Federico de’ Stefani: «Messico strategico, è la porta del Nord America»
L’amministratore delegato della padovana Sit: «La manifattura americana, oggi, non è pronta a sostenere un reshoring massiccio: mancano filiera e competenze che non si creano dall’oggi al domani

«Il Messico è la porta d’accesso per il nord America». Ne è convinto Federico de’ Stefani, amministratore delegato della padovana Sit, azienda specializzata nel creare soluzioni per l’efficienza e il risparmio energetico.
Il Nord America rappresenta il 23% del vostro fatturato. Quali sono le vostre previsioni dopo gli annunci sui dazi?
«È importante separare il breve dal lungo termine, essere reattivi ma senza perdere di vista la bussola strategica. Il nostro stabilimento in Messico ci consente flessibilità, ma la manifattura americana, oggi, non è pronta a sostenere un reshoring massiccio: mancano filiera e competenze che non si creano dall’oggi al domani. E oggi quelle competenze sono in Messico».
Che ruolo può avere il Messico in questa fase?
«È una delle economie più dinamiche. Ha basato gran parte del suo sviluppo industriale sul basso costo del lavoro, il sistema delle maquiladoras, e questa scelta, se da un lato ha dato vantaggi immediati, dall’altro è oggi un limite. Non ha fatto un’evoluzione come la Cina, che ha saputo trasformarsi in un polo di attrazione tecnologico e industriale. Tuttavia, il Messico resta un hub produttivo strategico per tutto il Nord America: dal nostro impianto messicano il 60% della produzione va negli Usa, il 40% si divide tra Canada, Messico e Sud America. E il suo mercato interno è per noi sempre più rilevante».
Quali altri mercati potrebbero crescere?
«Oltre agli Usa, vediamo opportunità in Europa. Se il mercato americano dovesse complicarsi, come l’acqua e il capitale, il commercio tenderà a spostarsi dove trova meno ostacoli. L’Europa può beneficiare di questo spostamento, a patto di cogliere l’occasione per rafforzare l’attrattività verso talenti e investimenti. A livello geopolitico, se gli Stati Uniti tagliano fondi alle università e alla ricerca — come sta accadendo — l’Europa può posizionarsi come alternativa credibile per accogliere giovani, scienziati, imprenditori».
Come si è aperto il 2025 per Sit?
«Ci sono segnali positivi. Dopo anni di incertezza normativa — soprattutto in Europa nel settore del riscaldamento — finalmente alcuni mercati stanno riaprendo. L’incertezza su quale tecnologia scegliere (pompa di calore, caldaia, ibrido) ha frenato le vendite. Stiamo puntando sulla transizione energetica. Già da qualche anno abbiamo diversificato il business investendo in tecnologie green realizzando — da poco — contatori smart per gas e acqua».
Contatori dell’acqua?
«È stata una scelta coerente con la nostra visione. L’acqua sarà una delle grandi sfide del futuro. I contatori intelligenti per l’acqua sono un esempio concreto di tecnologia utile per la sostenibilità. La settimana scorsa, a Lisbona, abbiamo presentato il nostro nuovo prodotto a clienti da tutto il mondo: contatori smart connessi, efficienti, capaci di contribuire alla gestione più consapevole delle risorse idriche. Accanto a questo, continueremo a investire in tecnologie legate all’idrogeno e alla digitalizzazione dell’energia».
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