo presidente Usa sembra intenzionato a minare questo equilibrio globale, perseguendo una politica che mira a porre gli Stati Uniti al di sopra di ogni altra nazione, anche in settori in cui ormai non sono più i leader mondiali».

La partita sull’auto elettrica sta mettendo in crisi le case europee...

«Il settore automobilistico sta attraversando un momento difficile a causa della transizione tra motori termici ed elettrici. Il mercato delle auto elettriche avrebbe dovuto decollare già nel 2025, grazie all'introduzione delle batterie allo stato solido, che avrebbero risolto molte delle problematiche attuali. Purtroppo, le promesse fatte sono state disattese, il che prolungherà ulteriormente la fase di stasi delle vendite, già rallentata dalla complessità del passaggio da una tecnologia all’altra».

La crisi tedesca rischia di trascinare sull’orlo della recessione l’intera Europa?

«Il problema dell'Europa non si limita alla necessità di aumentare gli investimenti in innovazione e tecnologia. La vera preoccupazione è il calo della produzione industriale e il rischio di un progressivo declino dell'Europa rispetto agli Stati Uniti, che negli ultimi anni hanno visto una crescita significativa».

E l’Italia?

«L'Italia ha un ruolo importante da giocare. Come ha recentemente sottolineato l'economista Marco Fortis, le medie e grandi imprese italiane sono addirittura più competitive rispetto a quelle di Francia e Germania, che pur essendo sistemi economici più robusti, non superano sempre l'efficienza del nostro tessuto imprenditoriale. I rapporti di forza tra Europa e Stati Uniti, infatti, non sono scritti nella pietra. Dieci anni fa era la produttività europea a crescere a ritmi impressionanti mentre l'economia americana si trovava in stagnazione».

Dalla fine della globalizzazione all’era Trump cosa dobbiamo aspettarci ?

«L'Istat ha previsto che la popolazione italiana scenderà a circa 30 milioni di persone nei prossimi decenni. Dovremo affrontare una crisi in cui ci saranno sempre meno persone che lavorano per produrre beni e servizi, e allo stesso tempo sarà necessario prendersi cura di una crescente fascia di anziani. Siamo di fronte a una grave sfida demografica e economica che rende necessario trovare soluzioni per aumentare la produttività e la crescita e risolvere la crisi del welfare. L'immigrazione potrebbe essere una soluzione ma nell’epoca dei muri la stiamo gestendo in modo sbagliato».

Cosa pensa di Elon Musk, il numero uno di Tesla e nuovo guru dell’amministrazione Trump?

«Elon Musk è un personaggio geniale e innovativo, capace di rivoluzionare interi settori come quello spaziale e automobilistico. Per esempio, ha reso possibili i razzi riutilizzabili, abbattendo i costi dei lanci spaziali, un'impresa che prima sembrava impensabile. Inoltre, nel settore automobilistico, Musk ha cambiato radicalmente il modo in cui le auto vengono prodotte, sostituendo la tradizionale saldatura con l'uso di megapresse, rendendo la produzione più veloce, economica e di qualità superiore».

Tuttavia?

«Tuttavia, nonostante la sua genialità, Musk ha mostrato una mancanza di cultura istituzionale, specialmente nelle sue dichiarazioni pubbliche. Il suo intervento nelle questioni politiche italiane e la sua critica verso il sistema giudiziario suggeriscono una comprensione limitata dei principi democratici, come l'indipendenza dei poteri e la non ingerenza negli affari interni di altri Paesi». 

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