Robotica, le imprese Top sono a Nordest
Dalla Emco alla Salvagnini: una decina le imprese nella classifica mondiale

La robotica guarda a Nord Est. Sono infatti parecchie le aziende dell’area che, nel panorama mondiale, si distinguono nel settore, sia come leader produttivi, sia come campioni in nicchie specializzate o in produzioni “custom made” (cioè su misura del committente), sia come export. Lo mette in evidenza una classifica a livello europeo stilata da “DbInformation” con la collaborazione per l’Italia di Tecnologie meccaniche. Dalla Salvagnini di Sarego (Vicenza), quarto produttore italiano di robot, al gruppo Emco di San Quirino (Pordenone), dalla Pama di Rovereto (Trento) al gruppo Parpas di Cadoneghe (Padova), è l’intero Nord Est a dare un contributo significativo al settore che ha piazzato almeno una decina di aziende in questo speciale ranking settoriale. Da notare che robotica e macchine utensili contano circa 350 imprese in Italia e danno lavoro a 33mila addetti.
Commentando i passi avanti fatti dalle aziende del Nord Est nello scenario internazionale del settore, Secondo Rolfo dell’Ircres-Cnr sottolinea come nel 2022 sia «continuata a livello mondiale, seppure a ritmi inferiori, la ripresa partita l’anno precedente dopo la grave crisi determinata dalla pandemia. Il 2022 è stato per l’economia italiana un anno decisamente positivo in particolare per l’industria meccanica, che ha consolidato la sua presenza internazionale. Per i beni di investimento (meccanica, ecc.) in Italia la crescita è oscillata attorno alle due cifre, a seconda dei comparti. Per la meccanica strumentale a valori correnti l’incremento della produzione è stato dell’8,1% rispetto al 2021, mentre l’export è cresciuto del 5%».
Scendendo a esaminare il comparto delle macchine utensili, le imprese italiane hanno beneficiato di un clima estremamente favorevole agli investimenti, sia in Italia sia nel mondo. In particolare «l’operatività della nuova legge Sabatini per finanziare gli acquisti dei robot – spiega Rolfo - e il credito di imposta della serie 4.0 hanno trainato la domanda nazionale (+26%), che ha favorito le consegne dei costruttori italiani (+21,6%). Bene anche l’export di macchine utensili, cresciuto comunque in maniera significativa: +8,5%».
L’andamento degli ordini è stato positivo garantendo con il relativo indice a 120 (base 100=2015) alle imprese italiane una saturazione della capacità produttiva estremamente elevata (86%) e un numero di mesi di produzione garantita mai registrato negli ultimi trent’anni.
«Per il momento le nostre aziende – racconta Barbara Colombo, presidente dell’Ucimu, l’associazione di categoria – sono ancora impegnate nella produzione della coda di commesse raccolte l’anno scorso. I fatturati a fine 2023 saranno quindi buoni. Differenti, se non riusciremo a invertire la rotta già dopo la pausa estiva, saranno invece i primi mesi dell’anno prossimo. Per questo, considerato anche il processo di transizione digitale che l’industria manifatturiera del Paese sta affrontando, chiediamo alle autorità di governo di intervenire al più presto per confermare e potenziare il piano transizione 4.0 che dovrà prevedere, in via strutturale, un sistema modulare di incentivi fiscali in grado da essere tra loro combinati e cumulati e che premino maggiormente chi investe in nuove macchine dove la digitalizzazione è anche abilitatore di sostenibilità».—
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