Santa Margherita: il tetto della cantina fa il pieno di energia

VENEZIA. «Il “vino buono” non può che nascere in un ambiente integro, dove la Natura stessa è lasciata libera di operare rispettando le sue leggi, senza forzature. L’attenzione all’ambiente è sempre stato uno dei tratti distintivi per Santa Margherita e continuerà ad esserlo anche in futuro. Le best practice, attentamente studiate e affinate nel corso degli anni, ci hanno permesso di raggiungere la perfetta combinazione tra tradizione e innovazione sostenibile».
Beniamino Garofalo, amministratore delegato di Santa Margherita Gruppo Vinicolo, racconta l’impegno dell’azienda sul fronte dell’eco-sostenibilità. Il gruppo vitivinicolo veneziano ha adottato protocolli in vigna per ridurre l’apporto di prodotti della chimica di sintesi fino ad azzerarli e opera soltanto con energia prodotta da fonti rinnovabili.
L’impianto fotovoltaico di duemila metri quadrati che occupa il tetto della cantina di Fossalta di Portogruaro garantisce infatti una produzione annuale di 360mila kilowatt e un risparmio di ben 190 tonnellate di CO2 nell’atmosfera e 90 tonnellate di olio combustibile non bruciate.

Il programma di “carbon neutrality”, il più vasto mai compiuto da una cantina italiana, attivo da sette anni, azzera l’impronta carbonica di quasi 2 milioni di bottiglie di Pinot Grigio prodotte annualmente. Le bottiglie dei vini arrivano infine dai “cugini” della vetreria Zignago Vetro, di proprietà della stessa holding, a pochi passi dal cuore della vinificazione.
«Uno sguardo attento alla sostenibilità lo ritroviamo poi anche nel packaging», prosegue Garofalo, «da fine 2019 è iniziato un processo di stretto lavoro e collaborazione con i nostri fornitori, affinché tutti i cartoni utilizzati per veicolare i nostri vini nel mondo siano certificati Fsc. Oggi possiamo affermare con soddisfazione che tutti i cartoni contenenti i vini Santa Margherita (più di 1 milione l’anno) sono certificati Fsc».
Intanto il gruppo vitivinicolo ha registrato un fatturato in contrazione rispetto al bilancio-record del 2019 e si attesterà poco al di sopra dei 170 milioni di euro (un calo inferiore rispetto al comparto del vino e del settore Horeca nel mondo).

«Abbiamo dovuto reinventare il rapporto con i winelover sviluppando un approccio direct-to-consumer, dato che il sistema tradizionale di contatto è scomparso, come le fiere e gli eventi», spiega ancora l’ad del gruppo di proprietà della famiglia Marzotto, «nel 2020 abbiamo sostenuto con decisione i nostri partner dell’horeca, con i quali siamo cresciuti in tutti questi anni, e continueremo a farlo: insieme usciremo dalla crisi».
Santa Margherita, così come altri brand del gruppo veneziano, è fortemente proiettata all’internalizzazione. Oltre novanta i mercati nel mondo nei quali si esporta vino e dal 2016 è attiva a Miami una società del gruppo per l’importazione e distribuzione diretta negli Usa.
La percentuale di export sul totale del venduto è di circa il 70% a livello di gruppo. «Un risultato molto importante per noi e non solo: il vino italiano non è scomparso durante la pandemia, è riuscito anzi a difendere le posizioni in molti dei suoi mercati storici e addirittura crescere in quelli emergenti», dichiara Garofalo, «Un esempio ne è la performance del Pinot Grigio Santa Margherita, tra i vini-icona del Made in Italy enologico nel mondo.
Il 2020 ha mostrato un fenomeno “in parallelo” sulle due sponde dell’Atlantico: davanti alle incertezze della pandemia i consumatori hanno fatto riferimento ad alcuni veri e propri “beni-rifugio” anche nel comparto alimentare. Prodotti che trasmettono valori certi, Heritage e garanzia di qualità capaci, in qualche modo, di far sentire bene il consumatore, di rassicurarlo in un momento di grande incertezza.
Il Pinot Grigio Santa Margherita è entrato a pieno titolo in questo cluster, registrando una crescita record dall’inizio della pandemia negli Usa. Anche altri mercati, come l’Australia, sono riusciti a crescere in maniera significativa, nonostante l’Australia sia un grande produttore di vino, Pinot Grigio compreso».
Per il 2021 Santa Margherita vuole confermare il suo status di “cantina dell’anno” (secondo la guida Vini d’Italia del Gambero Rosso) e difendere i posizionamenti di mercato dei suoi vini, come Prosecco e Pinot Grigio. Quest’ultimo, proprio quest’anno, celebrerà il 60° anniversario dal suo debutto. Fu il conte Gaetano Marzotto a intravvedere le qualità del vitigno e a credere nella sua produzione a fine anni 50.
«Il Pinot Grigio “Italian style” è una conquista di Santa Margherita, immaginata, creata, testata nelle nostre cantine», chiude Garofalo, «il percorso che ha compiuto è di una importanza assoluta per tutto il comparto del vino italiano, ma quello che più affascina del Pinot Grigio è che se fino a dieci anni fa era considerato un indiscutibile evergreen, ora potremmo definirlo un Highlander: continua a dimostrare una forza intrinseca straordinaria; porta in sé valori certi e positivi, quello di cui hanno bisogno i winelover». —
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