Riciclo dei metalli, Cometfer investe sugli impianti in Veneto e Friuli
Il Nordest rappresenta almeno il 20% della filiera italiana del rottame ferroso. L’elettrosiderurgia italiana è considerata un modello di riferimento verso gli obiettivi di decarbonizzazione

Il Nordest rappresenta almeno il 20% della filiera italiana del rottame ferroso. In Assofermet Rottami, l’associazione nazionale di imprese che raggruppa circa 300 commercianti italiani di rottami ferrosi, le aziende con sede nelle tre regioni del Triveneto sono 65 e impiegano 1021 dipendenti (su un totale nazionale di 5145) con un fatturato di circa due miliardi di euro (totale nazionale: 10,2 miliardi).
Quella del rottame è una filiera molto importante per la siderurgia italiana, che realizza l’80% della produzione nazionale di acciaio con forni elettrici utilizzando in gran parte rottami ferrosi riciclati anziché minerale ferro. Ben il doppio della media Ue, tant’è che l’elettrosiderurgia italiana è considerata un modello di riferimento per l’industria europea dell’acciaio verso gli obiettivi di decarbonizzazione del prossimo decennio.
Il punto sullo stato di salute della filiera e sulle prospettive del mercato lo fa Oscar Moro, membro del Comitato Tecnico di Assofermet Metalli e rappresentante di Cometfer Spa, azienda veneziana attiva dagli anni ’80 nel riciclo e valorizzazione di rottami ferrosi e non ferrosi.
«Nei settori siderurgico e metallurgico i primi cinque mesi di quest’anno hanno avuto un buon andamento medio», osserva Moro. «Nei primi tre/quattro mesi, l’attività è stata forse migliore delle aspettative, con un’ottima continuità e buoni volumi. Da metà aprile i rumour di una frenata dell’economia hanno trovato concretezza, con un rallentamento negli ordini e una maggiore incertezza sul mercato. Sia i nostri clienti sia i fornitori lamentano una più ridotta visibilità negli ordinativi e un’attesa di riduzione dei prezzi che sta spingendo il rallentamento. L’aumento dei tassi sta cominciando ad ottenere qualche risultato. Le nostre attese sono di un mantenimento di questo trend per alcuni mesi per poi arrivare alla stabilizzazione della situazione in autunno, probabilmente nel mese di ottobre».
L’andamento nel 2023 per Cometfer vede volumi e fatturato in linea con le medie dell’anno precedente, ma con margini decisamente più contenuti: «Con un ciclo economico in rallentamento è più complicato ottenere risultati come quelli dello scorso esercizio». Investimenti sono in corso nelle due sedi in Veneto e in Friuli: in particolare, sottolinea Moro, «un nuovo impianto a San Giorgio di Nogaro nell’area industriale Aussa Corno, che ha una forte vocazione siderurgica vista la presenza di laminatoi ed acciaierie, dove stiamo installando una nuova cesoia da 2400 tonnellate fornita da Danieli, completa di nastro per l’evacuazione del rottame e di adeguato caricatore, e inoltre l’implementazione di un altro impianto di selezione per l’alluminio».
Mentre, per raggiungere la quasi autonomia energetica, Cometfer sta avviando l’implementazione a San Stino di Livenza di un nuovo impianto fotovoltaico da circa 900 kw, in aggiunta a quelli esistenti da circa 200 kw in entrambe le sedi e sta valutando per il prossimo anno le possibilità di un altro impianto a San Giorgio di Nogaro.
In generale, grazie allo sviluppo dell’elettrosiderurgia nazionale, l’Italia a differenza del resto d’Europa è un importatore netto di rottami ferrosi perché la domanda è superiore alla raccolta nazionale. Domanda sinora ampiamente soddisfatta da forniture intra Ue (4,2 milioni di tonnellate nel 2022, dati Federacciai), mentre l’export italiano di rottami è molto ridotto (0,5 milioni di tonnellate nel 2022, dati Assofermet). E per Assofermet Rottami, nei prossimi anni i processi di transizione verso l’elettrosiderurgia porteranno spontaneamente a un aumento della domanda di rottami nel mercato europeo e quindi a una riduzione dell’export verso paesi extra Ue, che attualmente si aggira intorno a 20 milioni di tonnellate all’anno.
Assofermet è quindi assolutamente contraria a misure Ue per la riduzione drastica e veloce delle esportazioni di rottame, che invece sono richieste dalle associazioni dei produttori di acciaio (Eurofer, e Federacciai in Italia). «È anche nostro interesse – spiega Cinzia Vezzosi, vice presidente di Assofermet – che il rottame trovi mercato in Ue, e ciò avverrà via via che la transizione si realizzerà verso il condiviso obiettivo della decarbonizzazione del settore. Se invece nel giro di due anni le nuove normative Ue dovessero rendere difficile l’export, senza aspettare i tempi ovviamente più lunghi dei piani industriali di riconversione verso l'elettrosiderurgia, rimarrebbe un rilevante surplus di offerta di rottame con conseguente calo del prezzo, visto che il rottame è una commodity e reagisce alle relative logiche di mercato. Ciò impatterebbe negativamente sulla capacità di investimento e sulla tenuta economica di questo segmento della filiera, essenziale per l’economia circolare dei metalli, cioè delle aziende che raccolgono, cerniscono, selezionano e processano il materiale riciclandolo, rendendolo così disponibile per nuovi processi industriali».
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