Romania, ormai alle spalle la prima delocalizzazione. Ora è un partner alla pari

Interscambio a 4,1 miliardi trainanti le province di Treviso e di Vicenza. Fra i gruppi presenti, Zoppas Industries De’ Longhi e Maschio Gaspardo

Federico Piazza

La Romania si conferma primo paese partner commerciale del Veneto nell’Europa sudorientale. Trainanti le province di Treviso e Vicenza, che assieme fanno all’incirca i due terzi sia delle esportazioni sia delle importazioni, secondo il Desk Romania di Confindustria Veneto Est.

L’interscambio regionale con Bucarest nel 2023 ha superato 4,1 miliardi di euro e rappresenta oltre un quinto del totale tra i due paesi, che nel 2023 è stato di 19,8 miliardi.

L’anno scorso l’export veneto in Romania è stato di 2,15 miliardi di euro (-0,7% sul 2022, +14,3% sul 2021, dati Istat elaborati dall’Ufficio Studi di Unioncamere Veneto). Mentre l’import ha sfiorato i 2 miliardi di euro (+3,7% sul 2022, +24,3% sul 2021).

Il 95% dell’interscambio riguarda prodotti manifatturieri. Le voci principali sono macchinari, apparecchi elettrici e non elettrici, articoli in pelle e abbigliamento, metalli. Ma la Romania, il cui Pil (+1,8% nel 2023) sta crescendo più della media Ue, è anche terra di investimenti internazionali. L’Italia nel 2022 era il quarto paese investitore estero con uno stock di 10,1 miliardi di dollari, secondo l’Osservatorio Economico Maeci (nel frattempo però Enel ha ceduto nel 2023 tutte le sue partecipazioni rumene alla greca Ppc per concentrarsi su altri mercati).

Tra i grandi gruppi industriali italiani operanti da anni in Romania ci sono i veneti Acciaierie Beltrame e Maschio Gaspardo, che stanno proseguendo con i piani di ampliamento e ammodernamento dei loro impianti produttivi nel paese, così come De’ Longhi e Zoppas Industries. Ma sono presenti anche tante Pmi venete. La logica degli investimenti diretti oggi è molto cambiata rispetto ai tempi della prima ondata di delocalizzazioni di oltre vent’anni fa, quando era stata coniata la definizione “Timisoara ottava provincia veneta”.

La Romania in particolare è interessante per le aziende della filiera dei piccoli elettrodomestici come le macchine del caffè, sviluppatasi sulla scia di alcune multinazionali di settore tra cui De’ Longhi, e dell’automotive. È il caso per esempio della Pmi vicentina Osma Stampi, comparto materie plastiche, che da dieci anni opera a Cluj-Napoca. «Una scelta che certo non è stata di delocalizzazione, ma di integrazione alle nostre sedi produttive venete per la crescita dell’azienda in diversi mercati esteri», commenta l’amministratore delegato Davide Bisognin.

Inoltre, come evidenzia l’avvocato Giovanni Montanaro dell’ufficio padovano di Roedl & Partner, oggi la Romania è una possibile scelta di internazionalizzazione di prossimità nelle strategie di accorciamento delle catene di fornitura dall’Asia.

Infrastrutture di trasporto, retail, energie rinnovabili, agricoltura e tecnologie agroalimentari sono settori interessanti, anche grazie alla disponibilità entro il 2027 di 80 miliardi di euro tra fondi pubblici di coesione, fondi Ue soprattutto per le Pmi, Pnrr rumeno e altri programmi. Il potenziale del mercato rumeno per le Pmi lo testimonia anche l’avvocato trevigiano Andrea De Polo della rete di consulenti IC&Partners per l’internazionalizzazione delle imprese, che da 25 anni vive e lavora in Romania. «Il paese è in evoluzione sulla spinta dell’integrazione nell’Ue ed è diventato attrattivo anche per piccole e piccolissime imprese attive in comparti produttivi, del commercio, dei servizi, dei trasporti, dell’immobiliare. Punti di forza sono stabilità della moneta Leu, buona dinamica di aumento dei salari e dei consumi, manodopera di qualità a costi ancora interessanti, mercato del lavoro dinamico grazie a un’impronta liberale della legislazione, sviluppo in corso di infrastrutture stradali e ferroviarie, tassazione stabilmente favorevole su redditi e utili d’impresa».

De Polo sottolinea inoltre come in Romania sia aumentato il numero dei “nomadi digitali” operanti nei servizi informatici, anche italiani, che beneficiano del regime forfettario rumeno per le micro imprese con aliquota all’1-3% sul fatturato fino a 500 mila euro.

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