«Riparte l’export a Nordest: Veneto motore della ripresa»
Simonetta Acri presenterà il report Sace all’evento Top-100 “La forza delle donne” il 26 ottobre
Il 2021 si conferma un anno di transizione per l’economia mondiale, che registra un forte rimbalzo di PIL e commercio internazionale, dopo il brusco rallentamento del 2020, trainata dalle campagne di vaccinazione e dall’allentamento delle misure restrittive.
Su questa scia, l’export italiano di beni è atteso chiudere l’anno, secondo le previsioni del Rapporto Export di SACE “Ritorno al futuro” giunto alla sua XV edizione, con una crescita a doppia cifra (+11,3%), un dato estremamente positivo che compensa e supera il terreno perso nel 2020 (-9,7%).
Le vendite di beni Made in Italy raggiungeranno, infatti, quota 482 miliardi di euro nel 2021, per poi continuare ad aumentare del 5,4% nel 2022 e assestarsi su una crescita del 4%, in media, nel biennio successivo. Tale ritmo, superiore di quasi un punto percentuale al tasso medio pre-crisi (+3,1%, in media annua, tra 2012 e 2019), consentirà di raggiungere nel 2024 il valore di 550 miliardi di euro di esportazioni di beni.
Quanto all’export italiano di servizi, maggiormente colpito dalle misure restrittive legate alla pandemia con impatto negativo soprattutto sul turismo, è atteso un recupero solo parziale nel 2021 (+5,1%). La vera e propria ripresa avverrà nel 2022 quando l’export di servizi tornerà ai livelli del 2019, grazie a un incremento del 35,1%.
Sono numeri molto positivi che ancora una volta sottolineano la grande capacità delle aziende italiane – e del Nordest - di reagire alle complessità del mercato cambiando paradigma e confermando la flessibilità di un tessuto produttivo fatto anche di tante piccole eccellenze che dimostrano di saper rispondere alle sfide importanti: trasformazione delle catene del valore, innovazione e digitalizzazione, e naturalmente sostenibilità – declinata non solo come transizione energetica ma anche come ripensamento della filiera sociale e della tutela delle diversità, con ricadute importanti sui modelli di business.
L’export per settori
La ripresa eterogenea sarà evidente anche dal punto di vista dei principali raggruppamenti di industrie ma soprattutto dei settori all’interno di essi. I beni di investimento supereranno i valori del 2019, sulla spinta della meccanica strumentale (+12,4% nel 2021) e degli apparecchi elettrici (+11%), che beneficeranno dei piani di rilancio varati da diversi partner commerciali, e dell’automotive, grazie soprattutto all’impulso green. La ripresa del ciclo degli investimenti globali potrà favorire anche alcuni beni intermedi, specie metalli e gomma e plastica (entrambi lievemente sotto il 15%); continuerà inoltre la crescita della chimica, che aveva già chiuso il 2020 in positivo, trainata soprattutto della farmaceutica. Il recupero dei beni di consumo non sarà, invece, completo. Occorrerà più tempo, infatti, per la ripresa del tessile e abbigliamento, uno dei settori di punta del Made in Italy, mentre le prospettive per i prodotti in legno sono più favorevoli. Si confermerà positiva la performance del raggruppamento agroalimentare (+11%), sostenuto lo scorso anno dai prodotti legati al consumo domestico e quest’anno dalla ripartenza del canale legato all’ospitalità.
L’export per Paesi
Per quanto riguarda le destinazioni del nostro export, in un anno come questo delle Olimpiadi, Sace ha sviluppato nel suo Rapporto Export un medagliere particolare. Le principali destinazioni dell’export italiano sono state suddivise in 4 gruppi, in cui convivono geografie già consolidate e altre tuttora poco presidiate, con l’obiettivo di analizzare la capacità di ripresa delle esportazioni e l’intensità della sua dinamica.Ecco quindi che tra le medaglie d’oro – ossia i Paesi che traineranno la ripartenza – troviamo geografie come Germania e Stati Uniti – tra i nostri principali mercati di destinazione – ma anche Polonia e Russia nell’Europa orientale, diversi paesi dell’Asia pacifico - Cina prima fra tutti, ma anche Corea del sud, Giappone e Vietnam - fino ad arrivare ai paesi del Golfo con gli Emirati Arabi Uniti. Per tutti questi Paesi prevediamo una in rapida ripresa già quest’anno e con una dinamica intensa anche nel prossimo triennio.
Focus sull’export Nordest
Per quanto riguarda invece l’export delle regioni del Nord Est, il Triveneto si conferma strategico dal punto di vista dell’economia nazionale, rappresentando, nel 2020, circa un quinto dell’export totale.
A pesare di più naturalmente il Veneto - terza regione italiana per export con una quota del 13,8% sul totale nazionale. Lo scorso anno le esportazioni venete sono diminuite dell’8,2% rispetto al 2019 e nel primo semestre di quest’anno risultano essere in crescita del 23,8% rispetto allo stesso periodo del 2020. A beneficiare di questa dinamica i primi tre settori di export veneti – meccanica strumentale, tessile e abbigliamento e altra manifattura (che include forniture mediche e dentistiche, mobili, gioielleria e bigiotteria).
Il Friuli-Venezia Giulia è la settima regione italiana per export, con un peso sul totale nazionale del 3,3%. Le vendite oltreconfine della regione hanno chiuso l’anno scorso con una contrazione del 7,9% e mostrano forti segnali di ripresa nei primi sei mesi del 2021 grazie a una crescita del 27,7% rispetto allo stesso periodo del 2020. I prodotti in metallo, la meccanica strumentale e i mezzi di trasporto costituiscono oltre la metà delle esportazioni friulane e nei primi sei mesi dell’anno hanno fatto registrare performance positive.
Infine, il Trentino-Alto Adige, decima regione italiana per export con una quota dell’1,9% sul totale nazionale nel 2020.
Lo scorso anno le esportazioni trentine sono diminuite del 7,9% rispetto al 2019, e recuperano il 27,6% nel 2021. A trainare l’export delle imprese trentine, i settori food&beverage, la meccanica strumentale e i mezzi di trasporto.
Se dal punto di vista settoriale le regioni del Nord Est presentano delle specificità, dal punto di vista dei Paesi di destinazione hanno dinamiche molto simili con Germania, Francia e Stati Uniti che rappresentano i principali mercati di sbocco.
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