Siccità, imprese agricole allo stremo: «Servono investimenti in infrastrutture irrigue, altrimenti chiudiamo»

La denuncia degli agricoltori della sinistra Torre, in provincia di Udine, che hanno visto andare in fumo l’80% delle coltivazioni per mancanza d’acqua. Si tratta dell’unica area in Friuli totalmente priva di infrastrutture irrigue a servizio dell’agricoltura

Maura Delle Case

REMANZACCO. Per l’agricoltura quella che si prepara ad andare in archivio è un’estate da dimenticare. E ancor più lo è per le aziende della sinistra Torre, colpite due volte dalla siccità, perché private delle naturali precipitazioni e pure delle infrastrutture che garantiscano l’acqua per irrigare i campi.

Un gap quest’ultimo con il quale le imprese agricole della zona fanno i conti da sempre, ma che con il cambiamento climatico cambiamento climatico torna ad imporsi con severità tanto da spingere un gruppo di imprenditori della zona a riunirsi e fare appello alle istituzioni, dalla Regione al Consorzio di bonifica Pianura friulana, affinché la situazione venga presa rapidamente in considerazione.

L’area della sinistra Torre, fatta eccezione per il riordino fondiario di Orzano-Premiariacco, non beneficia infatti di alcuna infrastruttura per l’irrigazione. Gli imprenditori agricoli, Igor Saccavini a nome degli agricoltori di Remanzacco e Nadia Di Giorgio per quelli di Orzano, invocano tra gli altri misure urgenti. “Senz’acqua – denunciano - ne va della stessa sopravvivenza delle imprese in quest’area del Friuli che durante l’estate ha visto andare in fumo l’80% delle coltivazioni”.

Una situazione, quella della carenza d’acqua in zona, nota agli organi competenti anche grazie alle missive che gli imprenditori hanno scritto di proprio pugno durante l’estate lamentando la situazione, in particolare la riduzione delle ore di irrigazione nell’area del riordino, passate da 4 ore a 2 dal 1° giugno, vale a dire dall’inizio della stagione irrigua e senza il preavviso che avrebbe consentito alle imprese di effettuare scelte diverse in campagna. “Un preavviso – dicono ancora gli agricoltori – che sarebbe stato possibile considerati i controlli ai livelli della falda auspicabilmente realizzati dal consorzio durante i mesi internali e primaverili e che ci avrebbe permesso di seminare colture meno bisognose d’acqua, anziché investire per poi trovarci in questa situazione”.

Non diversa nell’area fuori dal riordino, dove le imprese sono letteralmente rimaste a secco dopo che alla mancanza di precipitazioni si è aggiunta la chiusura della roggia di Cividina, anche questa realizzata senza preavviso all’inizio del mese di luglio, a cultura seminate.

“Ora la domanda è: cosa faccio da settembre? Mi fermo? Continuo?” rilancia Di Giorgio che paga alla congiuntura economica un prezzo altissimo, considerato che la mancanza d’acqua incide sulla capacità di coltivare il necessario ad alimentare i suini del suo allevamento, dopo aver investito cifre importanti, anche sui fertilizzanti i cui prezzi com’è noto sono andati alle stelle come del resto quelli dei mangimi.

“La sinistra torre è l’unica area della provincia di Udine priva dell’infrastruttura irrigua – rilancia Saccavini -, parliamo di un’area estesa e rilevante nell’agricoltura regionale, che va da Povoletto a Palmanova passando per Remanzacco, Moimacco, Cividale e Manzano. Agricoltura senz’acqua non si può fare, chiediamo quindi che si metta a punto un programma d’interventi per quest’area e che si reperiscano in tempi ragionevoli le risorse necessarie a realizzarlo. Viceversa per il nostro settore non c’è futuro: l’agricoltura senz’acqua non si può fare”.

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