Saipem, nasce il polo da 20 miliardi con radici a Trieste e a Marghera

Annunciato l’accordo con i norvegesi di Subsea7. A Nord Est la fabbricazione e la sperimentazione dei droni subacquei

Giorgio Barbieri
La sede di Saipem in Porto Vecchio a Trieste
La sede di Saipem in Porto Vecchio a Trieste

Il matrimonio transfrontaliero tra Saipem e la norvegese Subsea7, che darà alla luce Saipem7, un colosso europeo da 20 miliardi di ricavi, un portafoglio ordini aggregato di 43 miliardi e un margine operativo lordo di oltre 2 miliardi, riguarda anche il Nord Est dove la società controllata da Eni e da Cassa depositi e prestiti ha due basi, a Trieste e a Marghera.

L’operazione, secondo l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, porterà alla creazione del «market leader globale nel settore Subsea ed E&C Offshore, migliorandone il profilo competitivo grazie a sinergie operative, senza ricadute occupazionali negative, e ne rafforzerà la struttura patrimoniale». Il business di Subsea7 è quello della progettazione e realizzazione di impianti offshore che dovrebbe sposarsi molto bene con quello di Saipem.

La nuova entità si chiamerà Saipem7 e avrà un’organizzazione globale con oltre 45 mila persone, fra cui più di 9 mila ingegneri e project manager. Inoltre, come spiegano le due società, potrà contare su una forte complementarietà in termini di presenza geografica, competenze e capacità, flotte navali e tecnologie. Gli azionisti di Saipem e Subsea7 deterranno in misura paritetica (in rapporto 50-50) il capitale sociale della “combined company”.

Il rapporto di Saipem con il Nord Est è ormai datato: una quindicina d’anni fa l’azienda decise anche di stabilire nel Porto vecchio di Trieste un centro di eccellenza per verificare, provare e controllare le tecnologie destinate al mondo della subacquea, dalla robotica all’automazione, passando attraverso soluzioni digitali.

Qui l’azienda Sonsub, interamente acquisita da Saipem negli anni Novanta, incrocia innovazione tecnologica e industria al servizio delle attività subacquee. La vita aziendale è articolata in tre fasi: Marghera fabbrica (150 addetti), Trieste sperimenta (20 persone), la scozzese Aberdeen (300 dipendenti) commercializza la produzione.

Trieste rientra dunque nella struttura di Sonsub: in tutto circa 500 addetti, dei quali 30 al magazzino 23 del Porto Vecchio. Da alcuni anni la base in Porto vecchio ha accentuato la missione innovativa legata alla sperimentazione dei droni sottomarini.

La macchina ripara tubi presentata nello stabilimento di Marghera
La macchina ripara tubi presentata nello stabilimento di Marghera

L’impiego di questi mezzi può avvenire tra sicurezza e ambiente: monitoraggio delle biodiversità, sorveglianza dei porti e delle infrastrutture critiche associate come rigassificatori e terminali energetici, tutela dei siti archeologici in acque profonde. Fino alla routine di mappatura dei fondali. Con meno rischi per il personale umano e meno costi.

Sull’operazione è intervenuto nelle scorse ore anche il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, sottolineando che «rappresenta un perfetto esempio di come il pubblico può valorizzare operazioni industriali imponenti. Con questa fusione si costruisce un colosso mondiale del settore dell'ingegneria energetica ma con sede in Italia, a Milano». 

 

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