Società cinesi rilevano un’azienda pordenonese che produce droni militari. La Guardia di Finanza: dietro c’è il governo di Pechino

Indagine delle Fiamme Gialle  su un’impresa pordenonese che opera nel settore dei materiali di armamento, rilevata da una società con sede a Hong Kong riconducibile a due importanti società di proprietà governativa della Repubblica Popolare Cinese. Agrusti (Confindustria Alto Adriatico: «Inquietudine e preoccupazione per il passaggio in mani cinesi di strumenti di forte significato militare e strategico»

epa07759001 The Civil Guard shows a drone in Santa Cruz de Tenerife, Canary Islands, Spain, 06 August 2019, during the presentation of the new system to fine traffic offenders. The Canary Islands will be the first Spanish region to incorporate drones into regulating traffic. Traffic offenders will find it more difficult to avoid fines as drones will be in charge of showing agents the drivers' behavior on the road. EPA/CRISTOBAL GARCIA
epa07759001 The Civil Guard shows a drone in Santa Cruz de Tenerife, Canary Islands, Spain, 06 August 2019, during the presentation of the new system to fine traffic offenders. The Canary Islands will be the first Spanish region to incorporate drones into regulating traffic. Traffic offenders will find it more difficult to avoid fines as drones will be in charge of showing agents the drivers' behavior on the road. EPA/CRISTOBAL GARCIA

PORDENONE. Un’inchiesta nata quasi per caso, da una serie di accertamenti sull’aviosuperficie utilizzata anche da un azienda industriale pordenonese operante nella progettazione e produzione di sistemi Uav (Unmanned Aerial Vehicle)  di tipo militare e certificati per questo genere di impiego.

Si tratta di sistemi oggetto di forniture, attraverso contratti con il ministero della Difesa, anche alle Forze armate italiane, e di un rapporto di partneship per attività di ricerca sviluppo tecnologico con un’importante azienda a partecipazione pubblica. Da qui la registrazione dell’azienda nel registro nazionale delle imprese operanti nel settore dei materiali di armamento.

Nell’ambito di questi accertamenti è emerso che nel 2018 l’azienda era stata acquistata, per il 75% del capitale sociale, da una società estera con sede a Hong Kong. 

L’investimento era stato molto superiore al valore nominale delle quote: 3,99 milioni di euro contro 45 mila euro.

Guardia di Finanza
Guardia di Finanza

La Guardia di finanza ha accertato che la società estera acquirente, la Mars information technology limited, era stata costituita ad hoc prima dell’operazione e risulta priva di risorse finanziarie, nonostante l’acquisizione e i successivi aumenti di capitale avessero richiesto investimenti per oltre 5 milioni di euro.

L’indagine delle Fiamme gialle ha portato all’individuazione dei soggetti che si celavano dietro la società di Hong Kong, ovvero due importanti società di proprietà governativa della Repubblica Popolare Cinese.

Di queste operazioni non era stata data comunicazione nè al ministero della Difesa nè alla Presidenza del Consiglio dei ministri, come previsto dalla Golden Power.

Secondo gli inquirenti il controllo della società italiana non aveva scopo di investimento, ma l’acquisizione del know-how tecnologico e produttivo, anche militare, come proverebbe il progetto di delocalizzazione produttiva in Cina, nel polo tecnologico di Wuxi, città laboratorio dell’intelligenza artificiale cinese a 150 km da Shanghai.

Nell’ambito dell’inchiesta sono state denunciate 6 persone per viiolazione alla legge sui materiali di armamento, e per la violazione alla Golden Power, la normativa che tutela le aziende strategiche.

Segnalata anche l’esportazione temporanea in Cina di uno Uav militare, dichiarato alla dogana come “modello di aeroplano radiocomandato”, anzichè come sistema Uav o drone.

Il presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti: «Il fatto che strumenti di forte significato militare e strategico, forniti alle Forze Armate italiane, siano passati di mano ai cinesi, attraverso anche l’acquisizione del loro know-how, genera inquietudine e preoccupazione. Ricordiamo che apparecchiature di questo tipo sono state recentemente impiegate durante la missione NATO in Afghanistan e che oggi, una potenza straniera, potenzialmente antagonista, ne ha la proprietà. Ciò induce a pensare che caratteristiche e punti di debolezza degli stessi siano in mani non sicure. Resta la preoccupazione per la sorte dell’azienda in questione, ma confidiamo che, con l’aiuto del governo – ha concluso Agrusti – essa possa ritornare in mani italiane

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